Un piano per la ricostruzione del Meridione

Un piano per la ricostruzione del Meridione

11 Marzo 2021 0 Di Alessandro Mazzaro

Un’iniziativa de Il Mulino, firmata da 26 esperti, dà vita a un piano per la ricostruzione del Sud, cosicché esso possa «giocare un ruolo di primo piano nell’Europa del prossimo decennio».

Come nella logica del Next Generation EU, il Piano deve valorizzare le complementarità e le interdipendenze produttive e sociali tra i Nord e i Sud, riconoscendo che i risultati economici e il progresso sociale dei Nord dipendono dal destino dei Sud e viceversa. Nella sua attuale formulazione il Piano non dà garanzia che le sue risorse saranno investite con questo indirizzo, e ancor meno che ci saranno effetti sulla riduzione delle disparità e sulla crescita del Mezzogiorno e quindi dell’intero Paese. È per questo che il piano è articolato in sei punti:

  1. rendendo esplicito il ruolo del Sud nelle sue principali missioni e il contributo che dal Sud può venire alla crescita del Paese, con particolare riferimento alla transizione green, alla logistica, alle nuove attività manifatturiere, al ruolo delle sue aree urbane anche nella trasformazione digitale, al rafforzamento del sistema della ricerca e delle filiere scolastico-formativa e dei servizi socio-sanitari;
  2. contenendo un chiaro indirizzo politico verso la produzione di beni pubblici per la coesione e la competitività nell’intero Paese, e quindi verso la riduzione dei divari civili, a partire da scuola, sanità e assistenza sociale, anche attraverso un concreto riconoscimento del ruolo del Terzo Settore, e delle disparità nelle dotazioni infrastrutturali materiali (mobilità di lungo e breve raggio) e immateriali (reti digitali, istruzione, ricerca);
  3. rendendo esplicito come l’obiettivo traversale della coesione territoriale viene perseguito all’interno di ciascuna missione e di ciascuna linea di progetto, attraverso una puntuale localizzazione degli interventi (o dei criteri per la loro successiva selezione) e definizione degli obiettivi territoriali di spesa;
  4. definendo a livello territoriale in tutte le missioni e in tutte le linee di progetto i risultati attesi per i cittadini e le imprese;
  5. facendo complessivamente scaturire da quest’impostazione di metodo l’allocazione al Sud di una quota delle risorse complessive del Piano significativamente superiore al suo peso in termini di popolazione (al netto dei finanziamenti Fsc e React-Eu e al netto dei progetti «in essere»), coerentemente con l’impostazione e gli indicatori del programma comunitario;
  6. e impegnandosi a realizzare un sistema di monitoraggio ad accesso aperto, sulla base del quale il governo riferirà annualmente in Parlamento sull’avanzamento negli obiettivi di spesa e nei risultati ottenuti, nell’insieme e a livello territoriale.

Ma siccome lo stanziamento di risorse non garantisce i cambiamenti necessari, il piano dovrebbe anche:

  1. prevedere una governance con una significativa discontinuità anche rispetto alle precedenti programmazioni delle politiche di coesione, aperta al contributo delle forze economico-sociali e tale da garantire, molto più che in passato l’avanzamento della spesa da parte dei soggetti attuatori nei tempi previsti e il raggiungimento dei risultati attesi;
  2. prevedere un intervento straordinario di riforma e rafforzamento delle amministrazioni pubbliche e in particolare di quelle comunali, di semplificazione delle norme e delle procedure e di potenziamento del loro personale e delle loro capacità, sulla base di un’analisi accurata dei fabbisogni. Senza uno straordinario rafforzamento dei Comuni difficilmente le risorse disponibili per investimenti potranno essere spese nei tempi;
  3. contenere precisi impegni affinché nelle future leggi di Bilancio siano destinate risorse correnti ordinarie adeguate a garantire il mantenimento nel tempo dei risultati attesi via via raggiunti, sia per quanto riguarda la dotazione e la qualità dei servizi attivabili con i nuovi investimenti (es. mobilità) sia per la dotazione e la qualità dei servizi di cittadinanza, a partire da salute, istruzione, assistenza, abitazione, connessioni digitali.
  4. inserire fra gli interventi di riforma l’attuazione di quanto previsto dalla modifica costituzionale del 2001 e dalla successiva legislazione di attuazione (42/2009) con particolare riferimento alla rapida definizione dei «livelli essenziali delle prestazioni» (ex art. 117 Cost.) per tutti i cittadini italiani, in base ai quali determinare fabbisogni standard e interventi perequativi nella finanza di Regioni e Comuni.

«Senza una migliore capacità amministrativa e coerenti politiche ordinarie i risultati conseguiti con il Piano non potranno essere mantenuti nel tempo, l’Italia non sarà davvero “ricostruita” e non potrà contare in Europa», si legge infine.