Storie di resilienza: l’importanza di reinventarsi

Storie di resilienza: l’importanza di reinventarsi

28 Aprile 2020 0 Di Arianna Bruno

La tanto agognata fase 2 è (quasi) arrivata. Annunciata in diretta nazionale dal Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha squarciato la monotonia di quasi due mesi di lockdown che rischiano di mettere in ginocchio un intero Paese. La lenta ripresa delle attività è ormai vicina: in qualche modo, del resto, si dovrà pur ricominciare a pensare ad un ritorno alla normalità.

I simboli della Resilienza

Se da un lato c’è chi – con non poca insofferenza – ha deciso di fermarsi per riflettere, per cause di forza maggiore, per ricaricarsi o per chissà quale altro motivo, dall’altro c’è chi ha deciso di guardare il bicchiere mezzo pieno, rimboccandosi le maniche anche durante la quarantena.
Ogni storia, in tal senso, merita di essere raccontata, perché rappresenta un tassello di quel puzzle che, un giorno, riempirà le pagine dei libri che racconteranno le cronache di questa pandemia. E da ogni storia emerge quella tanto decantata resilienza, che oggi più che mai rappresenta il sentimento simbolo dell’epidemia.

L’azienda cilentana

Tra le tante realtà colpite dall’emergenza – in un modo o nell’altro – ci sono quelle spesso dimenticate: le piccole attività imprenditoriali che, annaspando tra le difficoltà, non hanno smesso di andare avanti, cercando nuovi stimoli e diventando anche loro l’emblema di una resistenza al virus. E’ il caso dell’azienda Tommasini, realtà agricola di Capaccio Paestum, al cui timone c’è Francesco Tommasini. La sua testimonianza è quella di un imprenditore che ha cercato di reinventarsi: “In questi due mesi di quarantena ho deciso di non fermare il lavoro in azienda, ma di attuarlo in modo diverso – racconta – ho iniziato a seguire aspetti della lavorazione che avevo affidato ad altri. E così come il modo di lavorare, è cambiata anche la giornata: prima passavo le notti al pc, ora è tutto diverso”.

Un modo per riappropriarsi del tempo anche in un periodo in cui il futuro rappresenta un’incognita: “In un momento come questo, ammetto che reinventarsi è dura. Progettare è una scommessa poiché non si hanno punti fermi né certezze. Ma lo spirito è positivo: per questo ho approfittato di questo periodo per creare prodotti nuovi e rielaborare i listini per andare incontro all’utente”.

Il post quarantena? Non del tutto negativo: “Appartengo ad un settore di prima necessità – ha aggiunto – e sono convinto che queste settimane a casa hanno innescato nelle persone nuove consapevolezze. La ripartenza non sarà facile, ma ci sarà: non ci spaventiamo”.

di Arianna Bruno

(1-continua)