Covid ed elezioni: De Luca guida l’esercito degli intoccabili  

Covid ed elezioni: De Luca guida l’esercito degli intoccabili  

22 Giugno 2020 0 Di Alessandro Mazzaro

Altro che salto di qualità della classe politica. Rientrata seppur parzialmente l’emergenza sanitaria causa Coronavirus, la bagarre tra i partiti è tornata a infiammarsi in vista delle urne. L’Election Day del 20 e 21 settembre prossimo rappresenta un appuntamento che potrebbe spazzar via quegli equilibri faticosamente salvaguardati nel corso del Conte bis.

La pandemia infatti, oltre ad aver seminato dolore laddove ha colpito, ha riportato a galla i limiti dell’attuale classe dirigente.

 

Le elezioni non potranno che trasformarsi nella classica cartina di tornasole e sarà proprio la gestione politica di questi mesi a fare la differenza con un elettorato sempre più disorientato. Ragion per cui chi può si è già mosso forte di una credibilità ricostruita (soprattutto mediatica), che consentirà di dettare modi e tempi per passare all’incasso senza sedersi al tavolo di confronto.

Vincenzo De Luca, in tal senso, rappresenta il modello più eclatante. Decisionista, intransigente, irridente, ha completato la sua metamorfosi da sceriffo locale a leader carismatico. Etichettato da sempre dal suo stesso partito un semplice “modello di buona amministrazione locale”, De Luca ha messo in campo provvedimenti coraggiosi (a tratti esasperati) per mettere in sicurezza la Campania. Il risultato? Oggi l’esuberante Governatore non avrebbe problemi ad affrontare e vincere eventuali primarie nazionali del Centrosinistra, figurarsi le elezioni Regionali che lo attendono in autunno. Lo ha capito il “sempreverdeClemente Mastella, uno che sul come muoversi tra i Palazzi della politica potrebbe scrivere i Bignami; lo ha capito Matteo Renzi che ha sostenuto l’alleanza con De Luca in Campania mentre in Puglia sbatteva la porta in faccia al PD; lo ha capito suo malgrado Matteo Salvini, clamorosamente asfaltato dopo aver provato a criticare gli assembramenti notturni scaturiti dai festeggiamenti dei tifosi per la vittoria in Coppa Italia del Napoli.


Discorso analogo per altri esponenti di spicco nazionale che, al di là della loro appartenenza ufficiale nei partiti, sfuggono al classico gioco della “fedeltà alla maglia” per definirla in termini calcistici. È il caso di Beppe Sala e Giorgio Gori (sindaci di Milano e Bergamo in quota PD), di Luca Zaia (Governatore del Veneto che in molti vorrebbero addirittura capo della Lega), dello stesso Michele Emiliano (presidente uscente della Puglia e anima indipendentista dei Dem). Insomma, la geografia politica lungo lo Stivale sta mutando e con essa anche i volti dell’inedita stagione che potrebbe affacciarsi all’orizzonte.

Una speranza e non una possibilità, visto che in Italia nei decenni si è rimasti più fedeli alla massima del Gattopardo (“Se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi”) che alla squadra del cuore, al partito o al proprio Dio

di Pietro Giunti