Istat: continua a diminuire la popolazione italiana

Istat: continua a diminuire la popolazione italiana

3 Maggio 2021 0 Di Alessandro Mazzaro

Al 1° gennaio 2021i residenti ammontano a 59 milioni 259mila, 384mila in meno su base annua; è quanto rileva l’Istat nel suo ultimo report. Nel conteggio concorrono a saldo 128 mila unità in più per effetto delle migrazioni con l’estero (di cui 174 mila iscrizioni e 46mila cancellazioni), 51 mila unità in più per effetto della dinamica naturale (60 mila nati stranieri contro 9mila decessi), 84 mila unità in meno per effetto delle revisioni anagrafiche e circa 100 mila unità in meno per acquisizione della cittadinanza italiana.

Nel 2020 i decessi totali in Italia sono stati 746 mila, il 18% in più di quelli rilevati nel 2019. A influire, ovviamente, anche il Covid-19 che ha avuto effetti su tutte le componenti del ricambio demografico, facendo registrare una «dinamica naturale (nascite-decessi)» negativa nella misura di 342mila unità. La speranza di vita alla nascita, senza distinzione di genere, scende a 82 anni, cioè 1,2 anni sotto il livello del 2019. Per osservare un valore analogo occorre risalire al 2012. Gli uomini sono più penalizzati: la loro speranza di vita alla nascita scende a 79,7 anni, ossia 1,4 anni in meno dell’anno precedente, mentre per le donne si attesta a 84,4 anni, un anno di sopravvivenza in meno. A 65 anni la speranza di vita scende a 19,9 anni (18,2 per gli uomini, 21,6 per le donne). Ancora in calo anche la natalità. Negli ultimi 12 anni si è passati da un picco relativo di 577 mila nati agli attuali 404 mila, il 30% in meno.

La riduzione della natalità interessa tutte le aree del Paese, da Nord a Sud, salvo rare e non significative eccezioni. Sul piano regionale le nascite, che su scala nazionale risultano inferiori del 3,8% sul 2019, si riducono dell’11,2% in Molise, del 7,8% in Valle d’Aosta, del 6,9% in Sardegna. Tra le province, a riprova di un quadro generale piuttosto critico, sono soltanto 11 (su 107) quelle in cui si rileva un incremento delle nascite: Verbano-Cusio Ossola, Imperia, Belluno, Gorizia, Trieste, Grosseto, Fermo, Caserta, Brindisi, Vibo Valentia e Sud Sardegna. La fecondità si mantiene più elevata nel Nord del Paese, con 1,27 figli per donna ma in calo rispetto a 1,31 del 2019 (e a 1,44 del 2008). Nel Mezzogiorno scende da 1,26 a 1,23 (1,34 nel 2008) mentre al Centro passa da 1,19 a 1,17 (1,39 nel 2008). La regione più prolifica è il Trentino-Alto Adige con 1,52 figli per donna, in calo da 1,57 del 2019. Sotto il livello di 1,2 figli per donna si trovano soltanto regioni del Centro-sud. Una situazione decisamente sfavorevole e’ nelle aree a maggiore declino demografico, che, al contrario, avrebbero grande necessita’ di invertire le tendenze in corso. In Umbria, Abruzzo, Molise e Basilicata si è molto più prossimi al livello di rimpiazzo della sola madre (cioè a un figlio per donna) che non, idealmente, a quello della coppia di genitori (due figli). In Sardegna (0,95 figli per donna), per il secondo anno consecutivo non si coglie nemmeno l’obiettivo minimo di rimpiazzare almeno un genitore.