La tentazione a Palazzo e il tempo della Politica

La tentazione a Palazzo e il tempo della Politica

3 Maggio 2020 0 Di Alessandro Mazzaro

Cavalcare la crisi economica per far crollare il castello. Una tentazione cinica, spietata, concreta. Come se non bastassero i nodi irrisolti dell’emergenza, per Giuseppe Conte si profila una settimana di passione dal punto di vista politico.

A Palazzo Chigi la tensione è palpabile, così come è viva la consapevolezza di dover agire in fretta. Viva, come l’Italia del partito (guarda caso) di chi più di altri si è fatto carico di guidare la fronda pro-ribaltone: Matteo Renzi. Il suo ultimatum lanciato in Senato ha lasciato il segno anche perché, è bene sottolinearlo, l’unanimità d’intenti non è mai stato il tratto caratteristico di una maggioranza sorta più per convenienza che per convinzione. Renzi, da “giovane vecchio” della politica qual è, ha fiutato l’occasione per mettere alle corde il premier con il più alto indice di gradimento della storia della Repubblica. E per farlo ha puntato tutto sui buchi, sui gravi ritardi, sulle non risposte, sulla mancanza di concretezza del governo.

Conte da par sua ha reagito ammettendo tutto, scusandosi direttamente con quegli italiani che stanno soffrendo la fame in attesa della liquidità promessa e mai arrivata. Una contromossa intelligente che servirà sì a fargli guadagnare tempo, ma che non basterà ad evitare il caos generale.

D’accordo la burocrazia – il vero virus mai sconfitto da questo Paese – ma è accettabile ad esempio che i lavoratori debbano ancora attendere i soldi della cassa integrazione del mese di marzo? È pensabile che nella fatidica Fase 2 non vi sia chiarezza sul come e quando ripartiranno le imprese?

Per non parlare del pasticcio scuola e delle divagazioni per quanto riguarda congiunti e affini

Conte è convinto (a ragione) di aver operato in scienza e coscienza con tutte le attenuanti del caso. C’è però una bella differenza tra il prima e il dopo (e su questo Renzi ha ragione): finito il tempo delle rassicurazioni, incombe oggi quello della politica. Una politica fatta di uomini che, senza timore alcuno di sfociare in un populismo scontato, non può e non deve essere rappresentata dalla task force capitanata da Vittorio Colao. La Costituzione, la stella polare della nostra democrazia, ci è stata donata da uomini semplici, illuminati, visionari. Non certo da manager maestri di bilanci.

di Pietro Giunti