Covid-19, le misure decise dal Consiglio Europeo per fronteggiare la crisi
30 Aprile 2020Il Consiglio Europeo dello scorso 23 aprile ha dato il via libera al pacchetto di misure economiche proposto precedentemente dall’Eurogruppo per fronteggiare la grave crisi economica innescata dalla diffusione del coronavirus, con l’obiettivo di renderle operative già dal 1 giugno.
Tale pacchetto di 540 miliardi di euro comprende gli aiuti alle imprese della Banca Europea per gli Investimenti (BEI), il programma SURE (Support to mitigate Unemployment Risks in Emergency) e le linee di credito precauzionali del Meccanismo Europeo di Stabilità (MES). In particolare, per quanto riguarda la BEI, si tratta di un’istituzione finanziaria europea che si indebita sui mercati dei capitali ed eroga finanziamenti a condizioni vantaggiose per realizzare progetti che sostengono gli obiettivi dell’UE. Per fronteggiare la crisi del COVID – 19, verrà attivato un Fondo di garanzia dei paesi europei di 25 miliardi che consentirà alla BEI di raccogliere sul mercato fino ad un massimo di 200 miliardi, necessari per poter erogare prestiti vantaggiosi alle imprese, soprattutto quelle di piccole e medie dimensioni che sono maggiormente esposte agli effetti negativi della crisi.
PROGRAMMA SURE E MES
Il programma SURE, proposto il 2 aprile dalla Commissione Europea, è una misura che con l’ausilio di garanzie volontarie da parte degli Stati, pari a 25miliardi, consentirà di erogare prestiti fino ad un massimo di 100 miliardi, necessari per finanziare le casse integrazioni nazionali e misure simili, aiutando i lavoratori a non perdere il proprio posto di lavoro fino alla fine del lockdown. Facendo invece riferimento al MES, si tratta di un’organizzazione intergovernativa europea attiva dal luglio 2012 per fronteggiare shock asimmetrici (cioè che colpiscono solo uno o alcuni dei paesi di un’unione monetaria), aiutando i Paesi dell’area euro che a causa di gravi crisi finanziarie non riescono a reperire fondi sul mercato attraverso l’emissione di titoli pubblici perché considerati non affidabili dai creditori, rischiando il default.
Dunque, per aiutare tali paesi e nello stesso tempo garantire la stabilità finanziaria dell’intera area euro, il MES concede prestiti con alcune condizioni che riguardano l’impegno del paese ad attuare riforme in tre aree principali:
• Consolidamento fiscale: ovvero tagli della spesa pubblica ed aumenti del gettito tributario attraverso privatizzazioni o riforme fiscali;
• Riforme strutturali: ovvero misure che favoriscano la crescita, la creazione di posti di lavoro e la competitività;
• Riforme del settore finanziario: cioè interventi volti a potenziare la vigilanza bancaria o, se occorre, a ricapitalizzare gli istituti di credito.
Per fronteggiare l’emergenza coronavirus, che rappresenta uno shock simmetrico che colpisce tutti i paesi dell’area euro, si è deciso che l’unica condizione necessaria per ricorrere alle linee di credito precauzionali del MES è che i potenziali fondi, pari complessivamente a 240 miliardi, siano impiegati per le spese sanitarie e di prevenzione, dirette ed indirette. Tutti i Paesi possono accedere a tali finanziamenti fino al 2% del loro Pil del 2019, circa 36 miliardi per l’Italia.
RECOVERY FUND PER SOSTENERE LA RIPRESA ECONOMICA
Oltre a tale pacchetto di misure precedentemente proposto dall’Eurogruppo (BEI, SURE, MES), il Consiglio Europeo del 23 aprile ha dato il via libera alla proposta di istituire un Recovery Fund, cioè un fondo che sostenga la ripresa economica dei paesi colpiti dall’emergenza COVID-19. La Commissione Europea è stata chiamata a lavorare in questi giorni ad una proposta dettagliata da presentare il prossimo 6 maggio, riguardante essenzialmente le dimensioni economiche del fondo ed il suo finanziamento, che dovrebbe avvenire attraverso l’emissione di recovery bond, cioè titoli garantiti dal bilancio UE 2021-2027.
Tuttavia, nel corso del Consiglio è emersa una spaccatura sulle modalità di erogazione di queste risorse: i Paesi del Sud Europa (tra cui l’Italia) preferirebbero che esse siano erogate a “fondo perduto”, in modo da impedire l’aumento dei debiti pubblici nazionali, mentre i paesi del Nord sostengono che esse debbano essere erogate attraverso prestiti da rimborsare. Molto probabilmente, la Commissione proporrà un mix che tenga conto di entrambe le proposte, cercando di garantire un giusto equilibrio.