Scuola digitale: il ruolo delle lim nell’epoca della transizione
10 Dicembre 2020Negli ultimi mesi la scuola digitale e l’importanza di garantire un’alfabetizzazione tecnologica per le nuove generazioni hanno guadagnato maggiore centralità nel dibattito pubblico. Con la necessità di dover ricorrere alla didattica a distanza anche per periodi prolungati causa Covid-19, è diventato evidente che si tratti di un tema che non può essere escluso dalle discussioni sul miglioramento dei servizi scolastici. Solo superando i divari sociali, territoriali e di genere negli apprendimenti degli alunni sarà concretamente possibile arrivare ad una alfabetizzazione digitale di massa, purtroppo ancora lontana.
Si tratta un processo molto complesso, che non riguarda solo la presenza di dispositivi nelle scuole: servono soprattutto investimenti formativi su ragazze e ragazzi. Allo stesso tempo, la disponibilità di strumenti tecnologici per scuole e studenti è uno dei presupposti per innescare questo processo. Il primo pensiero va al computer, ma questo è solo uno dei dispositivi con cui poter svolgere didattica digitale. La presenza di lim, acronimo di “lavagna interattiva multimediale”, può essere altrettanto importante. La lavagna interattiva offre infatti una serie di possibilità che vanno nella direzione di un approccio diverso rispetto alla lezione frontale. Consente all’insegnante di sviluppare altri metodi di apprendimento, più focalizzati sul singolo studente, oppure di far interagire nel lavoro di gruppo anche ragazzi che non si trovano nella stessa classe.
La lim è stata anche una delle prime modalità utilizzate per la didattica a distanza, in alcune sperimentazioni previste per realtà insulari come le Egadi, già dalla metà degli anni 2000. Sono i documenti ufficiali del Miur a raccontare le prime esperienze di utilizzo. Dal progetto apprendere digitale (2005), destinato a 4.000 alunni e 300 docenti delle prime medie, a digiscuola (2006) – rivolto a un target di studenti delle superiori. Tra il 2008 e il 2012 sono state fornite 35.114 lim alle classi in attuazione del piano. Gli anni successivi vedono i primi investimenti non rivolti solo a sperimentazioni: 93 milioni di euro circa, di cui 80,9 per l’acquisto dei dispositivi e 12,5 per la formazione di 72.357 insegnanti al loro utilizzo.
A un decennio dall’inizio delle sperimentazioni, nell’anno scolastico 2014/15, il servizio statistico del Miur aveva rilevato come il 41,9% delle aule e il 43,6% dei laboratori fosse dotato di lim. Per le prime in particolare, una forte crescita rispetto al 2013, quando erano il 29,3% del totale.
L’aumento in punti percentuali della quota di aule dotate di lim, tra gli anni scolastici 2013/14 e 2014/2015, è quindi del 12,6%. Un dato comunque con ampie differenze regionali alla data di rilevazione: si va da oltre 8 aule su 10 in Sardegna a meno di una su 4 in Basilicata, Liguria e Piemonte. In parte, la maggiore o minore diffusione dello strumento è dipesa anche dall’utilizzo dei fondi europei: sono soprattutto le regioni del mezzogiorno che rientrano nell’obiettivo convergenza dell’Ue ad aver visto gli incrementi maggiori. In conseguenza dell’utilizzo dei fondi Ue, sono le maggiori regioni del mezzogiorno a registrare una crescita sia delle lavagne interattive sia dei proiettori interattivi.
fonte: Mini report openpolis e Impresa sociale “Con i Bambini”