17 maggio: Giornata internazionale contro l’omofobia

17 maggio: Giornata internazionale contro l’omofobia

17 Maggio 2020 0 Di Alessandro Mazzaro

Abbiamo recentemente ricordato i quattro anni trascorsi dall’approvazione della legge Cirinnà, tappa importante della lotta per l’acquisizione di diritti da parte delle minoranze, in particolare per quel che concerne le coppie dello stesso sesso. Oggi, su questa scia, ricordiamo la Giornata internazionale contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia, ricorrente il 17 maggio di ogni anno e istituita nel 2004.

Ma soprattutto, ricordiamo perché sia importante celebrarla. Perché nonostante siano stati compiuti significativi passi avanti, è innegabile che sia ancora diffuso un approccio alla diversità a dir poco diffidente. Specialmente se la diversità è di carattere sessuale.

C’è ancora una tendenza a classificare l’amore, a ritenere una tipologia di amore più “naturale” di un’altra. Sarebbe curioso vedere se la situazione si capovolgesse, in una sorte di universo parallelo, cosa penserebbero della diversità coloro che oggi si sentono al sicuro poiché simili alla maggioranza. Ecco, forse il punto della questione è proprio questo: quell’abitudine a distinguere il vero dal falso, il bianco dal nero, il meglio dal peggio. Dimenticando un concetto fondamentale: il punto di vista. Se si riuscisse a comprendere appieno il valore di questo elemento, vivremmo tempi decisamente più vivibili, appunto. Non è ancora ben chiaro il danno irreparabile che delle parole possano causare; qualcosa di estremamente più logorante di un pugno o di uno schiaffo. Può reggere una società che non sappia rispettare questa vulnerabilità?

Ha senso guardare un amore con circospezione? Cos’è l’amore alla fine? Forse è “soltanto” un elemento che addolcisce e lenisce questo viaggio di sola andata, che se condiviso pesa meno. Alla luce di questa possibile definizione, è plausibile sezionare l’amore e classificarne le parti? A ognuno le sue conclusioni, com’è giusto che sia. A patto di un semplice parametro necessario per la sopravvivenza di una società civile degna di essere così chiamata: il rispetto degli spazi privati dei singoli individui.

Per secoli, le persone che provavano un amore non convenzionale sono state considerate inferiori. In particolar modo, i destinatari di accuse infamanti e torture di ogni genere sono stati, tendenzialmente, gli omosessuali.

Marcel Proust era omosessuale. Pier Paolo Pasolini era omosessuale. Oscar Wilde era omosessuale (e riguardo gli ultimi due, è risaputo quali problemi abbiano avuto con la società del tempo). Qualcuno avrebbe, ancora oggi, l’ardire di ritenersi superiore?

E a proposito di Wilde, riportiamo qui qualche passo di una lettera indirizzata ad Alfred Douglas, come testimonianza di purezza di sentimento:
“Mio carissimo ragazzo, questo è per assicurarti del mio amore immortale, eterno per te. Domani sarà tutto finito. Se la prigione e il disonore saranno il mio destino, pensa che il mio amore per te e questa idea, questa convinzione ancora più divina, che tu a tua volta mi ami, mi sosterranno nella mia infelicità e mi renderanno capace, spero, di sopportare il mio dolore con ogni pazienza. Poiché la speranza, anzi, la certezza, di incontrarti di nuovo in un altro mondo è la meta e l’incoraggiamento della mia vita attuale, ah! Debbo continuare a vivere in questo mondo, per questa ragione. […] Ti scrivo questa lettera in mezzo a grandi sofferenze ; la lunga giornata in tribunale mi ha spossato. Carissimo ragazzo, dolcissimo fra tutti i giovani, amatissimo e più amabile. Oh! aspettami! aspettami! Io sono ora, come sempre dal giorno in cui ci siamo conosciuti, devotamente il tuo, con un amore immortale.”

Dalla diversità si può trarre tanta bellezza.

Forse, ancora una volta, l’antidoto è la cultura.

di Francesco Mazzariello