Benessere psicofisico e smartworking: come cambiano i ritmi quotidiani

Benessere psicofisico e smartworking: come cambiano i ritmi quotidiani

24 Settembre 2020 0 Di Alessandro Mazzaro

A causa dell’emergenza sanitaria lo smart working è entrato a tutti gli effetti nelle nostre giornate, rendendo più fluidi i confini e i ritmi delle attività quotidiane. Nel giro di pochi giorni la maggior parte delle aziende italiane si è dovuta attrezzare per agevolare lo smart working, come disposto dai decreti ministeriali emessi a partire dal 1° marzo 2020 per far fronte all’emergenza coronavirus. Una situazione nuova per tanti lavoratori dipendenti, che improvvisamente hanno visto stravolgere la loro routine quotidiana.

Il fenomeno del lavoro agile riguarda principalmente un cambiamento del rapporto tra lavoratore e azienda e stabilisce un nuovo modello organizzativo che passa dalla presenza fisica, al lavorare per obiettivi, dove la tecnologia gioca un ruolo chiave. Il lavoratore non avrà più vincoli di postazione e orari fissi ma adotterà un approccio agile e flessibile al lavoro con sempre maggiore autonomia nella gestione delle attività, senza trascurare il beneficio di risparmiare sulle spese. A cambiare sarà poi anche la gestione della leadership aziendale, la cui sfida sarà quella di ripartire i compiti alle persone giuste, assegnare obiettivi e valutarli, delegare attività motivando e coinvolgendo i dipendenti anche se a distanza, secondo un regolamento condiviso.

Tuttavia, se da una parte è diventato una grande possibilità, al tempo stesso il lavoro agile porta con sé alcuni rischi, spesso celati, come l’alterazione delle ore dedicate al sonno e al riposo, l’eccessivo accumulo di energie che non si consumano a causa della troppa sedentarietà e si traducono in tensioni fisiche e mentali, la perdita del senso di gruppo dovuta all’isolamento forzato.

Uno dei rischi più diffusi legato al lavoro agile da casa è l’inadeguatezza dei dispositivi personali. Le aziende sono infatti tenute a seguire il D. Lgs. 81/2008 in materia di tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro garantendo sedie ergonomiche, giusta calibrazione della luce, corretto posizionamento degli schermi. Quando si lavora da casa, invece, si utilizza spesso il proprio PC portatile e, pur disponendo di tecnologie sempre più performanti, le indicazioni in materia di salute sono spesso trascurate.

Vi riportiamo di seguito alcuni consigli per ridurre i rischi legati all’uso prolungato del PC portatile:

• regolare inclinazione, luminosità e contrasto sullo schermo in modo ottimale;

• utilizzare tastiera e mouse esterni al computer portatile

• cambiare spesso posizione facendo pause molto frequenti.

Altri consigli sono utili per la salute:
• posizionare il computer in modo tale che la luce naturale non crei riflessi e non abbagli;

• distogliere spesso lo sguardo dallo schermo per mettere a fuoco oggetti lontani, anche togliendo gli occhiali (se si hanno);

• bere spesso, più del solito se possibile;

• posizionare gambe e schiena in modo da formare un angolo retto;

• favorire il ricambio d’aria poiché l’aria “viziata” addormenta il cervello e spegne le capacità cognitive
Lo smart working porta con sé anche un’eccessiva sedentarietà che, con il passare del tempo, può essere fonte di tensioni fisiche e stress. In questa circostanza, il segreto per controbilanciare lo stress psicofisico è eseguire piccoli esercizi volti ad aumentare la sensazione di benessere:
• Stimolare il movimento oculare, donando il giusto relax agli occhi attraverso movimenti oculari che, agendo sulla direzionalità dello sguardo, modificano il punto di focus e quindi attivano le reazioni degli occhi;

• Muovere la testa, a destra e sinistra, avanti e indietro, per incentivare il rilassamento, sciogliere la muscolatura e alleviare la tensione;

• Ondeggiare il busto, come fosse un serpente, aiuta a riattivare tono e circolazione nella zona di spalle e torace;

• Attivare le braccia, allungandole verso l’alto, e distendere le gambe, portando alternativamente avanti la gamba destra e indietro la gamba sinistra;

• Allungare la colonna vertebrale, grazio allo stretching, poggiando le mani sul tavolo e allungando la schiena fino a formare un angolo retto fra tronco e gambe
Il rischio della solitudine sociale ma anche professionale, in chi lavora da casa esiste eccome.

 

L’isolamento dello “smart worker” rappresentato dalla distanza reale e fisica dai colleghi, non è solo un problema tecnico, un ostacolo per l’organizzazione del lavoro, ma ha sicuramente effetti negativi sul benessere di una persona.

Lavorare da casa può ad esempio portare il rischio di quello che si chiama “burnout“, cioè una serie di sintomi di stress cronico dovuto alla situazione lavorativa, ritenuta logorante e stressante dalla persona che ne soffre.

La resa professionale in smart working potrebbe risentirne in quanto la distanza impedisce le relazioni formali, ci si sente fuori dall’azienda in tutti i sensi, non avendo accesso a quelle informazioni sull’azienda che spesso si apprendono per vie confidenziali. Se per i dipendenti di grosse aziende la scelta è purtroppo limitata, chi invece è libero professionista può scegliere una soluzione molto in voga negli ultimi anni, nata soprattutto per abbattere le spese economiche: il coworking.

Questa modalità di lavoro può ridurre il rischio di solitudine di chi lavora da casa, è un modo diverso di lavorare con altre persone, ricavarne relazioni sociali ma anche competenze diverse. Quando si lavora a casa da soli, per evitare il rischio di lasciarsi un po’ andare e prendere brutte abitudini, come ad esempio alzarsi tardi o lavorare in pigiama, bisognerebbe quanto meno darsi delle regole fisse.

 

di Emanuela Di Rauso