Il 16 agosto del 1789 fu varata la Dichiarazione dei diritti dell’uomo

Il 16 agosto del 1789 fu varata la Dichiarazione dei diritti dell’uomo

26 Agosto 2021 0 Di Alessandro Mazzaro

Le moderne giurisprudenze prendono forma secondo una pietra miliare della storia del diritto: la “Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino“, varata a Versailles il 26 agosto 1789, nel mezzo del travagliato periodo rivoluzionario, ispirata dalla Dichiarazione d’Indipendenza Americana del 1776 e allo spirito filosofico settecentesco.

Il 14 luglio 1789 la folla armata assaltò la fortezza e liberò i pochi prigionieri politici presenti. Questo evento segnò l’inizio della Rivoluzione Francese (ancora oggi il 14 luglio è festa nazionale). A Parigi si formò la Guardia Nazionale, un corpo armato costituito dai cittadini che si proponevano la difesa delle conquiste rivoluzionarie e il cui emblema fu il tricolore con il bianco, simbolo della monarchia e il rosso e blu, che rappresentavano i colori del comune di Parigi, gli attuali colori del tricolore francese. Questi cittadini, che indossavano un nuovo tipo di pantaloni, venivano chiamati sanculotti per marcare la differenza con l’abbigliamento dei nobili.

Se a Parigi il popolo manifestava per rivendicare i suoi diritti, la situazione non era diversa nelle campagne, dove i contadini cominciarono ad assaltare i castelli dei nobili e li misero a ferro e a fuoco soprattutto per eliminare i catasti in cui venivano conservati i documenti con cui l’aristocrazia esercitava la sua oppressione. Nella notte tra il 4 e il 5 agosto del 1789 l’Assemblea Nazionale decise di andare incontro alle rivendicazioni dei contadini: i diritti feudali vennero aboliti e finalmente gli impieghi pubblici furono riservati a tutti i cittadini e non solo all’aristocrazia. Così in una sola notte un altro importante aspetto dell’Ancien Regime, quello della società basata sul privilegio, veniva cancellato. Il 26 agosto 1789 venne approvata l’importantissima “Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino” un testo fondamentale articolato in una premessa e in 17 articoli. Nell’art. 1 era accolta l’idea per la quale gli uomini nascono e rimangono liberi e uguali. La sovranità risiedeva nella nazione e le leggi erano ritenute valide solo in quanto espressione della volontà generale. Nella Dichiarazione era solennemente affermato che nessuno poteva essere perseguito per le sue idee politiche e per le sue opinioni religiose, e veniva ribadita la libertà di stampa e di parola. Finalmente i “sudditi” si trasformavano in “cittadini”. Il motto rivoluzionario sarà: liberté, egalité, fraternité.

Lo sconvolgimento causato dalla Rivoluzione fu profondo. Cadde, come già scritto, il regime delle divisioni e dei privilegi di classe, fu soppresso il sistema feudale, si imposero i principi del moderno Stato di diritto, così come moderna fu la legislazione che prese vita; la si raccolse in un codice, si affermarono le grandi linee del liberalismo e della democrazia, la nazione si affiancò come personalità politica e morale allo Stato e ne divenne protagonista. Governo e amministrazione furono razionalizzati e modernizzati nelle loro strutture, gli eserciti di mestiere vennero sostituiti da quelli di leva, la borghesia divenne il centro di gravitazione e di integrazione della vita sociale, fu adottato il principio del merito e della competenza in luogo di quello della nascita, e insieme con l’ordinamento politico e i rapporti con la Chiesa venne laicizzata anche l’istruzione. Certo, non si trattò di svolgimenti lineari e del tutto coerenti. Numerose furono le sopravvivenze dell’antico regime. La Chiesa dimostrò un forte radicamento sociale. Le spinte liberali e liberistiche prevalsero alla fine largamente su quelle democratiche e sull’intervento statale nell’economia. Ma l’edificio rapidamente costruito dalla Rivoluzione dimostrò nei suoi tratti essenziali un’incrollabile solidità; e la prova migliore fu data dal fatto che anche le potenze nemiche della Francia rivoluzionaria e di Napoleone si uniformarono via via ai nuovi princìpi.

Di Francesco Mazzariello