Dazi Usa, stangata sul Mezzogiorno: a rischio export e lavoro

Dazi Usa, stangata sul Mezzogiorno: a rischio export e lavoro

12 Marzo 2025 0 Di Alessandro Mazzaro

L’introduzione di dazi del 25% sulle importazioni dall’Unione Europea, decisa dall’amministrazione Trump e in vigore dal 12 marzo 2025, rischia di avere un impatto devastante sul Mezzogiorno, che potrebbe subire una contrazione dell’export superiore alla media nazionale. Secondo le stime, le esportazioni meridionali verso gli USA potrebbero diminuire del 9,3%, contro l’8,6% del resto d’Italia, con una perdita di circa 800 milioni di euro.

Mezzogiorno, il settore agroalimentare in ginocchio
L’export agroalimentare meridionale è tra i più colpiti, con un danno che si prevede pesante per olio d’oliva, pasta e formaggi. Le regioni del Sud, che contribuiscono per il 22,6% alle esportazioni italiane di prodotti agroalimentari verso gli USA, rischiano una battuta d’arresto che potrebbe penalizzare l’intero comparto.

Particolarmente grave l’impatto sul settore vinicolo, dove il Sud Italia gioca un ruolo fondamentale. Le perdite potrebbero aggirarsi intorno ai 472 milioni di euro, con un calo dell’export verso gli USA pari al 25%. L’effetto complessivo sul settore potrebbe raggiungere il miliardo di euro, tra vendite perse e danni indiretti alla filiera.

Automotive e farmaceutica in crisi
Il Mezzogiorno rappresenta il 28,4% delle esportazioni italiane di automotive verso gli Stati Uniti, un comparto già in difficoltà che ora rischia di subire un ulteriore colpo. Stesso discorso per il settore farmaceutico, con una quota dell’11,2% dell’export nazionale diretta agli USA.

Un altro settore strategico per il Sud è quello energetico: il 64% delle esportazioni italiane di prodotti energetici verso gli Stati Uniti proviene da regioni meridionali, mettendo a rischio un comparto cruciale per l’economia locale.

Rischio occupazionale: 7.300 posti a rischio nel Sud
L’impatto dei dazi non si fermerà all’export, ma colpirà anche il lavoro. Le stime indicano che in Italia potrebbero andare persi circa 53.600 posti di lavoro, di cui 7.300 nel Mezzogiorno e 46.300 nel Centro-Nord.

Le regioni più esposte sono quelle con un’economia fortemente legata all’export, come Campania, Puglia e Sicilia, che dipendono in larga parte dal commercio con gli Stati Uniti per i settori agroalimentare, industriale e farmaceutico. Confagricoltura Campania parla di “un colpo durissimo alle nostre esportazioni, che potrebbe mettere in ginocchio intere filiere produttive”. Preoccupazioni simili emergono dal settore vitivinicolo pugliese e siciliano, che dipende in larga parte dalle esportazioni verso gli Stati Uniti. A livello istituzionale, il Ministro per il Sud ha definito i dazi “una minaccia concreta per l’economia meridionale”, mentre Confindustria chiede un intervento deciso dell’UE per contrastare la politica commerciale americana.

Uno scenario incerto
L’Unione Europea ha annunciato misure di ritorsione per 26 miliardi di euro, che entreranno in vigore dal 1° aprile 2025 e colpiranno le esportazioni americane. Ma nel Mezzogiorno cresce il timore di un braccio di ferro prolungato tra UE e USA, che potrebbe peggiorare la situazione e danneggiare ulteriormente le imprese italiane.

Senza un accordo rapido, il Sud rischia di pagare il prezzo più alto della guerra commerciale tra Europa e Stati Uniti, con effetti devastanti sull’export, sull’occupazione e sull’intera economia meridionale.