Revenge Porn e Deepnude: il lato oscuro di internet

Revenge Porn e Deepnude: il lato oscuro di internet

24 Novembre 2020 0 Di Alessandro Mazzaro

Nuovi modi di violare la privacy e la dignità delle donne

Un adolescente su quattro, almeno una volta nella vita, ha scambiato immagini intime con un partner. Tra questi, uno su 7 è stato vittima di diffusione non autorizzata. Si parla in quest’ultimo caso di Revenge Porn che letteralmente significa “vendetta pornografica” e consiste nella pubblicazione e condivisione di foto o video a carattere sessuale senza il consenso della persona raffigurata o nella minaccia di tale pubblicazione a scopo di estorsione.

Solitamente la pubblicazione sui social o la diffusione tramite telefono ed email di questi contenuti sessuali viene attuata da ex partner, prevalentemente di sesso maschile, per vendicarsi della fine di una relazione. Lo scopo è quello di distruggere la reputazione della vittima andando ad intaccare la sfera familiare, amicale e lavorativa.

Quali sono le conseguenze psicologiche?

Essere vittime di revenge porn ha forti implicazioni sul piano psicologico in quanto viene colpita sia la sfera intima sial’immagine pubblica.

La vittima è sottoposta ad un forte stress cronico che determina la comparsa di sintomi fisici, fisiologici ed emotivi come perdita di appetito, difficoltà a dormire, mal di testa.  Viene sopraffatta da ansia e paura, si sente violata nella sua intimità e umiliata. In molti casi la depressione e la disperazione nel non vedere una via di uscita possono portare all’atto estremo di togliersi la vita.

Nella maggior parte dei casi la reazione più frequente è il silenzio, in una ricerca dello scorso anno di skuola.net su 6500 giovani, il 53% ha fatto finta di niente, il 31% non ha detto nulla per non essere giudicato. Sono soprattutto le ragazze ad aver paura del giudizio rispetto ai ragazzi. Non manca chi, pur non subendo la condivisione del proprio materiale intimo, ne è stato minacciato: qui la percentuale è del 12%. In questo caso è determinante la motivazione del ricatto (44%) e della vendetta (18%). 

Nuove frontiere dell’abuso: deepnude

Un nuovo attacco al pudore, alla privacy e alla dignità delle donne viene dal web con un App che è in grado di “spogliare” le donne. Nessuna donna è fuori pericolo perché prendendo le foto che vengono postate sui social questa applicazione, attraverso un particolare algoritmo, è in grado di modificare in modo preciso la foto denudando le ignare protagoniste. L’attenzione a questo nuovo fenomeno è stata posta già a giugno 2019 e l’App è stata eliminata dagli store ma è ancora rintracciabile in qualche forum e ne sono nate altre simili. Di fatto anche in questo caso si potrebbe parlare di revenge porn, con la differenza, però, che le foto non rappresentano realmente la nudità del soggetto rappresentato di conseguenza non può essere punito come tale.

Quali soluzioni?

In Italia il revenge porn è reato dal 2019. Esso è punito dall’articolo 612 ter del Codice penale “diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti senza il consenso delle persone rappresentate” con la reclusione da 1 a 6 anni e con una multa che va dai 5mila ai 15mila euro. Nel caso in cui il reato sia commesso da un ex è inoltre previsto un aumento della pena. Il nostro ordinamento, inoltre, non punisce solo chi diffonde per primo il materiale ma anche chi lo inoltra e condivide.

È importante sporgere al più presto querela nel caso in cui ci si renda conto di essere vittima di revenge porn sia perché si hanno solo 6 mesi di tempo per denunciare l’accaduto dalla scoperta del fatto sia perché il tempo è importante per contrastare la circolazione virale del materiale. 

Le vittime, inoltre, possono richiedere la rimozione del materiale presente online. È importante, però, oltre alla tutela legale, rivolgersi ad uno psicologo per avere un supporto finalizzato alla rielaborazione degli eventi.

Altrettanto fondamentale è prevenire il fenomeno promuovendo un’educazione all’intimità e al digitale che non vuol dire necessariamente non mostrarsi agli altri, in particolar modo durante la quarantena o il lockdown dove sono impediti gli incontri tra partner, ma farlo in modo più sicuro ad esempio con cartelle criptate e non con lo smartphone. È importante conoscere gli strumenti che si utilizzano perché spesso tra le impostazioni delle App ci sono opzioni che consentono di bloccare la condivisione di certi contenuti. Inoltre, cosa indispensabile, è capire che dall’altra parte dello schermo ci sono persone, che provano emozioni e sentimenti e il nostro modo di fare può fortemente influire su essi.

 

di Maria Marino e Patrizia Morretta