L’impatto del Coronavirus sulla finanza e sulle imprese

L’impatto del Coronavirus sulla finanza e sulle imprese

5 Maggio 2020 0 Di Arianna Bruno

Il Coronavirus sta cambiando non solo le nostre vite ma anche i mercati finanziari. La borsa di Milano e tutti gli altri listini Europei dalla giornata di lunedì 9 marzo hanno subito notevoli cali, seppure generalizzati questi cali vanno a colpire in maniera più o meno pesante i titoli.

Infatti, le borse globali vivono un momento di caduta libera a doppia cifra e senza precedenti.

Il 12 marzo 2020 Piazza Affari ha chiuso in calo record del 16,9% a 14.894 punti (-40% dall’inizio dell’emergenza), ampiamente il maggiore ribasso dalla nascita dell’indice nel 1998. Tra broker e clienti il nervosismo è alto, come riporta Bloomberg, valutando l’andamento delle Borse globali si parla di una serie di ‘’Cigni Neri’’ preoccupanti. Questi problemi di mercato, a differenza del 2008, non potranno essere risolti dalla politica monetaria, infatti non si ha molta fiducia nelle banche centrali circa la loro capacità di affrontare o compensare il danno economico, tutto ciò perché la politica monetaria ha raggiunto i limiti della sua efficacia in molte parti del mondo sviluppato (cioè in Europa e Giappone).

L’OPERATO DELLE BANCHE

La politica monetaria è uno strumento poco utile ad affrontare i problemi di flusso di cassa delle imprese e delle famiglie nelle aree colpite. Secondo Moody’s gli effetti del Coronavirus sulla finanza incideranno sulla concessione di prestiti da parte delle banche, ci sarà inoltre la sospensione temporanea almeno in parte dei loro programmi di finanziamento. Nel frattempo, però comunque le banche stanno tentando di evitare che uno shock dell’offerta si trasformi in uno shock della domanda, adottando specifiche misure. La Banca d’Italia ha intrapreso le azioni necessarie per contenere le ricadute economiche della pandemia.

Il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco nella Conferenza per l’approvazione del Bilancio 2019 ha affermato che ‘’la redditività futura del nostro paese dipenderà dall’andamento dei mercati finanziari, in relazione alla pandemia, dalla rischiosità delle attività nonché dalle misure di politica monetaria che verranno adottate in seno al Consiglio direttivo della BCE. Il futuro prossimo sarà fortemente condizionato dal modo in cui l’Italia e l’Europa sapranno affrontare l’emergenza, prima di tutto sul piano sanitario, poi su quello economico-finanziario”, ha sottolineato Visco, per limitare i danni bisogna impegnarsi da vicino seguendo gli sviluppi e le implicazioni della pandemia per l’economia, la stabilità dei prezzi, le condizioni degli intermediari e l’andamento dei mercati finanziari”. Un aspetto particolarmente interessante è l’impatto che le imprese delle diverse regioni hanno subito sul fatturato a causa del Coronavirus.

L’IMPATTO SUL FATTURATO DELLE IMPRESE

Il danno economico più evidente lo ha subito la Lombardia, “l’epicentro del terremoto”, che è stata definita sul piano sanitario e come rischia di essere anche dal punto di vista economico, data la sua stazza produttiva. Secondo le stime e in uno scenario pessimistico le imprese lombarde brucerebbero un fatturato di 182 miliardi, seguite dal Lazio (118 miliardi), dal Piemonte (60), dal Veneto dall’Emilia Romagna (poco più di 57 per entrambe). I dati sono stimati sulla base di vari fattori tra cui la maggior o minore propensione all’export, i diversi settori, oppure dove si trovano maggiormente reti e centro commerciali. In termini di valori assoluto, l’impatto a fine crisi secondo le stime sarà più contenuto nelle regioni del Sud e in quelle più piccole. La ricerca, però, permette anche di mettere a fuoco anche altri fenomeni.

Il primo è quasi scontato: esistono settori che verranno penalizzati meno dalla crisi, o che addirittura ci stanno guadagnando come il commercio online, la grande distribuzione alimentare e farmaceutica. Infatti, se l’epidemia continuasse a tormentare l’Italia anche dopo l’estate, il 2020 per molte di esse diventerebbe indimenticabile: nella grande distribuzione alimentare crescerebbero dai 108 miliardi del 2019 a 132 miliardi, nel commercio all’ingrosso dei prodotti farmaceutici e medicali da 33 a 38 miliardi, nel commercio online da 4,3 a 6,7 miliardi.

di Emanuela Di Rauso