Migranti, il report “Centri d’Italia”: l’accoglienza tra criticità e differenze Nord-Sud

Migranti, il report “Centri d’Italia”: l’accoglienza tra criticità e differenze Nord-Sud

11 Marzo 2025 0 Di Alessandro Mazzaro

Il sistema di accoglienza in Italia ha registrato una serie di cambiamenti nel biennio 2023-2024, con un aumento della capienza dei grandi centri, una riduzione dei servizi nei CAS (Centri di Accoglienza Straordinaria) e una gestione non sempre trasparente. Il Mezzogiorno continua a essere il territorio con il maggior numero di posti nel SAI (Sistema di Accoglienza e Integrazione), mentre al Nord si registra una maggiore frammentazione dell’accoglienza diffusa.

I dati del report “Centri d’Italia”, realizzato da Openpolis e Action Aid, confermano che i CAS restano il pilastro principale dell’accoglienza italiana, rappresentando il 73,22% delle presenze totali nel sistema a fine 2023, contro il 22,64% del SAI. Il numero dei posti nei CAS ha raggiunto 97.718 unità, mentre il SAI conta 40.311 posti, di cui 37.947 effettivamente disponibili.

L’accoglienza nel Mezzogiorno
Nel Sud Italia, la situazione è caratterizzata da una maggiore adesione al modello SAI, che offre percorsi di integrazione più strutturati. Su un totale di 49.587 posti disponibili, il 43,4% si trova nei progetti del SAI, mentre il 49,1% è destinato ai CAS. Tuttavia, nel Mezzogiorno i CAS hanno una dimensione media più elevata rispetto al resto d’Italia: in regioni come la Campania, la Sicilia e il Molise, la capienza media di un centro straordinario supera i 40 posti, mentre al Nord si attesta tra i 10 e i 15 posti per struttura.

Le regioni meridionali ospitano anche la maggior parte dei centri di prima accoglienza (Cpa e Hotspot), vista la loro posizione geografica strategica per gli sbarchi. Questo ha portato, soprattutto nei momenti di maggior afflusso, a situazioni di sovraffollamento, che hanno reso più complessa la gestione dell’accoglienza.

Nord e Sud, un sistema frammentato
Mentre il Mezzogiorno concentra un’alta percentuale di posti nel SAI, nel Nord Italia il sistema è più frammentato e caratterizzato da una maggiore diffusione territoriale. Al Nord-ovest, ad esempio, solo il 19,8% dei posti è nel SAI, mentre il Centro si attesta al 23,2% e il Nord-est al 17,3%. Questo si traduce in un’accoglienza meno strutturata e più basata su centri straordinari di piccole dimensioni, con un impatto diverso sulle politiche di integrazione.

Alcune regioni del Nord, come la Lombardia, hanno anche registrato un aumento dei minori stranieri non accompagnati (Msna) inseriti nei CAS per adulti, una pratica criticata dagli esperti del settore per le difficoltà che comporta nell’assistenza e nell’integrazione. Alla fine del 2023, i Msna presenti nel sistema di accoglienza erano 5.034 nel SAI e 1.773 nei CAS.

La tendenza ai grandi centri e il calo dei servizi
Un’altra criticità evidenziata negli ultimi anni riguarda la crescita della capienza dei grandi centri di accoglienza. Tra il 2022 e il 2023, la capacità dei centri con più di 300 posti è aumentata del 360%, mentre è diminuita l’attivazione di strutture di accoglienza diffusa.

Contestualmente, il nuovo capitolato per i centri prefettizi, in vigore dal 2024, ha portato a una riduzione significativa dei servizi, con un taglio su assistenza legale, psicologica e corsi di lingua italiana. Pur con un aumento dei costi complessivi per ospite, la spesa si è concentrata sulla gestione logistica, riducendo il personale specializzato e le attività di supporto.

Mancanza di trasparenza e nuovi centri temporanei
Un ulteriore problema, si sottolinea nel report, è rappresentato dalla scarsa trasparenza nella gestione dei dati sull’accoglienza. Nonostante le sentenze del TAR e del Consiglio di Stato abbiano stabilito il diritto all’accesso, molte informazioni restano difficili da ottenere. Nel 2023 è stata introdotta una nuova tipologia di centri, i centri di accoglienza temporanei, caratterizzati dalla totale assenza di servizi. Tuttavia, non esistono dati chiari sulla loro distribuzione territoriale e sulle condizioni interne.

Conclusioni
Il sistema di accoglienza in Italia evidenzia una dicotomia tra Nord e Sud, con modelli gestionali differenti che riflettono non solo la distribuzione geografica, ma anche le strategie politiche e amministrative. Il Mezzogiorno, pur con criticità legate alla concentrazione di centri di prima accoglienza e alla maggiore dimensione media dei CAS, mostra un investimento più consistente nel SAI, privilegiando un modello che, almeno in teoria, offre maggiori opportunità di integrazione. Al Nord, invece, la frammentazione e la prevalenza di centri di piccole dimensioni contribuiscono a un’accoglienza meno strutturata, spesso con un impatto più diretto sulle comunità locali.

L’espansione dei grandi centri, unita alla riduzione dei servizi, segnala una tendenza che privilegia la gestione logistica rispetto alla qualità del percorso di accoglienza. Questo approccio, sebbene risponda a esigenze di efficienza amministrativa, rischia di compromettere l’integrazione a lungo termine, accentuando le difficoltà per i migranti e aumentando la pressione sui territori che ospitano le strutture. La mancanza di trasparenza nei dati e la proliferazione di centri temporanei senza servizi rafforzano un modello emergenziale, piuttosto che un sistema strutturato e sostenibile.

Questa frammentazione e l’assenza di una visione unitaria nell’accoglienza riflettono in parte le differenze socio-economiche tra Nord e Sud, ma sono anche il risultato di politiche che hanno privilegiato risposte immediate piuttosto che strategie di lungo periodo. L’evoluzione del sistema dipenderà dalla capacità di bilanciare l’efficienza amministrativa con la tutela dei percorsi di inclusione, in un contesto in cui la gestione dell’accoglienza resta un tema centrale non solo per l’Italia, ma per l’intera Unione Europea.