Il cyberbullismo non è andato in quarantena

Il cyberbullismo non è andato in quarantena

22 Maggio 2020 0 Di Alessandro Mazzaro

Una delle parole del momento è senza alcun dubbio “digitalizzazione”. La quarantena forzata dovuta all’emergenza sanitaria Covid-19 ha costretto tutte le generazioni ad utilizzare in modo massivo i supporti informatici per poter lavorare, studiare e mantenere le interazioni sociali. Se da un lato i nuovi mezzi di comunicazione facilitano enormemente le nostre vite, dall’altro possono rappresentare una fonte di pericolo soprattutto per i più giovani.

Ma quali sono i rischi della rete?

Tra i principali rischi vi è il cyberbullismo ossia l’utilizzo delle nuove tecnologie per molestare, minacciare, insultare, mettere in imbarazzo.  Delle vere e proprie aggressioni via internet caratterizzate da diffusione di video o foto imbarazzanti o intime, insulti o minacce via chat, furto d’identità per mettere in imbarazzo la vittima, diffusione di pettegolezzi. Tali aggressioni presentano pervasività, accessibilità e persistenza in quanto la vittima può essere attaccata in qualsiasi momento, basta essere collegati alla rete, le immagini e i dati condivisi possono raggiungere un numero infinito di spettatori e il materiale diffuso può rimanere online per molto tempo. L’assenza di feedback emotivo da parte della vittima, inoltre, non rende totalmente consapevoli i cyberbulli del danno che le stanno arrecando.            

I dati del fenomeno

L’indagine conoscitiva sul bullismo e cyberbullismo pubblicata dall’ISTAT il 27 marzo 2019 ha mostrato che il 72% dei ragazzi di età compresa tra gli 11 e 17 anni naviga in internet tutti i giorni e che il cyberbullismo ha colpito il 22, 2% di tutte le vittime di bullismo. Un fenomeno in crescita negli ultimi anni e in particolare modo durante il lockdown come denunciato da associazioni impegnate al contrasto del fenomeno. In particolare Fondazione Carolina che garantisce supporto su tutto il territorio nazionale per i casi più gravi di cyberbullismo e che ha fatto sì che venisse riconosciuto il fenomeno come vero e proprio crimine, ha evidenziano la presenza di 278 segnalazioni legate all’uso distorto della rete (condivisioni di foto personali e insulti su WhatsApp, insulti ai docenti durate le videolezioni, sexting, ravengeporn) nel solo mese di marzo a fronte della media di 50 segnalazioni mensili.

Per prevenire e contrastare questo fenomeno sono necessarie azioni di rete che coinvolgano la scuola, la famiglia e la società tutta per creare una vera e propria comunità educante. A tal fine sul territorio dei Picentini è attivo da dicembre 2018 il progetto #CyberBrave rientrante nell’avviso pubblico “Scuola di Comunità. L’Ente Capofila Oratorio Giovanni Paolo II ha proposto un Contest: Contest-iamo il Bullismo e il Cyberbullismo in partenza il 23 maggio 2020 e rivolto ai ragazzi nati tra il 2004 e il 2012, in cui si richiede di inventare uno slogan e un disegno sul tema del bullismo e del cyberbullismo in modo da sensibilizzare cittadini e soprattutto i ragazzi a usare le tecnologie in modo positivo evitando situazioni di prevaricazione o di isolamento di altre persone. Per leggere il regolamento è possibile visitare la pagina Facebook CyberBrave- Oratorio Giovanni Paolo II o il profilo Instagram Progetto_CyberBrave.

 

di Maria Marino e Patrizia Morretta