Commercio, a marzo crollo delle vendite non alimentari
7 Maggio 2020Forte flessione delle vendite di beni non alimentari ed aumento delle vendite nei supermercati nel mese di marzo.
È quanto attestato da Istat nel consueto rapporto mensile sul commercio al dettaglio.
La flessione delle vendite di beni non alimentari, manco a dirlo, è una conseguenza dell’applicazione delle misure di chiusura di molte attività di vendita al dettaglio a partire dal 12 marzo scorso, a causa dell’emergenza sanitaria in corso.
Nella grande distribuzione aumentano le vendite degli esercizi non specializzati a prevalenza alimentare (+5,2%), soprattutto dei supermercati (+14,0%), mentre per quelli a prevalenza non alimentare si registra un calo eccezionale (-40,5%). Per gli esercizi specializzati le vendite subiscono una diminuzione ancora più forte (-55,7%).
Nelle imprese operanti su piccole superfici anche il comparto alimentare è in lieve diminuzione (-1,0%), mentre per quello non alimentare il calo è del 36,6%.
Il commercio elettronico, invece, continua ad essere l’unica forma distributiva in costante crescita.
IL REPORTO COMPLETO
- A marzo 2020 si stimano, per le vendite al dettaglio, flessioni rispetto a febbraio pari al 20,5% in valore ed al 21,3% in volume. A determinare l’eccezionale calo sono le vendite dei beni non alimentari, che diminuiscono del 36,0% in valore e del 36,5% in volume, mentre quelle dei beni alimentari sono stazionarie in valore e in lieve diminuzione in volume (-0,4%).
- Nel primo trimestre del 2020, le vendite al dettaglio registrano un calo del 5,8% in valore e del 5,9% in volume rispetto al trimestre precedente. Diminuiscono le vendite dei beni non alimentari (-11,6% in valore e -11,5% in volume), mentre le vendite dei beni alimentari registrano variazioni positive (rispettivamente, +2,0% in valore e +1,9% in volume).
- Su base tendenziale, a marzo, si registra una diminuzione delle vendite del 18,4% in valore e del 19,5% in volume. Anche in questo caso sono le vendite dei beni non alimentari a registrare un calo (-36,0% in valore e in volume), mentre risultano in crescita quelle dei beni alimentari (+3,5% in valore e +2,1% in volume).
- Per quanto riguarda i beni non alimentari, si registrano variazioni tendenziali negative per tutti i gruppi di prodotti in commercio. Le diminuzioni maggiori riguardano Abbigliamento e pellicceria (-57,1%), Giochi, giocattoli, sport e campeggio (-54,2%) e Calzature, articoli in cuoio e da viaggio (-54,1%), mentre il calo minore si registra per i prodotti farmaceutici (-6,3%).
- Rispetto a marzo 2019, il valore delle vendite al dettaglio diminuisce del 9,3% per la grande distribuzione e del 28,2% per le imprese operanti su piccole superfici. Le vendite al di fuori dei negozi calano del 37,9% mentre è in crescita sostenuta il commercio elettronico (+20,7%).
- Nel corso della fase di rilevazione dei dati vi è stata una contenuta riduzione del tasso di risposta delle imprese, conseguente all’emergenza sanitaria in corso. Le azioni messe in atto per fare fronte a queste perturbazioni nella fase di raccolta dei dati hanno consentito di elaborare e diffondere gli indici relativi al mese di marzo 2020.
LE IMPRESE
La nota mensile di Istat sull’andamento dell’economia prende in esame anche la situazione delle imprese.
Le misure di contenimento, anche in questo caso, hanno avuto un impatto decisamente negativo
sull’attività economica.
La caduta congiunturale del Pil, espresso in valori concatenati con anno di riferimento 2015, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, nel primo trimestre è stata pari al 4,7%, più accentuata di quella dell’area euro ma di intensità inferiore rispetto a Francia e Spagna.
Dal lato della domanda, vi sono stati ampi contributi negativi sia della domanda interna (al lordo delle scorte), sia della componente estera netta. Il forte calo congiunturale ha sintetizzato una diminuzione del valore aggiunto diffusa a tutti i principali settori economici.
La variazione acquisita per il 2020 (il livello del prodotto che si otterrebbe a fine anno nel caso in cui negli altri trimestri i livelli di attività si mantenessero uguali a quelli registrati in T1) è pari a -4,9%.
Le prospettive a breve per la manifattura evidenziano un quadro negativo. A febbraio i nuovi ordinativi dell’industria
hanno registrato una robusta flessione congiunturale sia sul mercato interno (-4,4%) sia su quello estero (-4,3%).
Indicazioni simili provengono dal settore delle costruzioni, con la produzione che ha registrato a febbraio una
brusca diminuzione (-3,4% rispetto a gennaio) in parte come correzione del consistente aumento di gennaio. I dati
sui permessi di costruire, che solitamente anticipano la produzione, mostrano segnali di peggioramento nel settore
non residenziale. In T3 2019 la superficie dei fabbricati non residenziali è risultata in marcata diminuzione rispetto al
trimestre precedente (-9,8%).
Per il comparto residenziale, gli indicatori hanno segnato un aumento in termini congiunturali sia per il numero di nuove abitazioni sia per la superficie utile abitabile (rispettivamente +2,8% e +3,9%) in ripresa dopo la diminuzione del trimestre precedente. Tuttavia, in termini tendenziali il numero di abitazioni e la superficie utile abitabile hanno registrato rispettivamente il terzo e secondo calo consecutivo del 2019.