Rubavano dati clienti TIM per venderli ad altri gestori

Rubavano dati clienti TIM per venderli ad altri gestori

26 Giugno 2020 0 Di Alessandro Mazzaro

Le misure cautelari eseguite tra Lazio e Campania dagli agenti della polizia postale nel corso dell’operazione “Data Room”sono 20: 13 sono agli arresti domiciliari e 7 sottoposti all’obbligo di dimora. Sono principalmente dipendenti infedeli della Tim e responsabili di call center. I primi tramite accessi abusivi al sistema dell’azienda rubavano dati personali di utenti e i secondi compravano quei dati per usarli nelle proposte di contratti di altri gestori. Un’indagine complicata partita a febbraio da una denuncia presentata dalla stessa Tim che aveva riscontrato accessi anomali al proprio database, spesso in orari notturni o comunque non lavorativi.

Il volume di affari scoperto dalla Polizia Postale e delle Comunicazioni, con il coordinamento della Procura di Roma, corrisponde a decine di migliaia di euro. La quantità di proventi è significativa, come emerge da più di una conversazione nella quale alcuni indagati discutono dei corrispettivi.

È la prima operazione su larga scala volta alla tutela dei dati personali trafugati, un fenomeno noto a tutti che vede coinvolti dipendenti infedeli, call center compiacenti ed intermediari, per arrivare a quella che oggi è una questione molto sensibile: i dati riservati relativi all’utenza. Per l’esecuzione dei provvedimenti restrittivi e di perquisizione, oltre che per l’espletamento dell’attività informativa, il CNAIPIC ha coordinato un team di specialisti al quale hanno preso parte i Compartimenti della Polizia Postale di Roma, Napoli, Perugia ed Ancona.
Tim ha ringraziato l’Autorità giudiziaria e alla Polizia di Stato per aver portato a termine con successo l’indagine relativa alla divulgazione e commercio abusivo di dati anagrafici e numeri telefonici della clientela. I fatti oggetto dell’indagine, scrive Tim, rappresentano da tempo un fenomeno grave che arreca danni significativi non solo al Gruppo ma all’intero settore delle telecomunicazioni, alterando le regole della libera concorrenza. La società ha infine precisato che, oltre ad aver collaborato concretamente con gli inquirenti nel corso di tutto il periodo dell’indagine, ha inviato segnalazioni sul tema all’Agcom al fine di tutelare al meglio la sua clientela.