Settantasei anni fa l’estensione di voto alle donne

Settantasei anni fa l’estensione di voto alle donne

1 Febbraio 2021 0 Di Alessandro Mazzaro

Fino a poco più di un secolo fa, in Italia e in molti altri regimi liberali, ai cittadini di sesso femminile non era consentito votare, le donne sposate non erano libere di disporre del denaro che guadagnavano con il proprio lavoro e non potevano promuovere un’azione legale. Per emancipazione si intende il processo grazie a cui alle donne non è più applicato il trattamento giuridico riservato ai soggetti incapaci. Parliamo quindi di quel mutamento di condizioni per cui, sulle sfere di attività consentite alle donne, non pesano più forti interdizioni legali e sociali. Un passaggio chiave è sicuramente avvenuto settantasei anni fa. Il 1° febbraio 1945 venne emanato il decreto legislativo luogotenenziale n.23 che conferiva il diritto di voto alle donne italiane che avessero almeno 21 anni.

Era appena finita la seconda guerra mondiale. All’Italia, come quasi tutti, toccava ricostruire tutto da zero. Partendo dalla forma di governo del nuovo Stato e da chi l’avrebbe decisa. Nacque quindi il dibattito sull’eventuale voto delle donne. A spingere per arrivare all’atto amministrativo che avrebbe permesso alle donne di votare furono Togliatti e De Gasperi, leader di, rispettivamente, Partito Comunista Italiano e Democrazia Cristiana. Del resto era difficile nascondere il tributo pagato dalle donne durante la resistenza e il ruolo che avevano coperto. Inoltre occorreva riprendere il percorso di parità che si era interrotto con l’avvento del regime fascista e l’introduzione di norme discriminatorie nei confronti delle donne. L’Italia doveva adeguarsi alla modernità per sperare in una sensata ripartenza.

Il primo appuntamento elettorale aperto alle donne fu per le amministrativa, ma si temeva che l’affluenza femminile alle urne risultasse scarsa. Invece ci fu un’altissima partecipazione al voto: su 10.329.635 iscritte alle liste elettorali si presentarono ai seggi 8.441.537 donne. Furono elette nei consigli comunali soltanto 2000 donne. Nel mese di giugno dello stesso anno la partecipazione al voto delle donne per il referendum istituzionale e l’Assemblea Costituente arrivò all’89% delle iscritte alle liste elettorali (la percentuale degli uomini fu del 89,2%). Sul totale dei votanti di 24.947.187, le donne furono 12.998.131.

Il 2 giugno del 1946, il Corriere della Sera pubblicava un articolo contenente una serie di istruzioni per il voto