Smart working: aziende più flessibili per la crescita del business

Smart working: aziende più flessibili per la crescita del business

16 Novembre 2020 0 Di Alessandro Mazzaro

Smart working, o lavoro agile, è una modalità di lavoro che lascia al lavoratore completa libertà nella scelta degli spazi, degli orari e degli strumenti attraverso i quali svolgere il proprio lavoro per conto di un’azienda. Lo smart working offre in questo modo numerosi vantaggi sull’effettiva qualità del lavoro svolto ma anche sulla vita del lavoratore stesso. Si potrebbe dire che in Italia, e nel resto d’Europa, lo smart working si è sviluppato a partire da alcune possibilità tecnologiche, la rete internet in primis, che fino a vent’anni fa erano impensabili, sebbene con un fax e un telefono probabilmente era già possibile lavorare con modalità “agili”. Soprattutto in questo periodo di emergenza sanitaria, di quarantena e autoisolamento, le aziende e gli stessi lavoratori si sono dovuti velocemente abituare a modalità lavorative differenti non potendo in alcun modo condividere gli spazi di lavoro abituali con i colleghi, soprattutto per ridurre al minimo i rischi di contagio.

La definizione normativa di smart working si è avuta soltanto negli ultimi anni grazie alla legge 81/2017, detta infatti Legge sul Lavoro Agile, dove è stabilito che questa modalità di esecuzione del lavoro subordinato deve innanzitutto essere stabilito tramite un accordo scritto tra le parti, che definisca sempre organizzazione del lavoro (per fasi, cicli o obiettivi), durata, rispetto dei tempi di riposo, diritto alla disconnessione e modalità di recesso. La prestazione lavorativa è da eseguire in totale autonomia da parte del lavoratore, senza vincoli di orario o di luogo di lavoro e con l’utilizzo di strumenti tecnologici adeguati. Una delle cose più importanti espresse dalla legge è la parità di trattamento economico per il lavoro agile rispetto al lavoro per così dire tradizionale, ma anche il diritto all’apprendimento permanente e la tutela degli aspetti legati alla salute e alla sicurezza, tra cui infortuni e malattie. Il fatto che il lavoratore non lavori in spazi stabiliti o di proprietà dell’azienda non rende di certo quest’ultima meno responsabile nei confronti del lavoratore. La legislazione recente e successiva ha inquadrato ulteriormente alcuni aspetti dello smart working, sebbene ci sia ancora molto da fare, soprattutto nell’approccio alla materia e nell’insufficiente comprensione dei vantaggi che lo smart working può effettivamente portare al mondo del lavoro. A livello europeo l’Inghilterra già dal 2014 regola la questione dello smart working introducendo per la prima volta i reali vantaggi del flexible working. Si parla infatti del diritto a richiedere queste modalità di lavoro da parte del lavoratore e la conseguente possibilità di rifiutarle da parte dell’azienda, la quale però è obbligata a motivare la decisione. Lo smart working è dunque, in tutto e per tutto, una rivoluzione del concetto di lavoro. I benefici del lavoro agile non sono solo in termini di equilibrio e soddisfazione individuale, ma anche di performance delle persone e dell’organizzazione nel complesso. Dal punto di vista organizzativo, l’indagine rivela che lo Smart Working contribuisce ad aumentare la produttività di circa il 15% e a ridurre il tasso di assenteismo di circa il 20%. Secondo un sondaggio sui responsabili degli Smart Worker, questo modo di lavorare ha un impatto molto positivo sulla responsabilizzazione per il raggiungimento dei risultati (37% del campione), sull’efficacia del coordinamento (33%), sulla condivisione delle informazioni (32%), sulla motivazione e la soddisfazione sul lavoro (32%) e la qualità del lavoro svolto (31%). Il 30% dei responsabili, poi, registra miglioramenti anche nella produttività, nella gestione delle urgenze e nell’autonomia durante lo svolgimento delle attività lavorative. L’unico aspetto su cui pochi manager (11%) dichiarano un impatto negativo è la condivisione delle informazioni.

Ma i benefici riguardano anche la riduzione dei costi di gestione degli spazi fisici in termini di affitti, utenze e manutenzioni, con il 30% di risparmi nelle aziende che hanno ripensato la struttura degli spazi, e il work-life balance, con almeno l’80% dei dipendenti di imprese con progetti di Smart Working che hanno ottenuto un migliore equilibrio fra vita professionale e privata. Fra le criticità di chi fa Smart Working la più frequente è la percezione di un senso di isolamento circa le dinamiche dell’ufficio (18%), seguita dal maggiore sforzo di programmazione delle attività e di gestione delle urgenze (16%). Altre difficoltà sono legate alle distrazioni esterne, come la presenza di altre persone nel luogo in cui si lavora (14%), alla necessità di frequenti interazioni di persona (13%) e alla limitata efficacia della comunicazione e della collaborazione virtuale (11%). Sono pochissimi, inoltre, gli Smart Worker che incontrano difficoltà nell’uso delle tecnologie legate al lavoro agile. Una buona percentuale di lavoratori agili (14%) non percepisce alcuna criticità.

La pandemia ha dimostrato al mondo intero che basare tutto il nostro sistema professionale su un’impostazione aziendale tradizionale non ci permette di fronteggiare tutti gli eventi che la vita ci pone di fronte. Il periodo pandemico ha chiarito quanto lo Smart Working non sia solamente un obiettivo a cui tendere nel futuro, ma quanto rappresenti una necessità nel periodo storico all’interno del quale ci troviamo. Le aziende che sono riuscite ad integrare agevolmente questa metodologia di lavoro hanno potuto proseguire la propria attività anche mentre la sede fisica doveva rimanere chiusa. Questo approccio ha quindi consentito di mantenere la produzione e contenete le perdite. È chiaro che lo Smart Working non può essere applicato a qualsiasi settore merceologico. Basta pensare solamente al lavoro svolto da un meccanico, il quale non potrebbe certamente assemblare un’auto virtualmente, almeno non ancora.

In conclusione, le tecnologie sono un fattore chiave nello sviluppo dello Smart Working il quale, a sua volta, è il punto cardine di una rivoluzione professionale. Consente ad imprenditori e lavoratori di continuare a produrre attraverso un lavoro più intelligente. Vengono così ad essere considerate maggiormente la soddisfazione del lavoratore, la sua produttività, la conciliazione della vita lavorativa con quella personale. Ogni dipendente diventa più responsabile, autonomo e importante nel ruolo che ricopre in azienda.

Di Emanuela Di Rauso