Cosa sta accadendo in Europa e non solo?

Cosa sta accadendo in Europa e non solo?

13 Ottobre 2020 0 Di Alessandro Mazzaro

Negli ultimi mesi, anche a causa della pandemia, si è aperto incredibilmente un dibattito sul futuro dell’Europa e del Mondo, dal momento che, da un lato in Europa, si è messo in discussione il paradigma ordo-liberale che ha egemonizzato l’azione politica dalla fine degli anni 80 fino ai giorni nostri, dall’altro nei rapporti geo-politici, vi è stato un superamento del bipolarismo “ USA- RUSSIA”, poiché è cresciuta sempre di più la forza contrattuale e politica della Cina, tanto da non dimenticare che nel 2019 si diffondeva il più grande progetto politico di espansione commerciale e sociale della “ Nuova Via della Seta”, con la quale la Cina si proiettava nel mondo Occidentale come interlocutore principale, in contrapposizione alla politica americana.
In Europa, ormai l’emergenza pandemica e la conseguente crisi economica ha posto in crisi il paradigma ordo-liberale, che si fondava sui Parametri di Maastricht, per chiarezza qui si riportano:
La stabilità dei prezzi. Il trattato prevede che “Il raggiungimento di un alto grado di stabilità dei prezzi, risulterà da un tasso d’inflazione prossimo a quello dei tre Stati membri, al massimo, che hanno conseguito i migliori risultati in termini di stabilità dei prezzi”.
In concreto, il tasso d’inflazione di un dato Stato membro non deve superare di oltre l’1,5% quello dei tre Stati membri che avranno conseguito i migliori risultati in materia di stabilità dei prezzi nell’anno che precede l’esame della situazione dello Stato membro.
La situazione della finanza pubblica. Il trattato stabilisce che: “La sostenibilità della situazione della finanza pubblica, risulterà dal conseguimento di una situazione di bilancio pubblico non caratterizzata da un disavanzo eccessivo.”
In pratica, al momento dell’elaborazione della sua raccomandazione annuale al Consiglio dei ministri delle finanze (Ecofin), la Commissione esamina se la disciplina di bilancio sia stata rispettata in base ai due seguenti parametri:
il disavanzo pubblico annuale: il rapporto tra il disavanzo pubblico annuale e il PIL non deve superare il 3 % alla fine dell’ultimo esercizio finanziario concluso. In caso contrario, tale rapporto deve essere diminuito in modo sostanziale e costante e aver raggiunto un livello prossimo al 3% o, in alternativa, il superamento del valore di riferimento deve essere solo eccezionale e temporaneo e il rapporto deve restare vicino al valore di riferimento;
il debito pubblico: il rapporto tra il debito pubblico lordo e il PIL non deve superare il 60 % alla fine dell’ultimo esercizio di bilancio concluso. In caso contrario, tale rapporto deve essersi ridotto in misura sufficiente e deve avvicinarsi al valore di riferimento con ritmo adeguato.
Il tasso di cambio, il trattato prevede “il rispetto dei margini normali di fluttuazione previsti dal meccanismo di cambio del Sistema monetario europeo per almeno due anni, senza svalutazione nei confronti della moneta di qualsiasi altro Stato membro”.
I tassi di interesse a lungo termine. Il trattato prevede che “i livelli dei tassi di interesse a lungo termine riflettano la stabilità della convergenza raggiunta dallo Stato membro”.
Dunque, si è in una fase ibrida nel Vecchio Continente, in quanto vi è un passaggio dalla rigidità del rispetto dei parametri economici, così da permettere il contenimento e risanamento dei conti dei bilanci statali, ad un nuovo paradigma economico che si basa, sostanzialmente, su uno Stato imprenditore, ovvero un ritorno all’investimento pubblico come fonte di moltiplicazione del reddito nella società.
La strada intrapresa con il Recovery Fund che impegna l’Europa nell’aiutare i Paesi membri a determinare investimenti e contenere l’impatto economico che avrà l’emergenza coronavirus, potrebbe andare proprio nella direzione di una nuova visione politica ed economica nel nostro Continente. In precedenza, si diceva che si era in una fase ibrida, proprio per cui vi sono visioni ed orizzonti ancora assai differenti, basti immaginare ai Paesi del Nord Europa che si basano fortemente sui parametri economici come l’output gap, le politiche fiscali restrittive e la stabilità dei prezzi.
Philipp Heimberger, economista dell’Istituto di studi economici internazionali di Vienna e dell’Istituto comprensivo di analisi economica (Johannes Kepler University Linz) in un breve passaggio cristallizza interamente la situazione pregressa ed attuale dell’Economia del Vecchio Continente: “Le immagini che abbiamo in mente quando pensiamo all’economia italiana e non solo spesso non sono accurate. La cancelliera tedesca, Angela Merkel, e il suo allora ministro delle finanze, Wolfgang Schäuble, hanno dato libero sfogo a questi cliché dieci anni fa. All’epoca, anche il gruppo degli economisti tedeschi accettava in gran parte rappresentazioni distorte dell’Europa meridionale, così da evitare di prendere in considerazione una possibile deviazione dal mix di politiche economiche predominante nell’UE – un focus sul consolidamento fiscale e sulla deregolamentazione del mercato del lavoro.
Diversi anni dopo, quegli stessi economisti e quella stessa cancelliera possono vedere i risultati di queste politiche controproducenti. La situazione è diventata così acuta che la questione della ricostruzione dell’economia europea dopo Covid-19 ha il potenziale per fare a pezzi l’UE.
Ora la Germania, prendendo le distanze dai suoi “quattro frugali” vicini dell’Europa settentrionale, vuole spingere per maggiori investimenti nei paesi della zona euro meridionale attraverso il proposto recovery found, ma servirà molta energia alla Merkel e agli economisti tedeschi per convincere la popolazione dell’Europa (settentrionale) – a causa di quelle false immagini dell’Italia e del sud dell’Europa, distribuite tatticamente nel corso di così tanti anni.”, per cui l’orizzonte che si intravede è quello di una politica che si concentri sulla piena occupazione e su politiche di redistribuzione per una maggiore equità sociale.
La fase di incertezza e di ripensamento degli equilibri economici e politici in Europa, causata dalla possibile crisi economica derivante dall’emergenza pandemica , si acutisce anche a livello mondiale, in quanto sono andati in crisi due pilastri fondamentali, su cui si basava l’ordine economico e politico mondiale, ossia il neo-liberismo e l’equilibrio geo-politico che si basava sul primato dell’ Occidente.
Ebbene, che il peso degli americani si sia ridotto ovunque nel mondo è un fatto. Nel Medio Oriente per esempio ha ripreso un protagonismo la Russia, che sembrava un Paese emarginato, dopo la caduta del Muro di Berlino e questo riporta al ruolo dell’Europa. Non si tratta per l’Europa di giocare una partita di autonomia dagli Usa.
L’Europa è stata forte quando ha spinto gli americani a una politica meno muscolare, più intelligente. Quando ha condizionato gli Usa con la forza della sua tradizione diplomatica, la sua cultura, la sua visione del mondo. In questo momento c’è il problema di definire una strategia del mondo occidentale, la pressione americana spinge perché essa sia una strategia di chiusura e di ostilità verso i cinesi.
Suddetta politica potrebbe portare ad una frattura dei rapporti geo-politici, spingendo la Russia a un rapporto di collaborazione sempre più stretto con la Cina. Ma questo nuovo bipolarismo fra Occidente e tutti quelli che non sono occidentali, rischia di essere molto diverso da quello con la Russia sovietica perché quello era un Paese in declino.
Oggi, se mettessimo insieme le risorse naturali e militari della Russia con la potenza innovatrice dell’economia cinese ci troviamo di fronte un antagonista molto più pericoloso.
Sarebbe una politica lungimirante?
A tale quesito è difficile rispondere, in quanto tutto è in movimento e in divenire, sicuramente il cambiamento della politica economica e sociale europea , deriva senz’altro da ciò che sta accadendo nel Mondo.
Ecco che anche le elezioni americane diventano dirimenti e snodo cruciale, al fine di comprendere meglio verso quale direzione saremo proiettati.
Il ruolo dell’Europa potrebbe essere fondamentale in questo scenario, solo se sarà unita e compatta sia economicamente che politicamente, altrimenti questa nuova “ Guerra Fredda” rischieremo solamente di subirla e di avere conseguenze negative.

Di Carlo Conte