“Capability approach”: la capacità di fare o essere quello che vuoi fare o essere

“Capability approach”: la capacità di fare o essere quello che vuoi fare o essere

21 Gennaio 2021 0 Di Alessandro Mazzaro

Lavorare nel settore per cui si studia o più semplicemente, mettere a frutto le proprie passioni facendole diventare un lavoro, al giorno d’oggi sembra essere diventato una rarità.
Le generazioni di oggi hanno sicuramente una quantità di strumenti nettamente superiore a quella che avevano i nostri genitori: fin da bambini a scuola si viene stimolati alla conoscenza di una o più lingue straniere, ci si abitua con molta più precocità all’uso di nuove tecnologie, si ha la possibilità di dedicarsi ad attività laboratoriali che fanno comunque parte del percorso formativo così che alla fine dell’iter scolastico ogni ragazzo ha già sviluppato delle competenze tali che gli permettono di intraprendere i primi passi nel mondo del lavoro oppure di proseguire i propri studi all’università. E non c’è il rischio di non avere scelta, perché, ormai esistono talmente tanti percorsi di studio che hanno mille sfaccettature diverse che indirizzano poi a lauree specialistiche, master oppure scuole di specializzazione, per cui è quasi impossibile non trovare la propria strada. Anzi, sono così tante le possibilità di percorsi universitari che talvolta ci si disorienta. Ciò detto, se gli strumenti sono così tanti e così tanto fruibili, non è scontato, però, che la loro qualità sia proporzionale a quello che offre la realtà al momento dell’inserimento nel mondo del lavoro. Spesso lo scalino che separa il mondo degli studi da quello del lavoro è talmente ripido che sembra impossibile da scalare. Le scuole e le università preparano persone competenti e capaci che, però, molto spesso, sono costrette a fare uno o più passi indietro per adattarsi alle regole del mercato.
E così troviamo laureati in Economia che lavorano come consulenti per società informatiche, laureati in Informatica che si occupano di fare assistenza per agenzie di comunicazione, e fin qui, diremmo noi: mica male!
Però, troviamo anche laureati in Lingue Straniere che lavorano come commessi in negozi di abbigliamento, laureati in Scienze Politiche che servono ai tavoli di ristoranti, laureati in Beni Culturali che fanno volontariato presso centri di assistenza per anziani…tutti lavori assolutamente rispettabili, ma non nettamente in linea con quello per cui hanno studiato e quello in cui hanno investito.
Questo eterno dilemma che trova un forte dislivello tra quello che si vuole fare e quello che si arriva a fare è un punto nevralgico che è stato analizzato da un importante economista e filosofo indiano. Il suo nome è Amartya Sen, vincitore del premio Nobel per l’Economia nel 1998, e la teoria che racconta come poter rendere meno ripido lo scalino tra studi e lavoro si chiama “Capability Approach”.
Sen parte da un punto fondamentale, pone al centro della teoria economica l’uomo, unico vero fruitore del mercato che in quanto tale, consente all’economia di girare e pertanto deve anche essere “ripagato” prendendone parte attivamente. In altre parole: se l’uomo dà qualcosa, deve anche ricevere, altrimenti si crea una macchina che funziona parzialmente e quindi in modo non equo. L’uomo, dunque, per contribuire al meglio nel mettere in circolo il processo economico che muove il mondo, deve partire dalle cose più sicure che possiede e che gli garantiscono una potenziale fruttuosità ovvero le proprie skills, le proprie capacità. Se ogni singolo essere umano riuscisse a potenziare le capacità che naturalmente possiede facendole combaciare con i propri interessi, otterrebbe il lavoro che desidera e per cui è portato, mettendo in moto un circolo virtuoso di benessere che nasce dal buon uso delle proprie capacità e si trasforma in ricchezza economica per le sue tasche e per coloro che ne fruiscono. E se tutti gli uomini mettessero a frutto le proprie capability genererebbero a loro volta un’economia sana e circolare che permetterebbe l’abbattimento del circolo vizioso a cui molto spesso ci costringono le dinamiche del mercato.
Questa teoria rappresenta una rivalutazione che parte dal singolo individuo ma che trova riscontro nella società di cui è parte. Potenziare le proprie skills significa anche garantire dignità all’uomo in quanto tale oltre che in quanto lavoratore, ponendo su un piano eguale le diverse capacità che caratterizzano i singoli individui e da cui nascono i differenti impieghi. Sen ristabilisce i termini del benessere economico, non basandoli più solo sui redditi familiari o sul PIL ma concentrandosi sulla ricchezza che rappresenta ogni uomo attraverso il proprio bagaglio di vita e di capacità.
Questa è una delle tante teorie economiche, ma analizzandola attentamente è una delle più adattabili in quanto ripone la completa realizzazione di essa nelle nostre mani. È compito di ognuno di noi riconoscere le capacità che naturalmente possediamo, sta a noi metterle in pratica perseguendo i nostri obiettivi e infine, spetta a noi dare spazio alle nostre volontà più che alle nostre necessità. Per molti aspetti il 2021 è un anno di ripartenza. Allora, perché non ripartire scegliendo di fare o essere quello si vuole fare ed essere?
Di Maria Carmela Mandolfino