Dalle sale alle piattaforme in streaming: la sfida del cinema
12 Luglio 2021Con l’espansione delle piattaforme streaming quali Netfilx, lanciata sul mercato globale nel 2015, e l’investimento cospicuo da parte dell’azienda Amazon su Prime Video nasce una nuova forma d’intrattenimento accessibile a tutti in ogni momento e luogo. L’avvento di questa nuova modalità di distribuzione cinematografica, accelerata anche dalle chiusure dei cinema in seguito all’epidemia di COVID-19, ha portato con sé non pochi pareri negativi.
Molti sostengono che lo streaming, grazie soprattutto alle produzioni originali, porti pian piano all’estinzione delle sale cinematografiche, ma che tolga anche l’emozione di una visione pulita, del trasporto emotivo e della condivisione sociale.
Di forte impatto altresì la discussione nata nel 2018 in seguito ad una dichiarazione di Steven Spielberg il quale sosteneva che i film originali Netflix non dovessero essere candidati agli Oscar poiché sprovvisti di una distribuzione tradizionale nelle sale. Lo stesso anno, malgrado l’espressa richiesta del regista de “Lo Squalo” nei confronti dell’Academy di non nominare i film del colosso per l’ambito premio, la candidatura valse alla casa di produzione la vittoria di tre statuette per il film “Roma” di Alfonso Cuaron.
A distanza di due anni, contro ogni aspettativa, la compagnia Amblin Entertainment i cui fondatori sono Frank Marshall, Kathleen Kennedy e Steven Spielberg, che fino a poco prima era un fedele oppositore, ha ceduto al fascino dell’azienda Netflix firmando un contratto che lega le due case di produzione impegnandole nel rilascio di più film l’anno la cui visione sarà disponibile solo in streaming.
Un’altra causa di divario tra le due forme di distribuzione è il primato. Le grandi aziende come Netflix, Prime, Apple+, HBO, Disney Plus, new entry nel panorama degli streaming con oltre 89 milioni di abbonati a solo un anno dal lancio, non riescono a trovare un accordo sulla permanenza nelle sale prima del caricamento sulle piattaforme talvolta ritenuto troppo esiguo, come accaduto con l’atteso film di Martin Scorsese “The Irishman”, il mancato accordo tra le sale e il grande colosso Netflix ha impedito una distribuzione più ampia. Tuttavia c’è chi di accordi se ne intende e riesce ad ottenere anche un posto in sala, come la Disney che dal 7 luglio presenta il nuovo film Black Widow firmato Marvel e dal 9 l’ha reso disponibile anche sulla piattaforma streaming con accesso VIP pagando un supplemento.
Tuttavia in reazione a questo pensiero c’è chi sostiene che la colpa sia dei cinema e della loro arretratezza tecnologica che spesso non fornisce un’esperienza adeguata agli standard della pellicola o delle ridotte iniziative per attirare il pubblico. In Italia il piano di rilancio delle sale cinematografiche sono i “Cinemaday” promossi dal Ministero dei Beni Culturali, giornate in cui il prezzo del biglietto cala, svalutando i film e i cinema. Nonostante questa iniziativa, diversi cinema italiani preferiscono programmazioni personalizzate, incontri con registi o giornate a tema attirando così un vasto pubblico di spettatori.
Inoltre molte sono le produzioni non vincolate dalle piattaforme streaming che conferiscono ai cinema il primato di programmazione.
Il vero nemico nel cinema, pertanto, non sono i colossi dello streaming che al contrario favoriscono e incrementano la produzione annua, il lancio di registi esordienti e nuove forme d’intrattenimento, ma della pigrizia dello spettatore che al cinema preferisce la comodità di casa.
Di Nunzia D’Amato