Il futuro della scuola? Vincere la sfida dell’inclusività
13 Giugno 2020L’Anno Scolastico che si è appena concluso lascia un sapore d’incertezza e d’inevaso: questo tempo sospeso, che ha proibito qualsiasi attività in presenza, ha privato i docenti e gli alunni della bellezza della lezione in presenza, del contatto umano, del vivere la scuola non solo dal lato della didattica, ma come centro di aggregazione culturale e sociale vero e proprio.
Da docente, ma ancor prima da ex liceale – non troppo ex! -, sono davvero dispiaciuto per quei maturandi che non hanno potuto assaporare la gioia frammista alla malinconia dell’ultimo giorno del quinquennio, magari a scorrazzare con le auto nel cortile della scuola, freschi patentati, o a lanciarsi bombe d’acqua con la sempreverde vendittiana “Notte prima degli esami” pompante dagli altoparlanti dell’auto di uno di loro; sono amareggiato di come non possano avvertire quell’ansia buona nella notte precedente all’inizio della Maturità, passata tutti quanti insieme tra le strade della città, dell’angoscia fuori ai cancelli di scuola alle 7 del mattino, nell’attesa della consegna del plico contenente la prima prova, e quel senso di liberazione alla fine dell’esame orale, preludio della vita reale che ti aspetta, oltre quella “campana dorata” che è la Scuola.
O meglio, che dovrebbe essere.
E’ triste, ma tant’è. Una seppur valente didattica a distanza non può sostituire, nella maniera più assoluta, l’humanitas, il valore umano della scuola e la magia di quegli anni, che è necessario vivere fino in fondo. Magari pur non essendo uno studente impeccabile fino in fondo, ma vivendo tutto, indistintamente.
E ora? Cos’è che ci aspetta oltre questo tempo di quarantena?
Sic stantibus rebus, ci si chiede se sia possibile ricominciare le attività didattiche in presenza a settembre, o se continuare con la Didattica a Distanza almeno per tutto l’arco del primo quadrimestre.
Un’ulteriore proposta avanzata – ampiamente bocciata – è stata quella di ricominciare sì l’anno in presenza, ma ponendo dei pannelli di plexiglass tra un banco e un altro. Una cosa terribile.
Mai come ora la Scuola deve promuovere la sua natura inclusiva, e non attuare un principio di esclusività, sia pure per motivi inerenti la salute comune: è d’uopo ricercare delle soluzioni che concilino tanto la sicurezza personale (mascherina, banchi singoli, distanziamento di almeno due metri), quanto la potenzialità sociale dell’ambiente Scuola.
E’ necessario, senz’altro, che il sistema scolastico cominci a rivedere il sistema delle classi pollaio: oltre a un fatto squisitamente igienico, è ovvio e indubbio che, in una classe di quasi 30 ragazzi, sia decisamente difficile mantenere viva l’attenzione e attuare delle metodologie didattiche alternative ed efficienti.
Un altro discorso pertiene al reclutamento docenti: conseguentemente alla manovra economica, sono stati aggiunti 8.000 posti in più al concorso ordinario, rispetto ai già preesistenti, il che amplierebbe l’offerta a disposizione.
Un’ulteriore buona notizia è la riapertura delle graduatorie nel 2020, con trasformazione da graduatorie d’istituto in graduatorie provinciali: ci si iscriverà nelle graduatorie di una data provincia, dopodiché, successivamente alla pubblicazione di un calendario di convocazioni, ci si recherà presso l’Ufficio Scolastico Provinciale per accettare l’incarico di una supplenza a lungo termine (30 giugno o 31 agosto) in uno degli istituti dell’ambito scolastico provinciale. La scelta delle venti scuole, invece, servirà solo a ricoprire le supplenze brevi (malattia o maternità).
Speriamo che questi piccoli spiragli di speranza servano a dare nuova linfa alla Scuola, settore fondamentale e basilare – insieme alla Sanità – dello Stato, a cui chiediamo, a gran voce, di dare la possibilità ai ragazzi di tornare a vivere l’ambiente scolastico come il luogo in cui dar vita ai propri sogni, e a noi docenti di darci la possibilità di poter continuare il sogno insieme a loro, non guidandoli in maniera imperiosa, ma camminando fianco a fianco, passo a passo.