Violenza domestica: quelle donne dimenticate dal lockdown
4 Maggio 2020“Io resto a casa”: è questo il motto che ci sta accompagnando nelle ultime settimane di emergenza sanitaria Covid-19.
Non per tutti, però, la casa rappresenta un posto accogliente e sicuro. Per molte donne, infatti, è proprio qui che si nasconde un mostro ben più visibile del virus e identificabile nelle figure di partner e familiari violenti.
I dati del Rapporto Eures 2019 su “femminicidio e violenza di genere” mostrano come in Italia, ogni 3 giorni circa, una donna venga uccisa dal proprio marito, convivente, fidanzato attuale, ex fidanzato o altro membro della famiglia.
PERCHÉ SI PARLA DI FEMMINICIDIO?
Il termine è stato coniato per descrivere “l’omicidio di una donna in quanto donna”. L’utilizzo di una terminologia specifica è importante in quanto consente di far acquisire consapevolezza circa una problematica spesso sottovalutata che nasconde comportamenti misogini. Nella maggior parte dei casi il femminicidio è solo l’ultimo atto di una serie di prepotenze che si possono manifestare sotto forma di violenza fisica, verbale, psicologica, economica e stalking.
Il crimine ha generalmente un’evoluzione iniziale, con la quale la donna entra in un vortice di accettazione quasi inconsapevole di violenza e maltrattamenti.
I DATI SULLA VIOLENZA DOMESTICA
Il report dell’ISTAT sui ruoli di genere, pubblicato nel 2019, mostra come il 7,4% delle persone ritiene accettabile sempre o in alcune circostanze che «un ragazzo schiaffeggi la sua fidanzata perché ha flirtato con un altro», il 6,2% che in una coppia «ci scappi uno schiaffo ogni tanto» e rispetto al controllo che investe maggiormente il piano psicologico,il 17,7% delle persone ritiene accettabile sempre o in alcune circostanze, che un uomo controlli abitualmente il cellulare e/o l’attività sui social network della propria moglie/compagna. I livelli più alti di tolleranza alla violenza si registrano al Sud Italia con la percentuale più alta in Abruzzo (38,1%) e in Campania (35%).
Sempre la Campania, riprendendo il Rapporto Eures, è la seconda Regione, dopo la Lombardia con il più alto numero di vittime di femminicidio. Il principale movente appare essere quello della gelosia e del possesso, riscontrato nel 32,8% dei casi.
Una vera e propria mattanza di donne che può essere combattuta chiedendo aiuto agli operatori dei centri antiviolenza presenti sui territori regionali o contattando il“numero nazionale antiviolenza e stalking” e l’App 1522.
Sebbene secondo i dati del Telefono Rosa, nelle sole prime due settimane di marzo, le chiamate siano diminuite del 55%, a prova del fatto che convivere intere giornate con una persona violenta rende più difficile chiedere aiuto, negli ultimi giorni sembra vi sia un incremento delle richieste di aiuto.
Questo è molto importante poiché chiedere aiuto è il primo passo per contrastare una piaga del nostro tempo che vede le donne subire un doppio sopruso: vittime di un uomo che dice di amarla e vittime delle loro stesse paure.