Sfida Apple-Samsung: chi vince?
26 Ottobre 2020La sfida tra la Apple e la Samsung non è più un segreto da numerosi anni. Lo scontro per il titolo di primo produttore globale di smartphone non è mai stato così serrato, con le prime tre posizioni della classifica (occupate rispettivamente da Samsung, Apple e Huawei) mai così vicine tra loro da anni. Prendendo in considerazione però solamente gli smartphone di fascia alta il discorso cambia: lo ha sottolineato una indagine di Counterpoint Research, che ha recentemente effettuato delle rilevazioni sulle vendite dei soli smartphone del segmento premium, ovvero venduti a un prezzo superiore ai 400 dollari (circa 350 euro).
Ebbene in questa fascia a primeggiare a livello globale non risulta Samsung bensì Apple, che con i suoi iPhone conserva ancora un ampio margine di vantaggio rispetto ai prodotti offerti dalla concorrenza. Stando ai dati di Counterpoint Research e relativi all’intero 2018, il gruppo di Cupertino si sarebbe aggiudicato da solo la maggioranza assoluta delle vendite di questi dispositivi, il 51%. Agli avversari di Samsung e Huawei sono andati rispettivamente il 22% e il 10% delle preferenze degli acquirenti, mentre la quarta e quinta posizione confermano l’ascesa della Cina nel settore degli smartphone più raffinati: Oppo si è assicurata il 6% delle vendite e OnePlus è entrata per la prima volta nella top 5 con un modesto ma significativo 2%. Scorporando i dati globali in macroaree geografiche si scopre che Apple non domina ovunque, ma che in America Latina ed Europa dell’est si scambia di posizione con Samsung mentre in India finisce addirittura terza alle spalle di OnePlus.
Huawei segue quasi sempre in terza posizione, a parte in Cina dove è seconda, in India dove è quarta e negli Stati Uniti dove la sua presenza è fortemente ostacolata dal governo. Che la competizione in questo segmento sia serrata non stupisce, dal momento che nel mercato smartphone è quello che regala più soddisfazioni e profitti alle aziende; del resto, il settore nel suo insieme è in una fase di crescita prossima allo zero, mentre riporta sempre Counterpoint le vendite degli smartphone premium sono risultate in crescita del 14% rispetto al 2017 e hanno rappresentato il 22% dell’intero mercato dell’anno scorso. Analizzando unicamente il mercato smartphone, i 46,9 milioni di iPhone spediti hanno significato profitti per oltre 37 miliardi di dollari tra luglio e settembre. I 72 milioni di smartphone Samsung, invece, hanno portato in cassa 20 miliardi di dollari. Un riferimento che includa anche Huawei si può avere dal confronto diretto che sempre Strategy Analytics ha fatto per il quarto trimestre del 2017: Apple ha raccolto il 51% dei profitti del mercato smartphone, Samsung il 15,7% e Huawei il 7%. Da allora le percentuali potranno essere cambiate, ma gli equilibri sono rimasti i medesimi: anche nel secondo trimestre 2018 la classifica è rimasta invariata.
Come detto Huawei non comunica le sue trimestrali poiché non è un’azienda quotata in borsa. Possiamo però prendere come secondo riferimento l’intero 2017, anno durante il quale Huawei ha distribuito 153 milioni di smartphone. La divisione Consumer Business ha così registrato un fatturato di di 237 miliardi di yuan, ossia 34 miliardi di dollari. Cioè quanto Apple ha fatto nel suo più recente trimestre. Il perché di tale situazione abbastanza scontato è presto detto: i prezzi degli iPhone sono mediamente più alti. Guardando i prezzi di listino, iPhone 7 è il più economico (iPhone SE non è più in catalogo) a 549 euro. Samsung e Huawei hanno ovviamente maggiore scelta, ma tale eterogeneità “si paga”; il prezzo di vendita medio è più basso e così anche i profitti. Samsung, specialmente, è un’azienda dalle molte facce, perché il suo giro d’affari ha ramificazioni importanti anche nelle TV e nei chip per le memorie, per esempio. Ed è innegabile che Huawei sia tra i produttori smartphone che più sta crescendo, forte di dispositivi, come Mate 20 Pro, attraverso i quali sta dimostrando una grande maturità hardware. I freddi numeri, però, dicono che da anni Apple sta raccogliendo la fetta più grande dei profitti del mercato mobile.
L’ascesa di Huawei e Xiaomi, tanto per citare due dei produttori mobile che hanno registrato la crescita maggiore negli ultimi mesi, sta comunque creando dei grattacapi ad Apple. Perché se è vero che l’azienda californiana gode di ottima salute, i vertici di Apple hanno già avvisato gli azionisti: il prossimo trimestre non rispetterà le aspettative di Wall Street. Colpa soprattutto delle difficoltà a vendere i suoi iPhone nei mercati emergenti, dove sono appunti i marchi cinesi e locali (come anche Oppo o Vivo) ad andare per la maggiore. Ciò significa, essenzialmente, che Apple crescerà a un ritmo minore rispetto al passato. Ed è esattamente ciò che sta preoccupando gli investitori e che nonostante gli straordinari dell’ultima trimestrale ha fatto perdere ad Apple 70 miliardi di dollari “virtuali” con un calo del 7% del suo valore azionario. Perché non bastano 62,9 miliardi di dollari di fatturato; gli azionisti vogliono sempre più crescita. E quando tale crescita non viene promessa, iniziano i timori. È proprio qui che entrano in gioco Huawei e Xiaomi, che stanno mordendo le caviglie di Apple impedendole di crescere allo stesso ritmo di prima. Al punto che Apple ha deciso che non comunicherà più i dati di vendita dell’hardware (come già fece per Apple Watch): non sapremo più effettivamente quanti iPhone, iPad e Mac sono stati venduti ogni trimestre. La dirigenza si giustifica dichiarando che le prestazioni, in crescita, dei servizi su abbonamento come Apple Music e iCloud non possono essere misurabili attraverso le vendite hardware, che quindi non sarebbero più un indicatore valido. Ma è difficile non vedere dietro tale dichiarazione una manovra protettiva: meglio non dire le unità vendute, così da mascherare eventuali cali o mancate crescite. In tal senso la crescita delle società cinesi sì che deve preoccupare Apple. Il cui giro d’affari degli iPhone, però, è ancora incredibilmente stabile, florido e proficuo. Anche dovesse diventare il quarto produttore mobile al mondo.