Il rapporto tra genitori e figli e alcuni cenni storici

Il rapporto tra genitori e figli e alcuni cenni storici

31 Agosto 2021 0 Di Alessandro Mazzaro

Il rapporto genitori e figli è stato sempre caratterizzato da problematiche conflittuali. La condizione del passaggio dall’adolescenza all’età adulta forma la maturità affettiva che spinge alla ricerca di persone da amare al di fuori dalla cerchia familiare e, prima ancora,porta inevitabilmente il giovane alla ricerca della propria personalità che al contrapporsi ai genitori, ai loro comportamenti, ai loro valori, al loro modo di vedere il mondo. Talvolta questa contrapposizione è pretestuosa, non è sentita, ma necessaria, serve loro per trovare l’autonomia. Naturalmente, i modi di questa contrapposizione hanno avuto nel corso dei secoli diverse espressioni e diversa intensità. In epoche in cui sono prevalsi, per varie ragioni, atteggiamenti repressivi e autoritari si è imposto il conformismo e la ribellione, quando i figli ne sono stati capaci, è stata durissima; in altre, caratterizzate da un’atmosfera più liberale e permissiva, la conflittualità si è tenuta nei limiti psicologici.

Un altro elemento di differenziazione della conflittualità sono le classi sociali. Nello stesso Paese e nello stesso periodo, prendiamo ad esempio l’Inghilterra della seconda metà dell’800, quella che va sono il nome di età Vittoriana, la repressione esercitata dalle classi medio-alte sui figli è stata senz’altro superiore a quella esercitata dalle classi più basse, meno preoccupate di condizionare a fini di prestigio o di interesse la vita dei figli. Infine, le guerre. Sempre, ma specialmente nel XX secolo, afflitto nell’arco di un cinquantennio da due guerre mondiali, lo sconvolgimento dei valori, le esperienze traumatiche, i drammi individuali, la convivenza giornaliera con la morte e la possibilitàaltissima di soffrire hanno trasformato i rapporti interumani e posto tra genitori e figli un salto di due generazioni.

Dal secondo dopoguerra ad oggi la conflittualità generazionale si è esasperata solo una volta, negli anni Settanta, quando sull’onda lunga della contestazione studentesca del ’68, si verificò negli USA e in tutto l’Occidente europeo un’ondata di protesta che mai come prima mise in contrapposizione padri e figli. Anzi, la contestazione passò dalla sfera familiare a quella sociale; il rifiuto del padre divenne il rifiuto di ogni forma di autorità, del modo borghese di vivere, di un intero sistema, quello della società capitalistica opulenta, dedita solo ai consumi e alla conquista delbenessere materiale. Col rifiuto dell’etica borghese fu rifiutato anche il modello borghese della famiglia, il matrimonio e la sua morale sessuale, l’abbigliamento, l’acconciatura dei capelli, la sicurezza del posto di lavoro tranquillo. A tutto ciò si contrapposte le nuove generazioni con i loro desideri di libertà, il libero amore, il vivere pacifico dei giovani in strutture meno anguste della famiglia, le comuni, i figli dei fiori amanti della non violenza e disinteressati alla vita come rincorsa della carriera, protesi a un ideale di vita ‘on the road’ (per strada), seminomade, sostenitori della liberalizzazionedell’uso di droghe leggere come espressione del disinteresse per il mondo conformista circostante e come passaporto per una condizione falsa di beatitudine.Tramontato il mito di un mondo governato dai giovani e dalla cultura giovanile, dei grandi raduni musicali del ‘fate l’amore e non fate la guerra’, dei capelloni, èritornata negli anni ’80 la “normalità”, il recupero dei valori tradizionali, l’accettazione del sistema nel quale il giovane si deve distinguere nell’arrampicata al successo, deve essere “uno in carriera”, “uno yuppie”. Ma, se la conflittualità è rientrata sul piano sociale e sul piano politico agli inizi degli anni ’90, anche per effetto dellacaduta del socialismo a livello internazionale e con il crollo delle ideologie marxiste e di sinistra in genere, cui le generazioni del ’68 si erano in vario modo legate, essa è rimasta in piedi nell’ambito familiare.

Gli anni dell’adolescenza erano e restano anni difficili, continuano ad essere un momento delicato, forse il più delicato, nel processo di crescita individuale. In questa fase continuano ad affiorare conflitti, incomprensioni che, seppure non irreversibili, pesano sulla vulnerabile sfera emotiva dei giovani come un macigno, fanno soffrire, intaccano la loro fiducia nei grandi che criticano con accanimento, ma di cui pure continuano ad avere un disperato bisogno.

Di Emanuela Di Rauso

Bibliografia:

1) Gianluca Pistore, Silvio Pistore Crescere con il Dialogo. Il Rapporto Genitori-Figli Raccontato da Esperienze Personali Vissute dai Due Punti di Vista. Bruno Editore 2012

2) Lise Bourbeau, Migliorare i rapporti genitori-figli, Amrita, 2003