Dell’integrazione nascono i fiori: la storia di Cosmin e della sua famiglia
12 Settembre 2020Questa è una storia di integrazione e di accoglienza, di idee che cambiano e soprattutto di amore. Questa è una storia che potrebbe essere raccontata come metafora, di come un seme che ben curato diventi fiore ed esempio. Il perché lo si capirà presto. È una storia che ha due luoghi, due “dove”, dai quali cominciare per raccontare. Un piccolo paese in Transilvania, famoso per l’oro (ma per pochi), e Polla.
Ancora deve arrivare il fatidico anno 2000 e Cosmin, padre di due bambine, di notte panettiere e di giorni operaio, decide che non può più continuare a vivere in quel modo: pochi soldi, pochissimi per poter far vivere la propria famiglia. E tanto lavoro. Decide di venire in Italia, a Polla, dove c’è già un amico. La Romania non è ancora “europea”, Cosmin arriva lo stesso, e viene accolto subito bene dal piccolo paese in provincia di Salerno. Un comune che già ha iniziato a ospitare un discreto numero di connazionali, tanto che all’epoca il sindaco di allora, Rocco Giuliano, ne faceva un vanto per l’accoglienza. Filosofia questa portata avanti negli anni. In quell’epoca accogliendo le popolazioni dell’est Europa (con circa 300 tra rumeni e ucraini soprattutto), prima ancora accogliendo alcune famiglie del Maghreb e in questi anni con diversi tra Sprar e Cas. Quell’anima dell’accoglienza, nonostante qualche vacua resistenza, è rimasta a Polla e la storia di Cosmin e di sua figlia Roxana lo dimostrano.
Ecco quindi ritrovato a Polla, Cosmin, trova subito lavoro come manovale in alcune aziende edili. Si fa apprezzare e amare. È amico dei rumeni che lavorano a Polla e dei pollesi che lo apprezzano. La sua famiglia gli manca. Le due figlie hanno 4 e 1 anno, ma non può tornare in Romania altrimenti il futuro a Polla non si potrebbe più disegnare essendo ancora extracomunitario. Si impegna, lavora, racimola soldi per la famiglia e attende 800 giorni prima di poter riabbracciare i propri cari. Le frontiere si aprono, la moglie e le figlie arrivano in Italia in treno. A riceverle è un italiano: Enzo. Enzo è un imprenditore edile e non è di quelli che a prima vista si direbbe a favore dell’accoglienza. Ma le prime impressioni si fermano all’apparenza e non scavano nell’animo di una comunità. Enzo fa salire la famiglia in auto e Cosmin li può riabbracciare. Trascorrono circa vent’anni da quell’abbraccio. Cosmin oramai è un “pollese” dall’animo rumeno. È amico di tutti, ha fatto anche parte della società calcistica pollese. Medesimo discorso per le due figlie oramai cresciute, Roxana appena arrivata a Polla, conoscendo a stento l’italiano ha iniziato a leggere in chiesa e a sentirsi integrata. Un percorso ideale, d’esempio per il percorso dei migranti di seconda generazione. Che, poi, è solo un’etichetta. Roxana è semplicemente una cittadina del mondo che ha trovato il proprio destino a Polla e a Polla, profondo sud della provincia di Salerno vuole continuare a costruirlo.
Per questo diventa notizia il fatto che abbia aperto un negozio di fiori nel centro del paese (da qui la metafora del germoglio), uno dei primi negozi non alimentari nel Vallo di Diano (non certo una novità a livello nazionale ma di certo a livello locale). Si chiama “La Ninfea” e più che un negozio è il simbolo di un’anima, di un esempio che va seguito.