Il graduale invecchiamento dei borghi del Meridione
9 Aprile 2020I piccoli borghi delle aree interne sono in via di spopolamento a causa del calo delle nascite e dei flussi migratori. A renderlo noto è il Rapporto Svimez sull’Economia e la Società del Mezzogiorno del 2019, che ha rilevato dati preoccupanti basati sull’elaborazione delle statistiche Istat.
Tali notizie risultano ancora più rilevanti se si considera il divario tra Nord e Sud per ciò che riguarda più propriamente la crescita demografica: dall’inizio del secolo ad oggi, infatti, la popolazione meridionale è cresciuta di soli 81mila abitanti a fronte dei 3 milioni e 282mila del Centro-Nord.
Il processo di spopolamento dei piccoli centri del Meridione parte dall’immediato dopoguerra, ma è negli ultimi anni che ha assunto dimensioni considerevoli. I Comuni più a rischio sono quelli della dorsale appenninica e delle isole, danneggiati da statistiche negative sia per ciò che riguarda le nascite sia per le migrazioni. Il fenomeno dell’emigrazione, iniziato negli anni dell’industrializzazione, non si è mai concluso e la diminuzione delle nascite hanno di fatto “invecchiato” i piccoli borghi della Penisola.
Stando ai dati, nei piccoli borghi (fino a 1000 abitanti) risiede meno del 2% della popolazione, di cui l’1,6% nel Sud, a fronte del quasi 50% che vive nei piccoli e medi centri urbani tra i 5001 ed i 50.000 abitanti.
I piccoli comuni presentano, inoltre, un tasso di natalità piuttosto basso. Nei comuni fino a 1000 abitanti il tasso di natalità è pari a 5,5 nati ogni 1000 abitanti residenti. Ad una bassa natalità si aggiunge anche un indice di invecchiamento elevato: nei piccoli Comuni del Sud, infatti, l’indice di vecchiaia è pari al 303,2%.
di Arianna Bruno