Il 13 giugno 1946 Umberto II lasciava l’Italia
13 Giugno 2020Undici giorni fa,il 2 giugno, abbiamo ricordato la prima votazione in Italia a suffragio universale. Da quel referendum che mutò l’assetto istituzionale del Paese, con la scelta popolare prevalentemente indirizzata verso la repubblica, seguì anche l’esilio di Umberto II di Savoia l’ultimo re d’Italia.
Nacque a Racconigi nel 1904 da Vittorio Emanuele III e da Elena Petrovič Njegoš del Montenegro. Si sposò a Roma nel 1930 con Maria José, figlia di Alberto I del Belgio. Fu comandante supremo delle forze armate durante la guerra contro la Francia nel 1940 e luogotenente generale del Regno dal 5 giugno 1944.
Successe al padre in veste di re il 9 maggio 1946 (da qui l’appellativo di “re di maggio”, datogli dai repubblicani), in seguito all’abdicazione di Vittorio Emanuele III. Quest’ultimo cercò così di salvare l’immagine della dinastia sabauda; pesavano infatti la sua fuga da Roma nel settembre 1943 (destinazione Brindisi) che aveva lasciato l’esercito allo sbando, l’apertura di credito a Mussolini nel 1922 e la firma delle leggi razziali del 1938.
Com’è risaputo, a prevalere fu la repubblica, con due milioni di voti di scarto. Non mancarono polemiche dei monarchici, che lamentarono la mancata conta delle schede nulle. Secondo quanto da loro sostenuto, la vittoria dalle urne sarebbe dovuta essere tale solo se fosse derivata dal risultato della “maggioranza dei consensi nella somma dei voti a monarchia, repubblica, schede bianche e schede nulle”.
A ogni modo, la sera del 12 giugno Umberto II apprese telefonicamente che il Governo aveva arbitrariamente affidato i poteri ad Alcide De Gasperi. Il 13 giugno 1946, quando la Corte di Cassazione riconosce i risultati del referendum, l’erede di Vittorio Emanuele III decise di partire per Cascais, presso Lisbona, prendendovi dimora sotto il nome di conte di Sarre. Si era aperta la stagione repubblicana.