Pro e contro della didattica a distanza e le strategie migliorative
9 Settembre 2020La didattica a distanza è l’insieme delle attività formative che è possibile svolgere senza la presenza fisica di docenti e alunni nello stesso luogo. Al centro di questa dimensione ci sono ovviamente le tecnologie audiovisive e quelle informatiche di ultima generazione. L’e-learning si basa essenzialmente sulla convinzione che l’apprendimento online possa facilitare non solo il lavoro dei docenti, ma anche l’accesso a risorse e servizi per la didattica da parte degli studenti, soprattutto nell’ottica di una formazione continua e personalizzata. In questo senso, videoconferenze, chat di gruppo, utilizzo di piattaforme digitali per la trasmissione di materiale multimediale: questi sono sicuramente alcuni tra i più importanti strumenti di collegamento della didattica a distanza.
Non rientra invece nel concetto di didattica a distanza la semplice trasmissione di materiali e compiti da svolgere che non preveda una restituzione da parte dell’insegnante. Infatti, il chiarimento e supporto del docente è un elemento fondamentale per il processo di apprendimento, non può quindi venire meno nella modalità a distanza. La programmazione dell’attività didattica a distanza richiede quindi un approccio creativo che tenga in considerazione la complessità del processo di apprendimento. Lo studente deve essere messo in condizione di poter apprendere in autonomia, sfruttando quindi appieno le potenzialità del multimediale. Allo stesso tempo, però, il ruolo del docente deve continuare ad essere centrale nel processo di costante verifica dei risultati raggiunti dagli alunni.
Un altro aspetto essenziale è il coordinamento tra i docenti nella rimodulazione delle attività didattiche. Infatti, il passaggio dalla didattica tradizionale alla DAD non deve comunque intaccare il principio di organicità del programma didattico. Per questo è fondamentale il coordinamento all’interno del Consiglio di Classe, in cui ha un ruolo importante il Dirigente Scolastico, ma per cui deve essere coinvolto anche l’animatore digitale. Lo smart learning consente allo studente di apprendere con maggiore autonomia, di fare da solo una ricerca tematica o di reperire informazioni a cui in classe non riuscirebbe ad arrivare. Questo rappresenta indubbiamente un’opportunità per pensare una didattica, e conseguentemente una valutazione, che metta al centro le competenze e non solo le conoscenze.
C’è un punto fondamentale che distingue la DAD dalla didattica tradizionale: il rapporto tra docenti e alunni cambia in maniera significativa. Nella didattica a distanza, il docente deve essere inteso come una specie di tutor, deve preparare il materiale, programmare le attività e valutare costantemente le attività svolte dallo studente. Il ruolo principale del docente è quello di creare situazioni di apprendimento in cui gli alunni possano sviluppare autonomamente capacità e competenze. Ovviamente, questo non significa che deve venir meno il contatto con gli alunni. Anzi, è di primaria importanza pensare la programmazione delle attività virtuali, tra le altre cose, come strumento per garantire il contatto con e tra il gruppo classe. Inoltre, quello che cambia profondamente è la dimensione spazio-temporale del processo di apprendimento. È importante quindi cambiare l’approccio e superare le pratiche tradizionali.
Nella didattica a distanza le attività in collegamento diretto, come per esempio le videoconferenze, devono essere costanti perché servono a mantenere il contatto, ma non per questo devono essere invece onnipresenti. La necessità di far sentire gli studenti seguiti e supportati non deve diventare una presenza soffocante. Anche perché la soglia di concentrazione degli alunni quando sono a casa si abbassa moltissimo. Per questo è utile diversificare gli strumenti e non focalizzarsi solamente sulla videoconferenza a la lezione virtuale. Messaggi scritti, video, podcast, pur non prevedendo un contatto diretto con gli studenti, sono comunque strumenti molto efficaci per stimolare l’attenzione e l’interesse del gruppo classe. Per tutti questi motivi, la semplice riproduzione delle attività tradizionali va assolutamente evitata. Flessibilità e creatività sono invece fondamentali per sfruttare al meglio le potenzialità della didattica a distanza e limitarne allo stesso tempo gli svantaggi.
Questi riguardano il fatto che la DAD non mette tutti gli studenti sulla stessa barca, riducendo addirittura le distanze nei percorsi di apprendimento: in realtà le conferma e in molti casi le amplia profondamente. Infatti, con il nuovo modo di operare, le fasce sociali più povere e svantaggiate rischiano di disperdersi. A molti bambini e ragazzi mancano i PC, mancano le connessioni stabili e con un numero di giga sufficienti a garantire l’ascolto di una lezione, manca un’educazione a un uso responsabile della rete, mancano le conoscenze per applicare semplici istruzioni o addirittura mancano degli spazi domestici adeguati in cui sia possibile svolgere le attività scolastiche. Per non parlare degli studenti con disabilità o dei bambini della scuola primaria che, per poter accedere a piattaforme, caricare e scaricare i materiali didattici, necessitano di una presenza costante di adulti, su cui non tutti i bambini possono contare. Inoltre, non è da trascurare l’impatto che la DAD può avere anche su quella fascia di allievi considerati nativi digitali e dotati di svariati dispositivi.
La scuola è una comunità educante fatta di socializzazione, confronto, cooperazione e condivisione: la didattica a distanza, invece, a fronte del coinvolgimento della parte di allievi più strutturati e dotati di adeguati strumenti, tende a favorire l’anonimato e la marginalizzazione degli studenti più deboli, i quali risultano, a parte rare eccezioni, ancor più passivi e atomizzati all’interno dei processi di apprendimento digitali. In secondo luogo, la DAD scopre il vaso di Pandora della grande lotta tra i colossi internazionali della telefonia e dell’informatica per conquistare posizioni di egemonia all’interno del redditizio mercato scolastico dell’e-learning. La questione è particolarmente delicata e va ben oltre gli ingenti profitti che le piattaforme online stanno realizzando durante questa crisi, in quanto investe direttamente la professione docente e le modalità e i fini dell’insegnamento.
La didattica a distanza, infatti, rischia di trasformare gli insegnanti in impersonali tecnici informatici e in somministratori di video, di esercitazioni e verifiche. Senza dimenticare il tema della privacy e della profilazione dei dati, nonostante le pubbliche rassicurazioni e i patti di responsabilità firmati dalle aziende informatiche. Infine, la didattica a distanza, con i suoi ritmi limitati e con i relativi e costanti problemi di connessione, di accessi e di password, porta con sé l’effetto di ridurre gli spazi di discussione e confronto tra docenti e allievi. Alcuni docenti, infatti, hanno interpretato tale modalità di insegnamento come un mezzo, impersonale, per assegnare esercizi da svolgere, capitoli da studiare o per somministrare test di varia natura, generando spesso negli allievi una disaffezione nei confronti dello studio.
Nonostante ciò “La didattica a distanza, con tutte le sue potenzialità e criticità e diventata ormai obbligatoria, prospetta l’idea di una scuola senza più confini delimitati da mura, che vive diluendosi nelle diverse comunità familiari. Ovviamente, non si tratta di superare l’istituzione scuola, che è e rimane essenziale nell’organizzazione della vita sociale, ma di riconoscere che si può contribuire allo sviluppo della cultura anche fuori di essa. Una speciale attenzione ed uno straordinario impegno sono richiesti per affrontare questa grande sfida, legata alla pandemia, che mette in serio pericolo vasti settori della grande famiglia umana e della comunità educante in particolare. Pertanto, va considerata la capacità di avvertire la scuola e i docenti come un bene insostituibile e sostenibile, capace di valorizzare la fraternità, promuovere la responsabilità, l’impegno e la reciprocità”. Bisogna cercare di raggiungere almeno due obiettivi
Accessibilità;
Sostenibilità.
Il primo requisito che la Didattica a Distanza dovrebbe soddisfare è sicuramente l’accessibilità. La grande difficoltà finora manifestata è la difficoltà di accesso alla scuola digitale; l’Italia ha mostrato ancora una volta (se ce ne fosse stato bisogno) la sua atavica carenza infrastrutturale. E gli Italiani, più adusi a spettegolare sullo smartphone che a lavorare con un computer, hanno mostrato di essere ancora lontani dalla digitalizzazione della società;
Il secondo requisito è invece la sostenibilità. Il riferimento va in questo caso alla capacità psichica di sostenere il cambiamento. Non si tratta semplicemente di trasferirsi fisicamente da un luogo a un altro, quanto piuttosto di un ripensamento dei fondamenti epistemologici della pedagogia.