I laureati più richiesti in Italia nei prossimi cinque anni

I laureati più richiesti in Italia nei prossimi cinque anni

7 Dicembre 2020 0 Di Alessandro Mazzaro

Il Rapporto 2019 sulla Condizione occupazionale dei Laureati marca importanti differenze tra i vari gruppi disciplinari e mette chiaramente in luce quali sono le facoltà che danno più lavoro. Ad un anno dal conseguimento della laurea, il tasso di occupazione è più elevato per i laureati nelle discipline:
Ingegneristiche: 89,2%
Scientifiche: 86,8%
Chimico-farmaceutiche: 82,7%
Sanitarie: 80,4%
Sono sicuramente queste le facoltà con maggiore occupazione, mentre le peggiori risultano:
Letteratura: 59,2%
Psicologia: 46,2%
Giurisprudenza: 45,3%
Bisogna dire però che i laureati in giurisprudenza fanno il loro ingresso nel mercato del lavoro qualche anno in ritardo rispetto a chi si laurea in altre discipline. Sono infatti comuni attività post-laurea non retribuite ma necessarie per accedere all’esercizio della professione. Ad esempio, i praticantati coinvolgono l’85% dei laureati del gruppo giuridico. Anche la maggioranza dei laureati nelle discipline psicologiche e letterarie ha dichiarato di partecipare ad attività di formazione post-laurea quali tirocini, dottorati e specializzazioni, non sempre retribuite. Le performance dei laureati nelle altre discipline sono invece diverse rispetto a quelle registrate ad un anno dalla laurea. In particolare, le facoltà che danno più lavoro a cinque anni dalla laurea sono quelle:
Mediche (Medicina e odontoiatria): 92%
Economico-statistiche: 89,6%
Professioni sanitarie: 89,3%
Il tasso di disoccupazione per i laureati in queste discipline è limitato a quello fisiologico cioè dovuto alle naturali tempistiche necessarie per trovare o cambiare lavoro, contrariamente a quanto succede per le altre lauree. In particolare, ingegneria è una delle lauree più richieste all’estero, dove viene particolarmente valorizzata. Infatti, gli ingegneri emigrati percepiscono in media un salario più alto del 57,3% rispetto a quello italiano e ben il 74% può affermare che la laurea conseguita è efficace (ossia riescono a mettere in pratica le competenze acquisite durante l’università o hanno avuto necessità del titolo ai fini dell’assunzione). Bene anche architettura, che sebbene nell’ultimo periodo sia stata sconsigliata come laurea, registra un tasso di occupazione dell’88%, dunque superiore alla media (che si attesta all’85%). Le facoltà universitarie con meno sbocchi lavorativi risultano invece:
Biologia: 77,9%
Letteratura: 77,5%
Giurisprudenza, facoltà che a 5 anni riesce ad impiegare solo il 75% dei laureati.
Un lavoro sempre più richiesto in un paese come l’Italia, dove il numero di anziani sta aumentando rispetto agli altri, è quello dell’infermiere. Per questo la laurea in scienze infermieristiche è quella che sempre di più permette di trovare un lavoro in breve tempo. Lo stipendio è sicuramente buono, ma non ai livelli di un ingegnere che si occupa di sicurezza informatica. Anche se le professioni sanitarie e l’ingegneria dominano le classifiche occupazionali, è anche vero che c’è un terzo settore che, ormai da un paio di decenni, garantisce ai suoi laureati di trovare lavoro: quello dell’informatica. Già nella laurea triennale, infatti, al secondo posto assoluto troviamo Scienze e tecnologie informatiche. Questo corso porta, a un anno dalla proclamazione, il 64% dei laureati a trovare un impiego. Ancora meglio vanno poi, ovviamente, i titoli di studio che ai primi tre anni aggiungono i due della Magistrale. Informatica è, ad esempio, il quinto corso in assoluto per capacità occupazionale, col 93,3% dei laureati che ha un lavoro dopo 12 mesi dalla laurea. Molto bene va però anche la già citata Ingegneria informatica (93,3%). Risultano invece più staccate Tecniche e metodi per la società dell’informazione (legata a internet e alle reti informatiche, col 70,6%) e Teorie e metodologie dell’e-learning e della media education. Quest’ultima, più virata sull’aspetto educativo, arriva al 63,4%.Anche chi si occupa però di conoscenza e di questioni puramente teoriche, almeno in certi campi, sembra non patire eccessivamente la crisi occupazionale. Stiamo parlando del settore scientifico. E in particolare di quello che vede coinvolte la matematica, l’astronomia e la fisica (oltre che la statistica). Ovvero quei campi di studio che paiono essere apprezzati dalle aziende. Ad esempio, la laurea che ha in assoluto i maggiori sbocchi occupazionali sembra essere Modellistica matematico-fisica per l’ingegneria, che certo ha pochi studenti ma raggiunge il ragguardevole traguardo del 100% di laureati impiegati a un anno dalla fine degli studi. Molto bene comunque vanno anche Scienze statistiche (88,5%) e Fisica (85,9%). Poco dietro, Scienze statistiche attuariali e finanziarie (81,4%), Scienze dell’Universo (81%) e Matematica (80,3%). Vi sono anche quei corsi di laure che anche se non sono al primo posto della graduatoria danno comunque dei risultati apprezzabili in campo occupazionale. Intanto, tra le lauree di primo livello bisogna segnalare Scienze dei servizi giuridici, che porta al lavoro il 63,5% dei propri laureati. Subito dietro c’è poi Scienze delle attività motorie e sportive (61,1%). Tra le lauree a ciclo unico, quelle che vanno meglio sono Farmacia e farmacia industriale (68,8%), Odontoiatria e protesi dentaria (61,5%), Medicina veterinaria (57,5%), Architettura e ingegneria edile-architettura (56,6%) e Conservazione e restauro dei beni culturali (53,7%). I risultati, comunque, sono ben più modesti di quanto non ottengano le migliori lauree magistrali. Infine, passiamo appunto alle magistrali. Tra quelle con alti livelli occupazionali bisogna menzionare Scienze della difesa e della sicurezza (98%), Scienze e tecnologie della navigazione (85,7%), Scienze e tecniche dello sport (78,9%) e Scienze della comunicazione pubblica, d’impresa e pubblicità (77,7%). Se infine vi sentite più portati per le lauree “umanistiche”, ecco l’elenco di quelle che funzionano meglio. Ai primi posti troviamo Archivistica e biblioteconomia (74,7%) e Traduzione specialistica e interpretariato (74,7%). Poi viene Lingue moderne per la comunicazione e la cooperazione internazionale (70,9%). Subito sotto ci sono Linguistica (68,5%), Studi europei (68,1%) e Teorie della comunicazione (67,3%). Al di sotto della soglia psicologia del 66% troviamo Scienze della politica (65,2%), Lingue e letterature dell’Africa e dell’Asia (64,9%) e Antropologia culturale ed etnologia (64,7%). Infine, una menzione di merito a tutto il ramo educativo. Scienze della formazione primaria, ad esempio, è all’85,3%. Programmazione e gestione dei servizi educativi all’81,4%. Scienze dell’educazione degli adulti e della formazione continua al 72,5%. Infine, Scienze pedagogiche al 72,2%.

Di Emanuela Di Rauso