Storie di Resilienza: il Vallo di Diano che non molla

Storie di Resilienza: il Vallo di Diano che non molla

12 Maggio 2020 0 Di Alessandro Mazzaro

La firma sul decreto è arrivata il 15 marzo di un 2020 che resterà nella storia del mondo. Nella storia dell’Italia. E anche nella storia del Vallo di Diano, area di circa 60mila abitanti nel sud della provincia di Salerno.

Un’area conosciuta più per essere bacino di voti, “scrigno” di servizi da “scippare” che siano il treno, il Tribunale o il carcere che per le sue bellezze e le sue peculiarità culturali. Un’area che anche la criminalità organizzata usa per lo più come discarica per spazzatura indesiderata o al massimo piazza di spaccio o che viene vista da multinazionali come risorsa – soprattutto petrolifera – da prosciugare.

Un’area che meriterebbe ben più attenzioni, da chi ci abita innanzitutto. Ma è anche terra di resilienza, di adattamento alle avversità, di piccole gemme che escono, grezze, nonostante le difficoltà esterne. Ed è un’area che ha vissuto, suo malgrado, il Coronavirus in prima linea.

15 MARZO: ZONA ROSSA

La firma sul decreto è arrivata il 15 marzo: zona rossa. Lo ha scritto il governatore Vincenzo de Luca serrando cinque comuni: Auletta, Caggiano, Polla, Sala Consilina e Atena Lucana. È “sbarcato” l’esercito per controllare. Alcuni raduni religiosi, quelli dei neocatecumenali, hanno fatto scoppiare – in modo inconsapevole – il contagio anche nel Vallo di Diano. Alla fine, dopo due mesi circa di emergenza, il bilancio parla di oltre 150 persone contagiate, 15 decedute, tra loro il comandante dei vigili del fuoco del Vallo di Diano Luigi Morello e il prete di Caggiano, don Alessandro Brignone, 600 persone in controllo diretto, e migliaia di quarantena. E ovviamente la paura diffusa ovunque. Ed è nella paura che si vedono i coraggiosi, che si vede chi ha il polso fermo e la voglia di resistere.

La politica del Vallo di Diano – occorre dire – non ha mostrato tutto ciò, anzi ha rimesso in mostra antichi difetti tra divisioni interne, fratture insanabili e dispetti ingiustificabili. I sindaci hanno guardato l’orticello e non il “grande terreno”, basti pensare che si sono riuniti solo l’8 marzo per affrontare insieme il problema, poi, poi nulla più. Ognuno per sé e il Coronavirus per tutti.

E allora la resilienza ha avuto un centro, un ombelico: l’ospedale. Il “Luigi Curto”. L’ospedale che da sempre ha dato lavoro a un territorio intero, compreso un indotto importante, ma che da un po’ di tempo è stato al centro di tagli e minacce di tagli, e che invece, nonostante tutto ha saputo reggere l’urto. Certo senza gli oltre 400mila euro di donazioni di privati non sarebbe stato possibile affrontare il Covid in maniera quanto meno opportuna.

I PUNTI FOCALI DELLA RESISTENZA

Due i punti focali di questa resistenza. Il dipartimento di prevenzione diretto da Rosa D’Alvano che ha dovuto circoscrivere l’epidemia, la prima piombata in Campania con indagini epidemiologiche quasi degne del commissario Montalbano e vigilanza attiva su centinaia di persone a rischio; e il “Luigi Curto”. I fondi sono stati necessari per allestire, in tempi rapidi, l’area Covid e per superare alcune difficoltà iniziali. Il primo piano dell’ospedale è stato riservato alla gestione del Coronavirus tra area Covid e Post Covid, mentre la protezione civile ha allestito all’esterno dell’ospedale tende e container per i primi esami. Alla fine nessun sanitario dell’area – diretta dal dottore Domenico Rubino – è rimasto contagiato.

Sono stati curati oltre trenta pazienti e l’ondata terribile non ha distrutto il tutto. Anzi. Restano, ovviamente, le tragedie, le 15 famiglie che non hanno potuto riabbracciare i propri cari, le cattive gestione di alcune problematiche, le brutte figure – per esaminarle e raccontarle ci sarà tempo – e gli errori di un’area che dovrebbe fare della resilienza un suo cavallo di battaglia, invece di arrendersi come sempre più spesso sta facendo.

Ma anche nel Vallo di Diano – per chiudere con una speranza – “c’è chi dice no”. E potrebbero essere sempre di più.

di Pasquale Sorrentino

(3-Continua)