La giornata mondiale dell’acqua e la situazione oggi
22 Marzo 2021Era il 1992 quando l’ONU proclamò il 22 marzo giornata mondiale dell’acqua per richiamare l’attenzione dei popoli su un bene primario e vitale per tutti. La questione era già nota prima che venisse proclamata la ricorrenza. Oggi non sembriamo ancora essere arrivati lontani.
Le stime delle agenzie facenti capo alle istituzioni internazionali affermano che 1 miliardo di “Esseri umani” sul pianeta non dispone di acqua potabile e per la qual cosa patisce malattie e morti. L’Africa è da sempre il continente più carente, e in aggiunta l’acqua non potabile, che agisce con una latenza più breve rispetto all’inquinamento industriale, è tramite di malattie e morte.
Città come San Paolo in Brasile, Chennai in India e Cape Town in Sud Africa hanno già rischiato di ritrovarsi con i rubinetti completamente a secco. Considerando che solo il 2,5% dell’acqua sulla terra è dolce, è importante limitare il più possibile gli sprechi. Secondo l’Oms, se si consumano più di 50 litri al giorno, ha luogo uno spreco: in Italia, avvisa l’Istat, la media si aggira intorno ai 245 litri quotidiani. Solo l’1% dell’acqua viene utilizzata per bere, la maggior parte (39%) è utilizzata per doccia e bagno: solo per lavarsi i denti, se non si chiude il rubinetto, si possono sprecare fino a 30 litri d’acqua al giorno. Un altro dato che fa pensare è quello della dispersione dell’acqua immessa, ovvero della quantità che si perde a causa del cattivo funzionamento delle reti idriche: la media nazionale è del 40%.
«Se le guerre del XX secolo sono state combattute per il petrolio, quelle del XXI secolo avranno come oggetto l’acqua. Da Israele all’India, passando per la Turchia, sono numerosi i focolai che presto potrebbero sfociare in veri e propri conflitti armati» diceva nel 1995 l’ex vicepresidente della Banca Mondiale, Ismail Serageldin. Nell’ultima decade sono aumentati i conflitti mondiali per il controllo delle falde acquifere e dei corsi d’acqua. La crescita costante della popolazione e il peggioramento dei cambiamenti climatici rendono improbabile la fine di questa situazione. Nel lungo conflitto siriano, accanto alle cause più note (religione, etnie, potere) si deve tenere conto della siccità: negli anni precedenti allo scoppio della rivoluzione, la mancanza di pioggia decimò i raccolti, costringendo un milione e mezzo di persone a trasferirsi nei centri abitati. Stesso copione lungo il Giordano: negli anni, uno dei punti che ha portato al fallimento delle trattative di pace tra israeliani e palestinesi è proprio l’approvvigionamento al fiume.
Un’attenzione maggiore è stata prestata quando la salubrità dell’acqua ha iniziato a preoccupare anche l’Occidente. Un contributo alla presa di coscienza del problema lo ha dato anche la cinematografia americana sul finire degli anni ‘90 dello scorso secolo portando sugli schermi gravi situazioni di inquinamento ambientale ad opera di colossi dell’industria responsabili della contaminazione delle falde acquifere.
La Thomson Reuters Foundation, sulla base del rapporto Onu e dei dati della World Meteorological Organization e di UNICEF, ha redatto una lista di dieci punti.
1) 4 persone su 10 in tutto il mondo non hanno abbastanza acqua potabile. Entro il 2050, più della metà della popolazione globale dovrà affrontare lo stress idrico, che si verifica quando la domanda supera le risorse idriche disponibili.
2) Più di 2 miliardi di persone vivono in paesi che già sperimentano lo stress idrico, e si stima che 4 miliardi di persone vivano in aree che soffrono di grave scarsità d’acqua per almeno un mese all’anno.
ù3) Un bambino su cinque in tutto il mondo non ha abbastanza acqua per soddisfare i suoi bisogni quotidiani, e i bambini in più di 80 paesi vivono in aree ad alta vulnerabilità idrica, il che significa che dipendono dall’acqua di superficie, da fonti non migliorate o da acqua che richiede più di 30 minuti per essere raccolta.
4) La maggior parte di questi bambini vivono in Africa orientale e meridionale, con il 58% che ogni giorno ha difficoltà ad accedere a una quantità sufficiente di acqua.
5) 2 persone su 5 in tutto il mondo, ovvero 3 miliardi, non hanno in casa un impianto per lavarsi con acqua e sapone, di queste, quasi tre quarti, vive nei paesi più poveri.
6) Fornire l’accesso all’acqua potabile e ai servizi igienici in 140 paesi a basso e medio reddito costerebbe 114 miliardi di dollari all’anno, mentre i benefici sociali ed economici dell’accesso all’acqua potabile sono molti anche se difficili da valutare immediatamente in termini economici.
7) L’uso globale dell’acqua dolce è aumentato di sei volte negli ultimi 100 anni e continua a crescere ad un tasso di circa l’1% all’anno dagli anni ’80.
8) L’agricoltura rappresenta quasi il 70% del consumo globale di acqua, principalmente per l’irrigazione ma anche per l’allevamento e l’acquacoltura. Il rapporto può arrivare fino al 95% in alcuni Paesi in via di sviluppo.
9) Il cambiamento climatico sta alterando i modelli delle precipitazioni, riducendo la disponibilità di acqua e peggiorando i danni causati da inondazioni e siccità in tutto il mondo.
10) Lo scioglimento della calotta glaciale e dei ghiacciai sta portando da un lato a maggiori rischi idrogeologici come le inondazioni improvvise, e dall’altro minaccia di ridurre in futuro la fornitura d’acqua per centinaia di milioni di persone.
“La Giornata mondiale dell’acqua ricorda alle istituzioni di tutto il mondo la necessità di preservare una risorsa che sta diventando sempre più scarsa. L’accesso all’acqua costituisce un diritto fondamentale per tutelare la salute e assicurare il rispetto della dignità di esseri umani”. Lo afferma il presidente della Camera Roberto Fico in un videomessaggio diffuso per la Giornata mondiale dell’Acqua. Oltre alla necessità di “far comprendere che l’acqua non è una risorsa inesauribile”, Fico sostiene che “il tempo a nostra disposizione è finito: occorre una riconversione radicale in senso sostenibile dei modelli di sviluppo. Una riconversione che deve essere realizzata attraverso una strategia a 360 gradi e politiche mirate, ma che deve essere accompagnata anche da un cambiamento dei comportamenti individuali di ciascuno di noi. Esiste poi il tema del quadro normativo nel nostro Paese: con le proposte di legge bloccate da tempo nelle commissioni competenti. Nel rispetto delle differenze dei punti di vista sono convinto serva uno sforzo comune per definire un perimetro che realizzi pienamente il principio dell’acqua pubblica”. Il presidente della Camera chiede anche di “investire risorse sulle infrastrutture idriche”. “Mi auguro che si proceda in questa direzione. Ma è importante che questo avvenga nell’ambito di una gestione pubblica e partecipativa del ciclo integrato dell’acqua, in grado di garantirne un accesso universale, sostenibile e solidale. E in questa prospettiva il Piano nazionale di ripresa e resilienza potrà imprimere una vera e propria svolta, quella di cui abbiamo bisogno”, conclude.