Fidiamoci della scienza: vaccinarsi è l’unica strada percorribile

Fidiamoci della scienza: vaccinarsi è l’unica strada percorribile

15 Gennaio 2021 0 Di Arianna Bruno

Sono giorni che passeranno alla storia. Si, perché da ormai poco più di due settimane è iniziata la campagna di vaccinazione anti-Covid19, “l’inizio della fine”, come molti l’hanno definita, il primo passo verso il ritorno alla normalità.

Sarà davvero così? Questo non possiamo ancora saperlo, ma quello che è possibile affermare da un punto di vista scientifico è che questa è l’unica strada percorribile per provare a scrivere la parola fine a uno dei capitoli più drammatici della nostra storia recente.

Da medico mi sento fortunato, perché ho avuto il privilegio di essere tra i primi a sottopormi alla prima dose del vaccino Comirnaty della Pfizer-BioNTech (la seconda è prevista dopo 21 giorni e solo dopo altri 7 si raggiunge l’immunità del 95%, secondo le linee guida). Credo tuttavia che la mia, così come quella di tutto il personale sanitaria, sia una scelta consapevole, animata dal senso di responsabilità e sicurezza verso i nostri pazienti, verso le persone più deboli ed esposte e anche verso i nostri familiari e amici.

I medici e tutto il personale sanitario di assistenza figurano tra i soggetti individuati dal ministero della Salute quali destinatari del vaccino per almeno tre importanti motivi: il rischio personale di contrarre l’influenza poiché si trovano in contatto continuo con soggetti ammalati; la conseguente assenza dal lavoro in un periodo in cui si registra la maggiore richiesta di assistenza da parte della popolazione; il rischio di diventare trasmettitore di infezione da virus proprio sul posto di lavoro, dove è invece necessario il massimo della tutela, e nelle proprie abitazioni, a contatto diretto con i familiari.
E’ dunque fondamentale che ci sia una massiccia campagna di sensibilizzazione condotta su canali di comunicazione: bisogna vaccinarsi. Rispettando il piano varato dalle autorità competenti, sono convinto, così come i miei colleghi, che questo è l’unico modo attualmente esistente per ripartire, per mettere fine all’inesorabile e drammatica conta dei contagi e delle morti, per ripopolare le strade e le piazze, per contrastare le gravissime conseguenze economiche.

Mai un vaccino è stato realizzato in così poco tempo. Nonostante sia efficace e sicuro, molti sono scettici proprio per le tempistiche utili a questa realizzazione: per dar vita a questo vaccino si è formata un’alleanza che ha accorciato i tempi necessari e per la prima volta si è arrivati a un risultato così importante. Nessuna tappa del processo è venuta meno, grazie all’insieme di diversi fattori:

-ricerche già condotte in passato sulla tecnologia a RNA messaggero (mRNA)

-studi sui coronavirus umani correlati al SARS-CoV-2, per esempio quelli che hanno provocato SARS

-ingenti risorse umane ed economiche messe a disposizione in tempi stretti

-conduzione parallela delle varie fasi di valutazione e di studio
-produzione del vaccino parallelamente agli studi e al processo di autorizzazione

-ottimizzazione della parte burocratica/amministrativa

-valutazione da parte delle agenzie regolatorie dei risultati ottenuti, man mano che questi venivano prodotti (rolling review) e non, come generalmente si usa fare, solo dopo il completamento di tutti gli studi.

Inoltre ricordo a chi teme le varianti che i virus a Rna come Sars-CoV-2 sono soggetti a frequenti mutazioni, la maggioranza delle quali non altera significativamente l’assetto del virus. Molte varianti di Sars-CoV-2 sono state segnalate nel 2020, ma finora nessuna di queste, neanche quella inglese, ha alterato il comportamento naturale del virus. Appare dunque improbabile un effetto negativo sulla vaccinazione.

Mi chiedo allora: come si fa in un momento come questo a non avere fiducia della scienza?

La medicina e la ricerca e l’esempio che stanno dando tutti gli operatori sanitari sono l’unica grande forza che abbiamo per coinvolgere davvero tutti in una campagna che non ha precedenti e che va oltre qualsiasi paura o pensiero negativo. E’ un atto di etica sociale e civile, si tratta di solidarietà verso la collettività e il prossimo. Nessuno può essere obbligato, è vero, ma non deve esserci confusione o senso di disorientamento, a causa delle posizioni no-vax. Ognuno è libero di pensarla come vuole, ma al tempo stesso sarebbe più che corretto pensare che vaccinarsi è doveroso.

Per le malattie che si trasmettono da persona a persona, le vaccinazioni non solo proteggono noi stessi, ma anche le persone che non possono essere vaccinate (perché non ancora in età raccomandata, perché non rispondono alla vaccinazione o perché presentano controindicazioni). Questo avviene grazie all’immunità di gregge per cui, se la percentuale di individui vaccinati all’interno di una popolazione è elevata si riduce la possibilità che le persone non vaccinate (o su cui la vaccinazione non è efficace) entrino in contatto con il virus e, di conseguenza, si riduce la trasmissione dell’agente infettivo. Questo significa che se vengono mantenute coperture sufficientemente alte si impedisce al virus di circolare fino alla sua scomparsa permanente.
Bisogna dunque che tutti aderiscono consapevolmente per tutelare noi stessi e tutti i nostri familiari, amici, colleghi e tutti coloro che fanno parte delle nostre vite. E’ questa la strada che tutti noi, insieme, dobbiamo perseguire.

Mario Passaro
Medico specializzando in Cardiochirurgia all’Ospedale Monaldi di Napoli