Digitalizzazione, la sfida di un’intera generazione

Digitalizzazione, la sfida di un’intera generazione

5 Maggio 2020 0 Di Alessandro Mazzaro

In queste ultime settimane con l’avvento dell’emergenza di Covid-19 si è aperto un dibattito molto interessante sul possibile ruolo delle nuove tecnologie in sensu latu nella società.

Pare evidente che la classe dirigente e, soprattutto, la nostra generazione debbano avere una visione chiara e puntuale, è vero che internet e le tecnologie hanno permesso di velocizzare, migliorare e implementare dei meccanismi della società analogica, ma incidono fortemente sulle libertà fondamentali, sui diritti e più in generale sulla democrazia.

Oggi è fondamentale aprire una discussione profonda sul rapporto tra le nuove tecnologie e la salvaguardia dei diritti fondamentali del cittadino, dal momento che potrebbe avere delle ripercussioni sostanziali nella società, qualora si legiferasse senza una visione ampia della democrazia digitale.

Difatti, si ritiene dirimente la realizzazione di un ampliamento o di un nuovo statuto dei lavoratori, dato che in queste settimane l’Italia ha fronteggiato l’emergenza dal punto di vista occupazionale con l’utilizzo dello smart working , laddove era possibile, e i benefici di tale modalità sono molteplici e si possono misurare in termini di miglioramento della produttività, riduzione dell’assenteismo e dei costi per gli spazi fisici. Per l’appunto, si sta diffondendo la convinzione nella società, di stabilire la modalità da remoto, anche dopo l’emergenza.

Ebbene, si nascondono insidie profonde per il lavoratore, quali l’overwork e l’eliminazione della socialità nel lavoro, due elementi che vanno ad incidere fortemente sui diritti del lavoratore.

Pertanto, la rivoluzione digitale ha comportato un vero e proprio cambiamento, forse irreversibile, perché ha determinato nuove dinamiche nei rapporti sociali, politici, nella gestione dei dati sensibili e nel mondo del lavoro, rendendo comunque difficoltosa la tutela di alcuni diritti dei cittadini.

A tal proposito, nel 2015 vi è stato un primo tentativo, seppur timido, al fine di regolamentare il mondo virtuale coerentemente alla nostra Carta Costituzionale, con la istituzione della Commissione Parlamentare per i diritti e i doveri relativi ad internet.

Tale commissione pone in evidenza come internet sia stato determinante nel ridefinire uno spazio pubblico e privato tra cittadini ed Istituzioni, quest’ultimo si fonda sui principi di libertà, uguaglianza, dignità e diversità di ogni persona, dal momento che la garanzia di tali diritti è necessario per un funzionamento democratico di tali spazi.
Bisognerà ripensare anche agli spazi urbani e il loro ruolo inteso come luogo di partecipazione e di sviluppo economico e urbanistico. Le Istituzioni in questa fase potrebbero concedere alle attività commerciali l’ampliamento dello spazio pubblico, in modo da garantire accessibilità e sicurezza, ma soprattutto incentivi per gli esercizi commerciali costretti a non poter lavorare per l’emergenza sanitaria.

È giunto il momento di un cambio di visione della società, per vivere e convivere con questo virus ma senza dimenticarci delle politiche di sviluppo, senza le quali il nostro Paese faticherebbe ancora di più.
Nelle prossime settimane affronteremo una fase delicata e complessa: la classe dirigente ha l’opportunità di decidere su cosa investire ed i fondi strutturali rappresentano le vere risorse europee a disposizione di Regioni, città e territori.

I fondi europei potranno essere una grande opportunità per la rinascita delle nostre comunità ma solo se utilizzati per realizzare interventi mirati.

La nostra generazione si trova davanti ad un passaggio importante, perché potremmo avere un nuovo paradigma economico e sociale. Dunque, una generazione che vuole farsi trovare pronta a questa grande sfida, dovrà essere lei ad avviare un dibattito serio su temi come la tecnologia, l’innovazione, welfare state, fondi europei, digitalizzazione.

di Carlo Conte e Roberta D’Amico