Sant’Angelo dei Lombardi, nel cuore dell’apocalisse

Sant’Angelo dei Lombardi, nel cuore dell’apocalisse

24 Novembre 2020 0 Di Alessandro Mazzaro
Sant’Angelo dei Lombardi, in provincia di Avellino, fu distrutta al 95% dal terremoto del 1980. 368 morti e un tessuto sociale completamente dilaniato. In quella maledetta notte morì il sindaco 32enne, l’ospedale di nuova costruzione si sbriciolò a valle e chi era sopravvissuto era lì, incapace di comprendere, di farsi forza per riprendere a vivere. Non come prima, mai più come prima.
STEFANO SBRANA, VOLONTARIO DI PISA. «All’epoca io ero un soccorritore volontario sulle autoambulanze della Pubblica Assistenza di Pisa. Ci rendemmo conto presto della situazione e il lunedì pomeriggio partimmo alla volta di Grottaminarda. Prima di partire ‘svaligiammo’ letteralmente un supermercato. Ce lo facemmo aprire e lì prendemmo ogni genere di cose. Siamo stati per circa una settimana a scavare come dannati nella melma e nella neve. Poi da lì ci siamo spostati e siamo andati a Sant’Angelo dei Lombardi, dove abbiamo trovato una scuola media che aveva retto al sisma e con la collaborazione di tanti altri volontari abbiamo istituito una mensa con le cucine da campo militari per i senzatetto. Davamo da mangiare qualcosa di caldo a 300-400 persone circa. La mia triste esperienza finì dopo 25 giorni. 25 giorni con solo una maglietta e un paio di mutande di ricambio, la doccia era un sogno, ci si lavava come meglio si poteva».
La voce di Stefano si fa più triste quando racconta la volta in cui dovettero alzare il tetto di quello che era il circolo degli anziani, ormai crollato, del paese: «Alzammo il tetto e trovammo quattro persone con le carte in mano intorno ad un tavolo, erano morti così».
UN ANEDDOTO. Stefano, quando gli chiediamo quali cose negative gli sono rimaste in mente di quei giorni, ci racconta un aneddoto molto significativo: «Mentre scavavamo c’era una persona vestita bene che andava in giro insieme al maresciallo dei Carabinieri. Questa persona era il proprietario di un’abitazione con un parco intorno ed era l’unica ad aver resistito alle scosse. Si vede chiaramente che era una persona del posto che contava. Successo che io incontrai un mio amico di Pisa, camionista, con il suo camion carico di quattro roulottes della Elnagh nuove, e mi raccontò che girava da un bel po’ di tempo e che lo mandavano da un posto all’altro per scaricarle, si era stufato e le stava scaricando in mezzo alla strada. Qualche ora dopo – prosegue Stefano – notai che queste roulottes erano nel parco della casa di quel tipo e da lì ogni camion che portava giù roulottes le scaricava lì. Non ho sentito voce o non mi ricordo se venivano date in affitto, non voglio offendere nessuno, però a casa mia 2+2 fa 4».
(3-continua)
di Alessandro Mazzaro