Conte riapre il Paese: il rischio non è calcolato

Conte riapre il Paese: il rischio non è calcolato

17 Maggio 2020 0 Di Alessandro Mazzaro

Tra malesseri interni e interessi personalistici, l’arcobaleno su Palazzo Chigi ha fatto capolino dopo l’annuncio dei 55 miliardi di euro impacchettati nel Decreto Rilancio.

Una cifra astronomica economicamente parlando (equivalente a due ricche Finanziarie) che ha sortito il temporaneo effetto di neutralizzare gli animi dei vari Masaniello, inquilini impazienti e stabili sulla riva del fiume. Il governo Conte si è giocato tutto partecipando a un Rischiatutto insostenibile per le casse del Paese. L’inferno o il paradiso passerà dagli effetti a breve termine di una scelta tanto cara ai nostalgici della Prima Repubblica: distribuire a pioggia i miliardi che dovrebbero in teoria (molto in teoria) attivare quegli investimenti di imprese e famiglie indispensabili a far ripartire di slancio l’economia.

Del resto, il premier non ha fatto altro che ascoltare tutti (di sicuro troppo) aprendo alle richieste dell’universo variegato degli attori antagonisti capitanati dalla Confindustria. Una disponibilità scaturita in realtà da una fragilità politica senza precedenti per l’attuale esecutivo, ritrovatosi suo malgrado a sedere al tavolo delle trattative con un potere negoziale ridotto ai minimi termini.

Conte ha mediato fino all’ultimo istante precedente la firma del Decreto Rilancio, poco sostenuto dai litigi di M5S e PD desiderosi di imprimere il proprio timbro sui cosiddetti capitoli della spesa. La querelle sulla regolarizzazione dei migranti è stato il punto più infimo di questo scontro, poi risolto in extremis per non fare un favore indiretto alla Lega (più che per sincera condivisione).

In un’esasperata sintesi l’azione del governo potrebbe dunque riassumersi come il tentativo affannato di anestetizzare la bagarre politica. Una priorità che ha posto in secondo piano il tema della visione: senza un disegno chiaro, senza una logica razionale e misurata, senza una progettualità legislativa ad ampio respiro, Conte e i suoi potranno difendersi e resistere, il Paese no.

Il premier anche nell’ultima conferenza stampa ha prestato il suo volto rassicurante in favore dei cittadini, quello più agguerrito per i critici. Le raccomandazioni sul rispetto del distanziamento sociale hanno lasciato presto spazio alle bordate rivolte a quelle Regioni (Lombardia su tutte), che con la riapertura delle attività produttive si assumeranno la responsabilità dei propri provvedimenti. Troppo poco per un’emergenza epidemiologica trasformatasi nel corso delle settimane ma non ridimensionata nei suoi effetti mortali. Sarebbe bastato lato governo definire una Map Road intelligente perché così come è vero che tanti territori si stanno avvicinando alla fatidica soglia di contagi zero, è altrettanto indubbio che al Nord in primis le statistiche non sono così incoraggianti.

Domani il Paese riabbraccerà una nuova normalità attesa e desiderata, ma senza quelle tutele invocate e mai arrivate. Senza tamponi a campione, senza l’individuazione dei cosiddetti asintomatici, senza dispositivi di protezione personali reperibili e gratuiti, basterà affidarsi al buon senso degli imprenditori e dei cittadini per non trovarsi a richiudere tutto tra qualche settimana? Il rischio c’è ma questa volta suonerebbe come l’ouverture della tragedia e non della mera crisi.

di Pietro Giunti