Coronavirus: sono 50mila i contagi sul lavoro

Coronavirus: sono 50mila i contagi sul lavoro

20 Luglio 2020 0 Di Arianna Bruno

Quasi 50mila contagi alla data del 30 giugno dall’inizio dell’epidemia. È quanto emerge dai dati relativi ai contagi da Coronavirus emersi dal rapporto stilato dall’Inail. I contagi fermi al 30 giugno sono 49.986, 965 in più rispetto al monitoraggio dello scorso 15 giugno.

La nota dell’Inail fa il punto della situazione nel sesto report nazionale elaborato dalla Consulenza statistico attuariale dell’Istituto, pubblicato oggi insieme alla versione aggiornata delle schede di approfondimento sui casi registrati nelle 19 regioni italiane e nelle due province autonome di Trento e Bolzano, diffuse con cadenza mensile.

I casi mortali sono 252 (+16), concentrati soprattutto tra gli uomini (82,5 per cento) e nelle fasce 50-64 anni (69,8 per cento) e over 64 anni (19,5 per cento), con un’eta’ media dei deceduti di 59 anni. Prendendo in considerazione il totale delle infezioni di origine professionale segnalate all’Inail, il rapporto tra i generi si inverte – il 71,6 per cento dei lavoratori contagiati sono donne – e l’eta’ media scende a 47 anni.

L’Italia settentrionale è la zona con più casi denunciati

Dall’analisi territoriale emerge che più di 8 denunce su 10 sono concentrate nell’Italia settentrionale: il 56,2 per cento nel Nord-Ovest e il 24,2 per cento nel Nord-Est, seguiti da Centro (11,8 per cento), Sud (5,7 per cento) e Isole (2,1 per cento). Concentrando l’attenzione sui contagi con esito mortale, la percentuale del Nord-Ovest rispetto al totale sale al 58,3 per cento, mentre il Sud, con il 15,1 per cento dei decessi, precede il Nord-Est (13,1 per cento), il Centro (11,9 per cento) e le Isole (1,6 per cento). La Lombardia è la regione più colpita, con oltre un terzo dei casi denunciati (36,1 per cento) e il 44,8 per cento dei decessi. Nel dettaglio, il 30,2 per cento dei 18.032 contagi sul lavoro denunciati nel territorio lombardo riguardano la provincia di Milano, ma con 32 decessi la provincia di Bergamo conferma il primato negativo per i casi mortali, seguita da Milano (22), Brescia (20) e Cremona (16).

Le categorie più colpite dal virus

Circa il 99 per cento delle denunce riguarda la gestione assicurativa dell’Industria e servizi, mentre i casi registrati in Agricoltura, nella Navigazione e nella gestione per Conto dello Stato sono circa 600. Rispetto alle attivita’ produttive, il 72,1 per cento del complesso delle infezioni denunciate e il 26,1 per cento dei casi mortali si concentra nel settore della Sanita’ e assistenza sociale (che comprende ospedali, case di cura e di riposo, istituti, cliniche, policlinici universitari, residenze per anziani e disabili), che insieme al settore degli organismi pubblici preposti alla sanita’ (Asl) porta all’81,2 per cento la quota dei contagi e al 36,6 per cento quella dei decessi avvenuti in ambito sanitario. Seguono i servizi di vigilanza, pulizia, call center, il settore manifatturiero (addetti alla lavorazione di prodotti chimici, farmaceutici, alimentari), le attivita’ di alloggio e ristorazione, il commercio e il trasporto e magazzinaggio.

Con il 40,6 per cento dei contagi denunciati, oltre l’83 per cento dei quali relativi a infermieri, la categoria professionale dei tecnici della salute si conferma la piu’ colpita dal virus, seguita dagli operatori socio-sanitari (21,3 per cento), dai medici (10,5 per cento), dagli operatori socio-assistenziali (8,7 per cento) e dal personale non qualificato nei servizi sanitari, come ausiliari, portantini e barellieri (4,7 per cento). L’analisi dei decessi rivela come circa il 40 per cento riguardi personale sanitario e socio-assistenziale. Nel dettaglio, l’11,8 per cento dei casi mortali codificati riguarda i tecnici della salute (il 63 per cento sono infermieri), seguiti dai medici (9,3 per cento), dagli operatori socio-sanitari (8,1 per cento), dagli operatori socio-assistenziali e dal personale non qualificato nei servizi sanitari (4,3 per cento per entrambe le categorie).