Unioni Civili, la legge Cirinnà compie quattro anni

Unioni Civili, la legge Cirinnà compie quattro anni

11 Maggio 2020 0 Di Alessandro Mazzaro

Ci sono alcuni punti sensibili del dibattito della politica italiana che, quando toccati, spaccano in due l’opinione pubblica (se non di più che due parti). Fra questi, sicuramente possiamo menzionare le unioni civili. Esattamente quattro anni fa, l’11 maggio 2016, venne approvato il disegno di legge riguardante la tematica citata.

Presentato in aula il 6 ottobre 2015, e con quasi seimila emendamenti proposti, la legge tratta la “Regolamentazione delle unioni civili tra persone dello stesso sesso e disciplina delle convivenze”.

Ma prima di tutto, cosa si intende per “unioni civili”? La Treccani definisce unione civile “forma di convivenza di coppia, basata su vincoli affettivi ed economici, alla quale la legge riconosce uno specifico statuto giuridico, con particolare riferimento a coppie di persone dello stesso sesso”. Dopo questa rapida delucidazione, andiamo a vedere in breve cosa cambiò con la legge Cirinnà (legge n. 76/16).

La legge consta di un solo articolo con 69 commi e istituisce “l’unione civile tra persone dello stesso sesso quale specifica formazione sociale ai sensi dell’articolo 2 e 3 della Costituzione e reca la disciplina delle convivenze di fatto”. Nello specifico, per quel che riguarda i diritti e i doveri, esattamente come nel matrimonio, il regime patrimoniale ordinario è quello della comunione dei beni, con la possibilità di scegliere la separazione dei beni. Entrambe le parti sociali sono tenute a contribuire al bisogno comune. La legge compie una serie di equiparazioni al matrimonio, come la violenza come causa di annullamento del contratto, indennità in caso di morte del lavoratore, e via discorrendo.

Ma questo è solo un rapido ripasso di alcuni punti della legge, che rappresenta un passaggio della storia recente (e non solo) fondamentale nelle battaglie per i diritti. Monica Cirinnà l’ha così commentato su Facebook: «Sono passati quattro anni dall’approvazione della legge sulle unioni civili, una legge che come dico spesso si occupa della felicità delle persone. Non so più quante coppie ho abbracciato, quante unioni ho celebrato, quanti sorrisi hanno scaldato il mio cuore. Ogni volta è bellissimo, è come vedere la Costituzione diventare vita vera. Quest’anno, però, avverto con ancora più forza i limiti di quella legge, e le situazioni di disuguaglianza a cui non ha potuto porre rimedio e che l’emergenza sanitaria ha reso ancora più evidenti». «Credo sia giunto il momento”, prosegue la senatrice “di iniziare a lavorare per mantenere la promessa dell’eguaglianza, e completare il lavoro iniziato quattro anni fa: gli obiettivi sono chiari, matrimonio egualitario e riconoscimento pieno dell’omogenitorialità, in tutte le sue forme. Avverto questa responsabilità con forza, e sono pronta a battermi, nel Partito e in Parlamento, per accompagnare l’Italia verso questo ulteriore passo». Parole riassumibili con «e l’amore ha l’amore come solo argomento», come cantava Fabrizio De André.

di Francesco Mazzariello