Ustica, la storia del giudice Priore raccontata dalla moglie

Ustica, la storia del giudice Priore raccontata dalla moglie

27 Giugno 2020 0 Di Alessandro Mazzaro

La verità di Ustica, a 40 anni dalla strage, dalla caduta del Dc-9 è ancora nascosta, ma dietro i segreti, dietro i fumi di un mistero di Stato, qualcosa su cosa sia accaduto sui cieli italiani, incomincia a intravedersi. E tra le ipotesi che si affacciano sempre di più quella dell’abbattimento dell’aereo con a bordo 81 persone al termine di una vera e propria battaglia aerea sui cieli italiani è quella più concreta.

Una ipotesi che il giudice per le indagini preliminari, Rosario Priore, ha fatto emergere sempre di più nel corso delle sue inchieste, con i suoi periti. Una “verità” che si legge tra i suoi documenti che ha ispirato libri e film. Il mig libico sulle montagne calabresi, la presenza di navi e aerei americani e francesi. Una caccia all’uomo e un aereo che cade come “vittima innocente”. Questa la tesi del giudice di Polla, in provincia di Salerno, forse tra i primi a scalfire, insieme al giornalista Andrea Purgatori. Rosario Priore è nella sua casa romana, deve fronteggiare alcuni problemi di salute, lo accudisce la moglie: signora Susanna. Era con lui già ai tempi dell’inchiesta.

“Un anniversario da ricordare – racconta la moglie del giudice – e che mi riporta alla mente quei momenti. Mio marito era stato magistrato prima ad Arezzo e poi a Roma e viveva già sotto scorta. All’epoca si occupava di terrorismo, erano gli anni di piombo. Ma c’era una differenza rispetto al processo di Ustica. Negli anni di piombo c’era un nemico di fronte, nascosto, ma c’era qualcuno dal quale difendersi o comunque da controllare.

Ustica era di un altro livello, una inchiesta contro le ombre”. Il giudice Rosario Priore ha sempre amato alzare il livello delle sue inchieste e quella della strage del Dc-9 ha fatto approfondire ancor di più le sue passioni verso le inchieste di geopolitica. “La passione di mio marito – ricorda ancora emozionata la signora Susanna che conobbe Rosario Priore grazie al fratello, anch’egli magistrato -, l’ampio respiro delle indagini, il dover studiare un complesso quadro internazionale. Un quadro molto più ampio rispetto alle indagini portate avanti prima di Ustica, in un periodo, poi, nel quale lo scenario internazionale era davvero molto impegnativo. Mio marito ha voluto affrontarlo dal punto di vista storico e poi giudiziario e la sua sentenza ha fatto giurisprudenza a livello internazionale”. Il magistrato che durante le indagini su Ustica si “rifugiava” tra le montagne di Polla per respirare aria pulita e riflettere sul tutto, ha raccontato la stroria nel libro “Intrigo internazionale”.

“Nella sua sentenza – ricorda ancora Susanna Priore – ha ricostruito un mosaico, un affresco di tutto il mondo, che toccava gli Stati Uniti, i paesi arabi, la Francia e ovviamente l’Italia”. Un periodo che la famiglia di Priore ha vissuto costantemente sotto scorto. “Siamo sempre stati abituati alla tensione per le inchieste di Rosario, ma in quell’occasione la mia paura è stata quella di dover affrontare ripercussioni infide, attacchi personali, la macchina del fango che potevano sommergerci. Attacchi che potevano arrivare da istanze ignote, il nemico non c’era di fronte e dovevamo essere guardinghi. In questo senso abbiamo sofferto, ma mio marito ha affrontato quell’inchiesta con tanta passione, con uno slancio imponente, e orgoglioso del suolo lavoro. Dovremmo essere orgogliosi di quello che ha fatto la magistratura in quel momento. Quello che lui ha scritto nella sentenza è risultato nel tempo convalidato dalle notizie che sono emerse
Sussanna e Rosario sono insieme da una vita e la moglie è orgoglioso del lavoro del marito. Lo si sente dalla sua voce, dal fatto che nel Vallo di Diano, Priore viene visto come un eroe. “Forse – continua – un altro magistrato si sarebbe tirato indietro, lui invece si è convinto che doveva portare a termine la sua missione. Ha tirato dritto, determinato e con la sua onestà intellettuale ha superato gli ostacoli. Ci ha sempre creduto ed è andato avanti anche di fronte alle diverse persone che gli dicevano di mollare. Non vere e proprie intimidazioni ma consigli di desistere”. Alla fine questa sua determinazione ha portato a far emergere una serie di particolari importanti. Susanna però non vuole dimenticare altre persone determinate e determinanti in quel periodo. “Come il giornalista Andrea Purgatori. La sua inchiesta giornalistica ha supportato quella giudiziaria e fatto luce su molti aspetti”.

E poi le famiglie delle vittime. “La storia farà Giustizia, la strage di Ustica è accaduta talmente tanto tempo fa che sono certa che le cose emergeranno chiare. Mio marito ci teneva, soprattutto per le vittime. Lui, uomo di legge, per dare una risposta alla domanda di giustizia delle famiglie, intendeva rispondere alla domanda perché è caduto e chi lo aveva fatto cadere”. E infine la conclusione al telefono, con il marito, il giudice che vicino ringrazia per l’attenzione rivoltagli in questi anni. “Le famiglie delle vittime sono state importanti in questa inchiesta, a mandare avanti questa storia, altrimenti il rischio che di insabbiamento era notevole. Così non è stato”.

di Pasquale Sorrentino