Svimez: PIL Sud crescerà del 5%, preoccupano dati su donne e giovani
30 Novembre 2021Dopo un 2020 nel quale la pandemia ha reso sostanzialmente omogenei gli andamenti territoriali nel Paese, quest’anno il Pil del Centro-Nord si attesterà a +6,8% mentre nel Sud crescerà del 5%. È quanto afferma la Svimez, l’associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno, nel suo rapporto annuale sullo stato dell’economia e della società del Sud Italia presentato oggi 30 novembre a Roma. Il rimbalzo quindi coinvolgerà l’intero territorio italiano, ma che vedrà il Mezzogiorno meno reattivo e pronto a rispondere agli stimoli di una domanda legata soprattutto a due fattori: esportazioni e investimenti.
Proprio l’export ha un effetto propulsivo più ampio nel Centro-Nord (+14,3% al Sud, +16,5% nel resto del Paese); gli investimenti in costruzioni accelerano in entrambe le aree (+14,8% al Sud, +15,8% al Centro-Nord) ma tendono ad avere un impatto di traino all’economia più significativo al Sud.
Dopo lo sblocco dei primi licenziamenti da fine giugno, ci siano stati circa 10.000 espulsi dal mercato del lavoro, di cui il 46% concentrato nelle regioni meridionali. Nel 2020, anche a causa della pandemia, la povertà assoluta è aumentata sia per le famiglie sia per gli individui: sono oltre 2 milioni le famiglie italiane povere, per un totale di più di 5,6 milioni di persone, di cui oltre 775.000 nelle regioni meridionali, per circa 2,3 milioni di persone. Il Mezzogiorno si conferma la ripartizione territoriale in cui la povertà assoluta è più elevata con un’incidenza del 9,4% fra le famiglie (era l’8,6% nel 2019). La presenza di minori incide in misura significativa sulla condizione di povertà: nel Mezzogiorno il 13,2% delle famiglie in cui è presente almeno un figlio minore sono povere, contro l’11,5% della media nazionale.
Svimez sottolinea inoltre come una giustizia efficiente possa diventare fattore fondamentale per la competitività, in particolare delle imprese, ancor più nel Mezzogiorno, dove si segnala sempre la più alta domanda di giustizia, con una media di 777 nuovi casi (su 10.000 abitanti) iscritti a ruolo ogni anno a fronte dei 704 del Centro e dei 541 del Nord. Tuttavia, ampio e persistente resta il divario di efficienza tra i tribunali del Centro-Nord e quelli del Mezzogiorno, seppur in graduale riduzione: nel 2019 per chiudere un procedimento civile occorrevano circa 280 giorni nei tribunali del Nord, 380 al Centro e quasi 500 nel Mezzogiorno (in rapporto alla popolazione). Nel 2019 un processo penale si chiudeva al Nord in 290 giorni (+9% rispetto al 2004), in 450 giorni al Centro (+23% rispetto al 2004) e in 475 giorni (+7%) nel Mezzogiorno.
Due dati sono pesantemente allarmanti: donne e giovani. Delle prime, le Neet (coloro che non studiano né lavorano) sono 900mila, con valori intorno al 40% rispetto al 17% della media europea. Il tasso di occupazione delle 20-34enni laureate da 1 a 3 anni è appena il 44% nel Mezzogiorno a fronte di valori superiori al 70% nel Centro-Nord. Rispetto al secondo trimestre 2019, l’occupazione femminile nel Sud si è ridotta di circa 120mila unità nel 2021, (-5%, contro -3,3% del Centro-Nord). I secondi invece sono da tempo protagonisti di emigrazioni di massa, e complessivamente sono un milione ad aver lasciato il Meridione fra il 2002 e il 2020, di cui si stima circa il 30% di laureati.