Istat: prevista crescita Pil del +6,3% nel 2021 e del +4,7% nel 2022

Istat: prevista crescita Pil del +6,3% nel 2021 e del +4,7% nel 2022

6 Dicembre 2021 0 Di Alessandro Mazzaro

Nel biennio 2021-2022 si prevede una crescita sostenuta del Pil italiano (+6,3% quest’anno e +4,7% il prossimo). L’aumento del Pil sarà determinato prevalentemente dal contributo della domanda interna al netto delle scorte (rispettivamente +6,0 e +4,4 punti percentuali nei due anni) a cui si assocerebbe un apporto più contenuto della domanda estera netta (+0,3 punti percentuali in entrambi gli anni). È quanto viene fuori dalle previsioni economiche dell’Istat, nel documento pubblicato venerdì 3 dicembre. Gli investimenti sosterranno la ripresa con una intensità più accentuata quest’anno (+15,7%) rispetto al 2022 (+7,5%). Anche i consumi delle famiglie residenti e delle ISP segneranno un deciso incremento (+5,1% e +4,8%), si legge ancora.

L’evoluzione dell’occupazione seguirà il miglioramento dell’attività economica con un aumento più accentuato nell’anno corrente (+6,1%) rispetto al 2022 (+4,1%). L’andamento del tasso di disoccupazione rifletterà invece la progressiva normalizzazione del mercato del lavoro, con un incremento nel 2021 (9,6%) e una riduzione nel 2022 (9,3%). Il deflatore della spesa delle famiglie residenti aumenterà dell’1,8% quest’anno, risentendo dell’attuale fase di accelerazione dell’inflazione che è attesa protrarsi nel 2022 (+2,2%). Lo scenario presentato tiene conto degli effetti degli interventi previsti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), dell’orientamento ancora espansivo della politica monetaria e dell’assenza di significative misure di contenimento delle attività sociali e produttive legate all’emergenza sanitaria.

Nella seconda parte del 2021, l’economia internazionale ha continuato a crescere, sebbene a partire dai mesi estivi si siano manifestati alcuni ostacoli alla completa riattivazione delle catene del valore. L’inflazione dei prodotti energetici, inoltre, dopo un fisiologico percorso di risalita, ha cominciato a costituire un potenziale freno per la produzione globale. Il commercio mondiale di merci dopo avere segnato un primo trimestre particolarmente dinamico (+3,3% congiunturale) ha rallentato nel secondo (+0,8%) e infine si è contratto tra agosto e settembre (-1,1%), principalmente a causa del calo degli scambi della Cina. Le prospettive economiche mondiali restano positive ma caratterizzate da elevata incertezza rispetto all’evoluzione della pandemia, al riassorbimento delle spinte inflattive e all’eliminazione dei vincoli alla produzione. Le previsioni di autunno della Commissione europea indicano per quest’anno e per il prossimo un incremento del Pil mondiale (+5,7% e +4,5% rispettivamente), con una maggiore vivacità dei paesi emergenti e in via di sviluppo rispetto a quelli avanzati. Tra questi ultimi, nei mesi estivi, si è riscontrata una certa eterogeneità nel percorso di ripresa economica, con una performance migliore in Europa rispetto a Stati Uniti e Cina. Il Pil cinese, nel terzo trimestre, ha segnato un deciso rallentamento congiunturale (+0,2%, +1,5% nei tre mesi precedenti), caratterizzato dal rialzo dei prezzi dei prodotti energetici, dai problemi del settore immobiliare e dalle misure di lockdown legate a parziali e locali riprese dei contagi. Nel complesso, quest’anno la crescita del Pil cinese sarà del 7,9% e la fase espansiva continuerà anche nel 2022 seppure con intensità più contenuta (+5,3%). Anche il Pil degli Stati Uniti tra luglio e settembre ha evidenziato una netta decelerazione rispetto ai tre mesi precedenti (+0,5% congiunturale da +1,6%), principalmente imputabile alla frenata dei consumi e degli investimenti fissi non residenziali. La crescita nella media di quest’anno dovrebbe attestarsi al 5,8% mentre il livello elevato dell’inflazione e il possibile processo di normalizzazione della politica monetaria dovrebbero determinare un rallentamento nel 2022 (+4,5%).

Nel terzo trimestre, il Pil italiano ha segnato un deciso aumento (+2,6% la variazione congiunturale), proseguendo la fase di veloce ripresa dei ritmi produttivi manifestatasi nel secondo trimestre e consentendo una ulteriore riduzione del gap rispetto ai livelli pre-crisi. La domanda nazionale (al netto delle scorte) e la componente estera netta, hanno fornito un contributo positivo (rispettivamente 2,0 e 0,5 punti percentuali). Il miglioramento dell’economia italiana è risultato diffuso tra i settori ma con un’intensità del valore aggiunto più marcata nei servizi (+3,4% la variazione congiunturale) rispetto all’industria in senso stretto e alle costruzioni (rispettivamente 0,8% e +0,6%). Tra i servizi si segnala l’ampio miglioramento per il comparto del commercio, trasporto, alloggio e ristorazione (+8,6%) caratterizzato dal recupero delle attività dei servizi di alloggio e ristorazione (+71,2% la variazione congiunturale del fatturato rispetto al secondo trimestre). I segnali provenienti dal clima di fiducia di famiglie e imprese (Figura 1 e 2), che tra ottobre e novembre si è mantenuto sui livelli massimi del periodo, forniscono un ulteriore elemento a supporto del proseguimento dell’attuale fase di recupero. A novembre, la fiducia delle imprese ha mostrato un aumento nell’industria manifatturiera dove sono migliorati sia i giudizi sugli ordini sia quelli sulle attese di produzione. La fiducia nelle imprese di costruzione e nei servizi di mercato ha mostrato una flessione anche se i livelli si sono mantenuti superiori a quelli del periodo pre-crisi. Per le famiglie, le componenti dell’indice hanno evidenziato andamenti eterogenei con un miglioramento dei giudizi sul clima corrente e un peggioramento per quelli sul clima economico e quello futuro.