Pantelleria: un’ancora di salvezza nera, blu e verde
13 Settembre 2021Se provassimo ad immaginarci su un’isola deserta, ci verrebbesubito in mente una piccola zolla di terra e sabbia con una palma che ci fa ombra e da cui nascono noci di cocco. Ecco, non c’è niente di più lontano da quella che è Pantelleria, che è pur sempre un’isola, ma non c’è sabbia, non ci sono noci di cocco e non è deserta.
Gli arabi la chiamavano Bentel-Riah “l’isola dei venti”, situata nel cuore del Mediterraneo, più vicina all’Africa che alla Sicilia, è costantemente sferzata dai venti che si incrociano in mezzo al mare, talvolta afosissimi e pesanti altre volte freddi e taglienti. Pantelleria è un’isola di origine vulcanica, per questo le sue spiagge sono una continua distesa irregolare di rocce nere e ardenti, conservano il calore del sottosuolo e si nutrono dei raggi del sole. Se l’isola si guarda dal mare si ha la percezione di quanto la natura possa essere perfetta nel suo disordine: rocce nere e appuntite che cadono a strapiombo sul mare di un blu velluto che con le sue onde e col passare del tempo tende a levigare anche le pareti più ruvide. Il mare ha questa capacità: ostinato e perseverante riesce a smussare anche i muri più solidi.
Ma Pantelleria non è solo nero e blu, è anche tanto verde. La sua fitta vegetazione cresce all’interno dell’isola, nelle zone piùprotette dal vento dove si incontrano distese di Zibibbo, la pregiata uva con cui si fa il Passito, e se ci si affaccia nei giardini arabi, di forma circolare e costruiti con i muretti a secco per isolare dal calore, si sente il profumo di limoni e aranci. Sull’isola tutto si adatta al vento che è sempre presente e cambia direzione da un momento all’altro, motivo per cui gli ulivi sono bassissimi, vengono coltivati in modo tale che restino più bassi della statura di un uomo, sembrano cespugli più che alberi, ma è così che riescono a vivere senza essere violentati dalle correnti d’aria.
Tra le tante bellezze che Pantelleria racchiude, c’è n’è una che credo sia unica: la luce. Il sole che bacia le cupole dei dammusi, i fichi d’india, il mare, gli scogli neri, i fiori rosati dei capperi e la terra rossa e apparentemente arida, rende tutto brillante e più vivo. È una luce africana che ricorda quanto il mondo sia abbracciato dallo stesso sole.
Insomma, se proprio dovessimo scegliere di andare a vivere su un’isola per fuggire dal caos quotidiano in cui siamo immersi, dimentichiamoci palme, sabbia e noci di cocco e ricordiamoci che laggiù, in mezzo al Mediterraneo, c’è un’ancora di salvezza nera, blu e verde.