Spopolamento: il nemico silenzioso delle aree interne

Spopolamento: il nemico silenzioso delle aree interne

11 Novembre 2019 0 Di admin

Ora basta! Se ne discute da tempo, troppo; la questione è stata quasi da tutti sottovalutata sino a raggiungere oggi preoccupanti segnali di irreversibilità.
Mi pongo l’ambizioso obiettivo di tentare di affrontare, in breve, il problema dello spopolamento delle aree interne che, secondo alcuni rapporti Svimez e di altre associazioni, porterà nei prossimi tre decenni, la “scomparsa” sul territorio meridionale, soprattutto nelle aree interne, di 1/4 della popolazione attuale.

UN FENOMENO INARRESTABILE?

Si parla di cinque milioni di persone in meno, da qui al 2050. Il fenomeno, dilagando sino ad oggi in maniera feroce ed inarrestabile, ha causato un terrorizzante, costante e progressivo decremento della popolazione, in diverse aree del mezzogiorno. Tra i pochissimi che, nei decenni scorsi, si accorsero che l’Italia correva il rischio di desertificarsi in alcune zone fu il già Presidente del Consiglio Ciriaco De Mita, il quale, pose la questione politica e, ancora oggi, in qualità di sindaco di Nusco, si batte (almeno nei territori dell’ alta Irpinia) per arginare e mitigare i danni che i paesi e le popolazioni subiscono a causa della sopracitata criticità.
Svariate le cause, certamente il fattore più incisivo è stato quello economico che ha visto generazioni di famiglie abbandonare campi e luoghi natii, per rincorrere una stabilità lavorativa in zone più industrializzate che si sono arricchite di nuovi abitanti, causando, inevitabilmente, un’ emorragia di popolazione da un luogo ad un altro. C’è da dire che il fattore economico ha un complice di matrice culturale; a mio avviso, le nuove generazioni credono che le zone interne, i piccoli centri , siano zone prive di qualsiasi opportunità di sviluppo e di crescita, preferendo così cedere alle lusinghe dei grandi centri cittadini o della vita “smart”, veloce e concentrata. I ragazzi, purtroppo, non sbagliano ad avere una visione così pessimista della situazione, almeno fin quando non si capirà che la vera questione politica è lo sviluppo del mezzogiorno, la salvaguardia di luoghi, culture e tradizioni nonché la messa in atto di azioni volte a contrastare concretamente il deleterio fenomeno che, altrimenti, vedrà sempre di più la comparsa di paesi fantasma, economie distrutte e patrimoni storico-culturali dilapidati da un meschino interesse dell’oggi e una miope visione politica del domani.

LE SOLUZIONI

Di soluzioni da proporre ce ne sono tante, ma il tema impone una riflessione trasversale e comprensiva della attiva partecipazione di Enti ed Istituzioni, la politica ha il dovere di agire prima di oltrepassare un punto di non ritorno.

Non è pensabile che nel 2019, per raggiungere luoghi distanti poche decine di km ci si debba impiegare ore, dove se vi è una criticità su di un asse viario, l’ unica soluzione è chiudere la strada per mesi se non anni isolando di fatto borghi e comunità. E’ vergognoso pensare che mezzi pubblici, su gomma e su ferro, spesso sono chimere e i pendolari sono costretti a viaggiare su mezzi non in linea con il progresso di altre zone d’ Italia. Avere guardie mediche chiuse, uffici postali e scuole dislocate, piccoli ospedali distanti da alcuni paesi centinaia di chilometri offende la civiltà di un Paese europeo come dovrebbe essere il nostro, interamente, da Nord a Sud.
Urge la piena attuazione del piano Sud ed Aree interne, prevedendo situazioni economiche di favore a chi vuol contribuire alla rinascita di luoghi storici, ricchi di arte e cultura; si devono rivedere i servizi assistenziali e sanitari, i canali di trasporto e la promozione turistica. Serve farlo subito.

Bisogna sostenere concretamente quei sindaci che, come avrete di certo sentito, pur di mantenere vivi i loro paesi, vendono abitazioni ad 1 euro o addirittura pagano coloro i quali sono disposti a trasferirsi in luoghi belli, ma dimenticati. Certamente le visioni politiche di ciascuno di noi possono essere differenti, così come le idee, il fine, però, deve essere comune e sentito da tutti, bisogna disegnare un futuro nuovo, diverso per i nostri territori. Pertanto è auspicabile minor burocrazia e la realizzazione di un grande progetto sinergico tra Comuni, Regioni, Stato e Unione Europea, che veda finalmente tutelata la storia di magnifici luoghi, la storia delle civiltà del Sud, la “nostra storia”.

di Manuel Gatto