L’8 settembre 1943 Badoglio annuncia l’armistizio

L’8 settembre 1943 Badoglio annuncia l’armistizio

8 Settembre 2020 0 Di Alessandro Mazzaro

Sono passati 77 anni da quando il generale Pietro Badoglio annunciò l’armistizio che permise all’Italia di (iniziare a) uscire dalla cappa fascista. Era l’8 settembre 1943.

L’esercito italiano stava ormai per sfasciarsi, dopo essersi dimostrato insufficiente in quasi tutti i contesti creatisi. Mussolini ha perso contatto con una società che fino a pochi anni addietro era da lui soggiogata. Gli errori di valutazione e la sovrastima delle reali capacità del regime pesavano ormai come macigni. Nel marzo del ’43 si era già diffusa, nelle fabbriche del Nord, un’ondata di scioperi, che stava a indicare appunto un’espressione di scollamento dalla realtà politica del momento e l’arrivo degli alleati in Sicilia sembra essere l’ultimo tassello per chiudere i giochi. Nella notte fra il 24 e il 25 luglio 1943 si tiene una riunione del Gran Consiglio del fascismo, nel cui corso viene proposta (da Dino Grandi) e approvata una risoluzione che attribuisce nuovamente il comando delle forze armate esclusivamente al re Vittorio Emanuele III: è una sorta di scomunica per Mussolini (e i suoi dirigenti), che viene arrestato e sostituito dal generale Pietro Badoglio. Quest’ultimo ha iniziato la sua carriera militare nelle campagne d’Africa (1896). Riceve incarichi importanti nel corso della Grande Guerra e poi, nel 1925, capo di stato maggiore generale dell’esercito. Si dimette nel 1941 causa dissidi con Mussolini, che lo criticò duramente dopo il fallimento dell’invasione in Grecia.

Ora però Badoglio ha responsabilità mai avute prima, e che mai aveva immaginato probabilmente: orientare, col re, un Paese nel pieno di una guerra in cui sarebbe stato meglio non metter becco. Il crollo del regime viene accolta con favore in Italia. Ma è lo stesso Badoglio a congelare gli animi, affermando che, per ora, nulla è cambiato per quel che riguarda l’impegno bellico. Nel frattempo però, apre trattative segrete con gli anglo-americani, che sono sbarcati in Sicilia il 9 luglio 1943. Le trattative terminano con un “armistizio corto”, l’Armistizio di Cassibile. L’accordo viene raggiunto il 3 settembre ’43, e verrà reso noto solo cinque giorni dopo’ l’8 settembre. Viene comunicato nel corso di una trasmissione radiofonica che lascia l’Italia nel caos. L’esercito, infatti, non saprà se arrendersi o dare manforte agli alleati. Mentre il re, Badoglio e suoi collaboratori fuggono a Brindisi, l’esercito inizia a sciogliersi, eccezion fatta per alcuni reparti che continuano a combattere le truppe tedesche, Seguiranno due ultimi violenti anni.

Un romanzo classico che può ben dare un’idea dello stato d’animo del periodo in questione (e che va anche ampiamente oltre, andando ad affontare il tema della solitudine in senso lato) è sicuramente La casa in collina di Cesare Pavese. Il libro è ambientato fra l’estate del ’43 e il novembre del ’44. In un passaggio in cui si parla del periodo successivo all’arresto di Mussolini, Pavese scrive «”Era meglio la guerra”, dicevano. Ma tutti sapevano che la guerra era questa». La guerra non era affatto finita. Anzi, un’altra era appena iniziata.

Di Francesco Mazzariello