Il pianeta Terra e i gravosi problemi di inquinamento

Il pianeta Terra e i gravosi problemi di inquinamento

7 Ottobre 2021 0 Di Alessandro Mazzaro

Il pianeta ha enormi problemi di inquinamento. L’estate antartica (il nostro inverno) è l’appuntamento annuale con il problema ozono. Quando i raggi del sole tornano a illuminare il Polo Sud, il “buco” sopra l’Antartide si allarga e scatta l’allarme. Nei vari bollettini ufficiali la Nasa, agenzia spaziale Usa, ha avvertito che la voragine ha raggiunto i livelli massimi registrati da quando il buco è stato scoperto, negli anni ’80. L’area ormai è grande 30 volte l’Italia e si estende sopra l’Antartide e l’America meridionale. Situazione drammatica? Forse no: 300 scienziati, riuniti a Buenos Aires per fare un bilancio sullo stato di salute dell’atmosfera, hanno poco dopo comunicato che il pericolo del buco dell’ozono è quasi superato: tra cinquant’anni l’ozono tornerà ai livelli originari. Qualcosa del genere era successo nell’estate anche con l’effetto serra. Sul più autorevole quotidiano Usa, il New York Times, alcuni scienziati hanno annunciato che il Polo Nord si era praticamente sciolto per il caldo: al suo posto c’era un grande lago.Poi altri scienziati hanno corretto il tiro: nessun problema, sono fenomeni che accadono quasi ogni estate.

La Terra ha oggi enormi problemi di inquinamento globale: dall’effetto serra, all’inquinamento dell’aria e alla desertificazione. E anche che a queste forme di inquinamento se ne stanno aggiungendo di nuove, come il rumore, l’odore e l’inquinamento elettromagnetico. Ma, bombardati da annunci contraddittori, facciamo fatica a capire le vere dimensioni del pericolo che corriamo. La situazione sta migliorando? Sta peggiorando? Che cosa possiamo fare? Alcune forme di inquinamento un tempo in testa alla classifica degli allarmi sono addirittura svanite nel nulla. Come, ad esempio, la pioggia acida che distruggeva i boschi? Non ne parla più nessuno. Per capire cosa è scientificamente dimostrato spesso sufficiente consultare i ricercatori che si occupano dei problemi. Nel caso del buco dell’ozono, per esempio, sembra che l’ottimismo sia scientificamente più “giusto”. Agli inizi degli anni ’60 Rachel Carson, considerata la fondatrice dell’ambientalismo moderno, lanciò un appello: i pesticidi inquinano aria e acqua, e fanno ammalare animali e persone. Nel libro Primavera silenziosa sosteneva che c’erano evidenze scientifiche sufficienti a giustificare la messa al bando della maggior parte delle sostanze chimiche usate in agricoltura. In Italia il Ddt (l’insetticida) è stato vietato nel 1978. Solo nel 1991 una direttiva europea ha regolamentato l’uso degli altri pesticidi. E solo ora, dopo 40 anni, i prodotti coltivati senza antiparassitari iniziano a essere accessibili a tutti. Ma è l’effetto serra il fenomeno sul quale sembra più difficile ottenere risposte chiare. Viene chiamato in causa ogni volta che fa troppo caldo, ma anche quando la pioggia si trasforma in un acquazzone violento. E perfino quando fa troppo freddo (c’è chi sostiene che in Europa potrebbe portare a una nuova glaciazione). Le più autorevoli istituzioni scientifiche oggi convengono sul fatto che il riscaldamento del pianeta c’è, e che una delle conseguenze sono temporali, uragani ed eventi meteorologici più violenti. Non c’è ancora però completo consenso. Gli scettici sostengono infatti che l’effetto serra è in realtà una fluttuazione climatica, del tutto simili a quelle che si sono verificate più volte in altre ere geologiche. Il senso di incertezza è dovuto anche al fatto che, nonostante l’emergenza, nessuna autorità prende decisioni.

Lo scorso novembre all’Aja (Olanda) si è tenuto un vertice internazionale. Ma l’accordo non c’è stato: Usa ed Europa partono da posizioni politiche opposte. In attesa che trovino un accordo, per fortuna il mondo degli affari comincia a capire. I disastri naturali costano: negli ultimi diecianni sono stati spesi nel mondo 800 mila miliardi di lire (metà del Pil italiano) in assicurazioni. Bp, la principale compagnia petrolifera inglese, ha cambiato il suo nome da British Petroleum a Beyond Petroleum, che vuol dire al di là del petrolio: ha investito cinquecento milioni sulle energie rinnovabili.

Di Emanuela Di Rauso

Bibliografia:

1) Vincenzo Iannuzzi, Evoluzione della conoscenza dell’universo e della Terra con riferimento all’attualità, Elison Publishing, 2018.

2) Stefano Liberti, Terra bruciata come la crisi ambientale sta cambiando l’Italia e la nostra vita, Rizzoli, 2020