Covid-19, la preoccupazione degli albergatori: cosa fare con un cliente positivo?

Covid-19, la preoccupazione degli albergatori: cosa fare con un cliente positivo?

28 Maggio 2020 0 Di Alessandro Mazzaro

E se un cliente contraesse il coronavirus? Questa è forse la domanda delle domande per gli albergatori. Ma cosa si deve fare, effettivamente, nel caso in cui un cliente presenti sintomi riconducibili al Covid-19? Se questi dubbi turbavano i sogni degli operatori già nella fase del lockdown, è verosimile immaginare che oggi, con la riapertura delle strutture, acquisteranno ancora più importanza. Benché delle risposte sono arrivate o arriveranno dal settore privato (ne riparleremo presto), altre, quelle più importanti, dovevano pervenire dalle istituzioni. La Regione Campania, dal canto suo, con l’allegato sub 1 all’ordinanza n.51 del 24 maggio 2020, ha tentato, in parte riuscendoci, di diradare le preoccupazioni fornendo delle linee guida precise e dettagliate su come gestire un caso sintomatico sospetto.

Nel protocollo di sicurezza si legge, innanzitutto, che nel caso in cui un ospite o un operatore manifesti febbre e sintomi respiratori, lo deve comunicare tempestivamente al personale senza entrare in contatto diretto.

La struttura, a sua volta, deve provvedere tempestivamente a contattare il Dipartimento di prevenzione dell’ASL di riferimento, fatto salvo situazioni di particolari criticità in cui si chiederà l’intervento del 118.

Nell’attesa del parere sanitario il cliente sintomatico deve essere accompagnato in un ambiente sicuro ed isolato dove resterà per tutto il tempo necessario.

L’ingresso di personale, in caso di necessità, va, comunque, limitato allo stretto indispensabile e con l’obbligo categorico di utilizzare gli opportuni dispositivi di protezione.

 

Ma se a presentare i sintomi dell’infezione da Covid-19 fosse, invece di un cliente, un collaboratore o un dipendente? In questi casi le strade da percorrere sono due ma in entrambi il lavoratore dovrà interrompere immediatamente l’attività dandone tempestiva comunicazione al proprio datore di lavoro.

Nel caso in cui il dipendente non sia domiciliato presso la struttura è tenuto a rientrare al proprio domicilio adottando le necessarie precauzioni e prendendo contatto con il proprio medico di medicina generale. Nel caso contrario, invece, saranno attivati i medesimi protocolli previsti per il cliente sintomatico.

Presso la struttura deve essere disponibile un kit di sicurezza da utilizzare per coloro che presentano sintomi da Sars-Cov-2 (Covid-19) o per coloro che si prendono cura di una persona affetta. Il kit deve comprendere i seguenti elementi:

  • disinfettante / salviette germicide per la pulizia delle superfici e dei tessuti;
  • mascherine chirurgiche per la persona sintomatica;
  • mascherina FFP2 per il personale che presta assistenza;
  • tuta a maniche lunghe a tutta lunghezza;
  • guanti monouso;
  • visiera;
  • sacchetto monouso per rifiuti a rischio biologico.

Il personale sanitario, accertata la positività al virus del cliente o del dipendente, effettuerà la valutazione del caso provvedendo all’identificazione di tutti i contatti e stabilendo le misure opportune e necessarie nei loro confronti.

Come si evince da questi protocolli, la prossima estate, all’insegna della prevenzione e della cautela, sarà ben lontana da quelle che il nostro bel paese ci ha insegnato ad amare ed a odiare al tempo stesso negli ultimi decenni. “Se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi”. Forse, ora più che mai, la battuta di Tancredi nel celebre Gattopardo di Tomasi, aiuta a comprendere quanto sia necessario quello spirito di adattamento che, nonostante tutto, ha da sempre caratterizzato il nostro popolo.

 

di Saverio Principe