L’indice di sviluppo umano (Isu) e l’agenda 2030

L’indice di sviluppo umano (Isu) e l’agenda 2030

9 Luglio 2021 0 Di Alessandro Mazzaro

L’indice di sviluppo umano, anche noto come Isu, è stato elaborato nel 1990 anche grazie al contributo di Amartya Sen, si tratta dell’indice che viene utilizzato dall’Onu per valutare la qualità della vita nei Paesi membri. Si basa sui seguenti elementi:

1. Reddito pro capite;
2. Speranza di vita alla nascita;
3. Livello medio di istruzione.

Lo sviluppo umano si riferisce alla possibilità degli individui di procurarsi beni e servizi idonei a garantire una vita decorosa secondo gli standard di vita internazionali, di avere una vita lunga e in salute, di istruirsi e di avere buone possibilità di lavoro. Il valore dell’Indice di sviluppo umano, compreso tra 0 e 1, è dato dalla media aritmetica semplice di tre indici che vengono elaborati per ognuno degli elementi considerati.

Nel 2018 il campo di variazioni era compreso fra lo del Niger e lo 0,95 della Norvegia. L’Italia figurava al 28° posto con un valore comunque molto alto, pari a 0,88. Molto spesso se si considerasse solo il reddito pro capite, si avrebbe una classificazione alto simile a quella risultante dall’Isu, tuttavia non c’è coincidenza perfetta fra i due indici e può accadere che, nonostante un reddito pro capito simile, due Paesi abbiano una diversa valutazione in merito allo sviluppo umano.
L’impegno dell’Onu in merito al tema dello sviluppo è ribadito dal fatto che il 1° gennaio 2016 sono entrati in vigore l’Agenda globale per lo sviluppo sostenibile (cosiddetta Agenda 2030) e i relativi Obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals), adottati all’unanimità dagli Stati membri, che si sono impegnati a raggiungerli entro il 2030. Si tratta di un Programma d’azione che dà seguito ai risultati inerenti agli Obiettivi di Sviluppo del Millennio (Millennium Development Goals) stabiliti nel documento sottoscritto dagli stessi Stati membri dell’Onu nel 2000. L’approvazione dell’Agenda 2030 è un evento storico, sotto diversi punti di vista, in quanto:

É stato espresso un chiaro giudizio sull’insostenibilità dell’attuale modello di sviluppo, non solo sul piano ambientale, ma anche su quello economico e sociale. Si afferma così una visione integrata e innovativa delle diverse dimensioni dello sviluppo;
Tutti i Paesi sono chiamati a contribuire allo sforzo di intraprendere il percorso di un sentiero sostenibile, senza più distinzione tra Paesi sviluppati, emergenti e in via di sviluppo, anche se evidentemente le problematiche da affrontare possono essere diverse. In sostanza, ogni Paese deve impegnarsi a definire una propria strategia di sviluppo sostenibile che consenta di raggiungere gli Obiettivi fissati nell’Agenda 2030, rendicontando sui risultati conseguiti all’interno di un processo coordinato dall’Onu;
• L’attuazione dell’Agenda richiede un forte coinvolgimento di tutte le componenti della società, dalle imprese private al settore pubblico, dalla società civile alle istituzioni del volontariato, dalle università e centri di ricerca agli operatori dell’informazione e della cultura.

Il processo di cambiamento del modello si sviluppa vermonitorato attraverso un complesso sistema basato su 17 obiettivi, 169 Target e oltre 240 indicatori. Ogni Paese verrà valutato periodicamente dalle opinioni pubbliche nazionali e internazionali, oltre che nell’ambito dell’ONU sulla base del rispetto dei parametri stabiliti.

Di Emanuela Di Rauso

Bibliografia:

1) Fausta Pellizzari, Lo sviluppo economico Principi e indicatori, Economia e contributi 2015

2) Maria Giuseppina Lucia, Stefano Duglio, Paola Lazzarini, Verso un’economia della sostenibilità lo scenario e le sfide. FrancoAngeli 2018