Coronavirus e sanità, quando a sbagliare è il Nord

Coronavirus e sanità, quando a sbagliare è il Nord

15 Aprile 2020 0 Di Arianna Bruno

Per effettuare al meglio una riflessione sulla questione relativa al Coronavirus è necessario, prima di tutto, comprendere le ragioni e le modalità attraverso le quali il virus si è diffuso in Italia. Altri Paesi, a differenza del nostro, si sono fatti trovare preparati: dotati di adeguati strumenti di assistenza sanitaria, hanno avuto la capacità di rispondere nel modo giusto alle esigenze della popolazione anche in occasione della pandemia. Ritengo che il nostro errore sia stato, negli anni passati, potenziare la sanità privata a discapito di quella pubblica. Voglio essere chiaro: non sono contrario ai privati, bensì ritengo che debbano esistere in una dimensione che deve essere governata dal processo pubblico. In Lombardia e Veneto, ad esempio, abbiamo fatto sì che si costruissero le nicchie di maggiore resa delle attività sanitarie, legandole anche alle attività di carattere assistenziale protette dalle assicurazioni, perché in questo modo vi era un margine elevato di resa delle prestazioni.
Al pubblico sono stati lasciati gli interventi più onerosi, tra cui non possiamo ignorare quelli legati a malattie come il Covid-19 che colpiscono più persone insieme costringendole alla terapia intensiva: una situazione che, non inserita in un’ottica di organizzazione certosina, ha messo a rischio gli ospedali che non sono in grado di rispondere.

Nonostante la presenza attiva del Governo Nazionale, si è dovuta registrare questa insufficienza degli ospedali di Lombardia e Veneto, “colpevoli” di aver creduto, anche in modo arrogante, di poter organizzare gli ospedali al pieno delle capacità. Ciò non è accaduto e ancora oggi risulta difficile controllare l’epidemia.

Al Sud, al contrario, si sono registrati comportamenti opposti: è il caso del Presidente della Regione Campania, Vincenzo de Luca, che è subito corso ai ripari per tenere a bada l’epidemia. Il Meridione ha, dunque, risposto bene per svariati motivi: i nostri governatori, in particolare De Luca, sono riusciti a potenziare gli ospedali ed i reparti, mettendoli in condizione di affrontare l’emergenza. Un ottimo lavoro, soprattutto se si considera che la Campania era carente dal momento che i piani sanitari organizzati avevano smantellato la parte ospedaliera nelle sue funzioni importanti con l’idea di affidare la cura degli infettati all’ospedale Cotugno di Napoli, ignorando che anche quest’ultimo, con i suoi soli 8 posti iniziali di terapia intensiva, non poteva fare miracoli.
Il tempo che De Luca si è preso per riorganizzare il sistema ospedaliero ci ha consentito, anche grazie alla sospensione e alla chiusura delle attività e al non propagarsi del virus, di evitare una situazione catastrofica. Oggi, dunque, siamo nelle condizioni di poter parlare di un’attività che è in grado di respingere le situazioni più critiche, registrando un numero di morti sicuramente non accettabile, ma che si inserisce, inevitabilmente, nel conto di una pandemia mondiale.

Raimondo Pasquino 

Presidente del Comitato Scientifico della Fondazione Picentia