Coronavirus, Burioni: “Non si dovrebbe votare nelle scuole”
2 Settembre 2020«Il 14 settembre si aprono le scuole e il 20 settembre si vota, con il solito allestimento dei seggi negli edifici scolastici e la coda di disinfezione e via dicendo. Che non si sia trovata una soluzione a questo problema è davvero imbarazzante. Non si dovrebbe votare nelle scuole e luoghi alternativi dovrebbero essere da tempo identificati in modo da non intralciare ulteriormente una già tribolata attività scolastica. Fregarsene vuole dire tenere in poco conto l’importanza dell’istruzione, che a mio giudizio – dopo la salute – è la cosa più importante che esista». Lo scrive il virologo Roberto Burioni in un articolo pubblicato sul sito Medical Facts, in cui spiega quali sono i rischi del rientro a scuola. «La prima domanda che tutti ci facciamo è: i nostri bambini corrono rischi?» scrive il virologo.
«Basandoci sull’esperienza statunitense, dove i casi sono tanti e la sorveglianza molto buona, possiamo dire che in grandissima parte i bambini – risponde – non hanno gravi conseguenze da COVID-19: la loro malattia decorre quasi sempre in maniera clinicamente lievissima. Purtroppo quando parliamo di oltre sei milioni di casi totali, quel ‘quasi sempre’ non corrisponde a ‘mai’».
La seconda domanda di Burioni è: i bambini sono importanti nell’infettare gli adulti? «Qui la questione è molto più complicata, perché i dati – scrive il virologo – sono ancora contrastanti e contraddittori. Al momento, purtroppo, non è possibile fornire una risposta certa a questa domanda. Personalmente ritengo che sarebbe molto utile osservare con attenzione cosa sta accadendo in altri Stati che hanno già riaperto le scuole e che dispongono di un’ottima organizzazione sanitaria. Un esempio? La Germania». Aggiunge poi: «Vorrei ricordare a tutti un importante elemento di valutazione: se da una parte c’è il rischio del COVID-19 e della sua diffusione, la non riapertura delle scuole non è comunque priva di rischi, privando i bambini della socialità e dell’istruzione. Il bilanciare questi rischi in una maniera complessivamente vantaggiosa per la società, come ho già detto, è compito della politica e non della scienza».